Visualizzazione post con etichetta Daniel Stelter. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Daniel Stelter. Mostra tutti i post

venerdì 18 agosto 2023

Daniel Stelter - Dobbiamo utilizzare il saldo Target tedesco da oltre 1.000 miliardi di euro per risanare le infrastrutture

Dalla sua rubrica sulle pagine di Handelsblatt l'economista tedesco Daniel Stelter lancia una proposta interessante: utilizzare gli oltre 1000 miliardi di crediti Target-2 della Bundesbank per portare avanti il risanamento delle infrastrutture del paese, ormai logore e consumate dopo 2 decenni di austerità e mancanza di investimenti pubblici. Ne scrive Daniel Stelter su Handelsblatt.com

Nell'arco degli ultimi 20 anni, il bilancio della Bundesbank è cresciuto di un fattore dodici, passando da 240 miliardi di euro alla fine del 2002 a 2904 miliardi alla fine dell'anno scorso. Ciò corrisponde a una crescita annuale del 13 percento. ISopra la media, sono cresciuti anche i cosiddetti crediti Target-2 nell'ambito del sistema di pagamento europeo Target2. Sono cresciuti passando da cinque miliardi a 1267 miliardi di euro con un tasso di crescita del 32 percento all'anno.

Il Target 2 è una sorta di conto di compensazione gestito dalla Banca centrale europea (BCE) per le richieste delle banche centrali nazionali dell'area euro tra loro nell'ambito del commercio internazionale e finanziario. Chi guadagna denaro attraverso vendite di merci o di titoli di stato transfrontalieri riceve un accredito presso la BCE, mentre l'acquirente riceve un addebito.

Le banche centrali di Italia, Spagna, Grecia e Francia hanno alti debiti Target-2 nei confronti della BCE, mentre Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi hanno dei crediti molto alti.

Statistik: Target2-Salden der Länder des Eurosystems im Juni 2023 (in Milliarden Euro) | Statista
Mehr Statistiken finden Sie bei Statista

Ad oggi i saldi Target della Bundesbank corrispondono quasi alla metà del patrimonio netto estero della Germania e a circa la metà dell'attivo nel bilancio della Bundesbank. Nonostante tale entità, il valore dei saldi Target-2 è oggetto di un acceso dibattito.

Mentre l'ex presidente dell'Ifo-Institut, Hans-Werner Sinn, considera i saldi in crescita come una spostamento di ricchezza dalla Germania verso altri paesi e una perdita sostanziale di ricchezza, altri economisti come Martin Hellwig considerano invece il Target 2 come una posizione contabile irrilevante.

L'attuale membro tedesco del direttorio della BCE, Isabel Schnabel, ha dichiarato nel 2019 in un'audizione al Bundestag su questo tema che il valore dei crediti è pari a zero, poiché tale saldo non conferisce alla Deutsche Bundesbank alcun diritto. Seguendo questa argomentazione, si verrebbe a creare un'enorme lacuna nel bilancio della Bundesbank.

Daniel Stelter


Il saldo Target può essere un valore patrimoniale sfruttabile

Ma anziché discutere se gli elevati saldi Target rappresentino o meno una riserva di valore e se questa sia o meno in pericolo, dovremmo piuttosto riflettere su come possiamo sfruttare i saldi Target per il nostro paese.

Che sia possibile trasformare i saldi Target-2 in un valore patrimoniale sfruttabile è stato spiegato in diverse pubblicazioni dall'investitore di Monaco Hans Albrecht. Se la Germania invia denaro all'Italia, ad esempio, il saldo Target tedesco diminuisce e aumenta quello italiano.

Se da lì viene poi trasferito su un conto al di fuori dell'area euro, ad esempio a Londra, ciò non avrà ulteriori conseguenze sul saldo Target, poiché tali trasferimenti non passano attraverso il sistema Target. Avremmo quindi dei fondi a Londra che potremmo utilizzare liberamente.

Date le considerevoli sfide che abbiamo di fronte - dalla ristrutturazione dell'infrastruttura alla trasformazione green - si tratta di una prospettiva molto attraente. Il volume mobilitabile corrisponderebbe infatti a più di due bilanci statali e supera di gran lunga tutte le somme che potrebbero essere raccolte attraverso aumenti fiscali in altre aree.

Il fascino di queste considerazioni è che potrebbero essere implementate autonomamente dalla Bundesbank, senza la necessità di laboriose trattative con i partner dell'euro e senza mettere a rischio l'integrità dell'euro.

1267 miliardi di euro sono un importo troppo grande per non renderlo utilizzabile per la Germania, soprattutto nelle attuali condizioni economiche. La svalutazione del valore dei saldi dovuta all'inflazione nel 2022 è stata di oltre 1000 euro per abitante.

Quindi, anziché pensare a tasse sempre più alte - sotto qualsiasi forma - è ora che il Ministero delle Finanze lavori con la Bundesbank per trovare una soluzione. Invece di spendere energia per negare l'argomento o dimostrare che non è possibile, dovremmo fare tutto il possibile per valorizzare questo tesoro.


Leggi  gli altri articoli sul sistema Target2 -->>

domenica 4 ottobre 2020

Daniel Stelter - La situazione di Berlino è un avvertimento per chi in Europa sogna una unione di trasferimento con i soldi tedeschi

"Mentre i contribuenti della Baviera, del Baden-Württemberg e dell'Assia possono ancora permettersi di trasferire quattro miliardi all'anno verso il paradiso socialista di Berlino, il fabbisogno finanziario degli altri stati dell'eurozona supera di gran lunga le nostre capacità", scrive il grande economista tedesco Daniel Stelter. Se i tedeschi del sud e dell'ovest non ne vogliono sapere di pagare per i loro fratelli brandeburghesi che reputano fannulloni e spreconi, perché dovrebbero avere cosi' tanta voglia di finanziare i disoccupati francesi, italiani o spagnoli? Ne scrive Daniel Stelter su Focus.de



Quello che già si sospettava da tempo ora è ufficiale: il presunto trasferimento una-tantum di 750 miliardi di euro nell'ambito del "Recovery fund" europeo e l'emissione di debito comune a livello dell'UE non saranno una tantum, ma sono destinati a diventare strumenti permanenti. Almeno questo è ciò che il ministro delle Finanze Olaf Scholz vorrebbe fare, anche se per mestiere si suppone che prima dovrebbe occuparsi dei contribuenti tedeschi.

Ma non sembra essere ancora abbastanza. Non solo i miliardi di euro di trasferimenti dovranno diventare uno strumento permanente, ma anche l'autonomia degli Stati in termini di utilizzo dei fondi non potrà venire meno. La ragione, ripetuta piu' volte anche nel nostro paese, è la seguente: la Baviera (6,7 miliardi), il Baden-Württemberg (2,4 miliardi) e l'Assia (1,9 miliardi) in qualità di contributori netti al programma di perequazione fiscale statale non avrebbero voce in capitolo su come Berlino - di gran lunga il maggiore beneficiario - gestisce i circa 4,3 miliardi di euro che riceve dagli altri Laender. E quindi non dovrebbe farlo nemmeno la Germania quando si tratta dell'Italia. 


Il caso di Berlino ci mostra quotidianamente quanto sia sbagliato il sistema di perequazione fiscale fra i Länder - anche dopo la sua riorganizzazione entrata in vigore quest'anno - e quanto sarebbe fatale ripetere lo stesso errore a livello europeo.


La perequazione fiscale fra i Länder è un avvertimento

L'osservatore ingenuo potrebbe supporre che nel corso degli anni i trasferimenti siano serviti a compensare e superare le differenze economiche, cioè a promuovere lo sviluppo nelle regioni più povere, in modo tale che queste in futuro non abbiano più bisogno di ricevere denaro dalle altre regioni.

In realtà accade tutt'altro. Un esempio da Berlino:

- la nascita di un centro per l'innovazione di Google a Berlino è stata impedita dalle proteste dei cittadini, che temevano i nuovi posti di lavoro ben remunerati e quindi un aumento degli affitti. Non hanno voluto nemmeno Amazon. Anche se alcuni posti di lavoro sono rimasti in città, la vera vincitrice alla fine è stata Monaco di Baviera. In questo modo a Berlino si sono almeno assicurati i futuri trasferimenti di denaro da parte della Baviera.

- per anni sono stati spesi milioni di euro per acquistare appartamenti già costruiti. Il politico dei Verdi Florian Schmidt è stato particolarmente attivo in questo settore, avvalendosi anche del suo diritto di prelazione, senza peraltro potersi sempre assicurare un finanziamento. La procura sta indagando sullo spreco di denaro pubblico. Il fatto che questa procedura non abbia creato ulteriore spazio abitativo, ma sia stato il più costoso sussidio mai concepito per l'edilizia abitativa, è irrilevante. Il punto è stato quello di garantire degli affitti sempre piu' bassi a chi ha già un appartamento - vale a dire la propria clientela elettorale.

- la costruzione di nuovi appartamenti, invece, viene bloccata ogni volta che ciò è possibile. Anche se la città ha molti spazi liberi, i problemi e le lungaggini per ottenere i permessi di costruzione sono leggendari. Sulla scia della crisi causata dalla pandemia, la situazione è peggiorata ulteriormente. A Berlino Mitte, ad esempio, solo un terzo delle nuove richieste di costruzione sono state elaborate.

- come sempre, quando la domanda sale più velocemente dell'offerta, aumentano anche i prezzi, in questo caso gli affitti. Per evitare che ciò accada, il Senato di Berlino ha indicato un tetto massimo per gli affitti che non solo impedisce ogni aumento, ma obbliga anche i proprietari a ridurre gli affitti. Anche se non è certo che questa legge sarà presentata alla Corte costituzionale federale, sta già avendo l'effetto sperato: si è ridotta l'offerta di appartamenti in affitto, mentre le nuove costruzioni e le modernizzazioni sono crollate.

- anche se i politici da anni postulano una "svolta verde del traffico", la nuova costruzione di piste ciclabili procede con estrema lentezza. Ecco perché poi si è ripiegato sull'idea di installare le cosiddette "piste ciclabili a scomparsa", lontano da qualsiasi procedura di omologazione, principalmente attraverso delle strisce colorate sulla strada. L'idea di dichiarare semplicemente queste piste come "permanenti" è stata poi ripresa dai tribunali.

- anche l'istruzione a Berlino è molto importante - almeno ogni cinque anni sui manifesti elettorali. Non solo Berlino ha preso il posto di Brema, che per anni è stata in fondo alla classifica sulla qualità dell'istruzione scolastica, ma nella capitale manca anche l'attrezzatura tecnica. Non solo piove in molte scuole, ma anche il collegamento a banda larga delle 700 scuole pubbliche di istruzione generale non è stato ancora messo in funzione. In base alla velocità con la quale fino ad ora le scuole della città sono state collegate alla banda larga, si può supporre che l'ultima scuola di Berlino sarà collegata nel 2040.

- e i cittadini non possono neanche aspettarsi di avere dei servizi pubblici all'altezza: nella capitale tedesca ci vogliono settimane o mesi per immatricolare un'auto o richiedere una nuova carta d'identità. All'inizio della crisi pandemica, circa il 15 % dei posti di lavoro della pubblica amministrazione erano stati digitalizzati, e ora dovrebbero crescere ancora. Sarebbe anche possibile aumentare il personale, ma i 200 nuovi posti di lavoro saranno creati per monitorare il tetto massimo agli affitti (Mietendeckel).

- sarà inoltre realizzata una "Guida alla diversità" di 44 pagine, e se i dipendenti del servizio pubblico dovessero trovare un po' di tempo per i cittadini, questa farà in modo che possano rivolgersi a loro in una maniera appropriata al genere.

L'elenco potrebbe continuare: dalle zone della città fuori dal controllo della legge - Rigaer Strasse, Görlitzer Park - agli alberghi per i senza tetto i cui residenti guidano auto costose e ottengono benefici sociali truffando lo stato, fino alla debacle dell'aeroporto BER. È confortante sapere che il sindaco Müller, ancora in carica, arrivi ad immaginare per il 2036 una Olimpiade in città.

Nulla fa pensare che i politici di Berlino intendano promuovere economicamente la città. Il fatto che il PIL pro-capite della capitale per la prima volta nel 2019 sia stato al di sopra della media nazionale non è stato grazie al Senato di Berlino, ma nonostante il Senato - il turismo e le start-up hanno aiutato.

I politici di Berlino contano sul fatto che il capitalismo e l'economia al di fuori della città continuino a funzionare, in modo da poter finanziare ancora a lungo termine il paradiso socialista di Berlino. Liberamente basato sul famoso motto di Margaret Thatcher, secondo cui il socialismo funziona finché non si esaurisce il denaro degli altri.

E se i soldi finiscono?

Fino a quando la Baviera non minaccierà seriamente di lasciare la Repubblica Federale, si può ipotizzare che la redistribuzione all'interno della Germania continuerà a finanziare i sogni di rifornimento a ciclo continuo dei rosso-verdi e i programmi politici fortemente ideologizzati della capitale. Ad esempio, il senatore agli Interni di Berlino Geisel - noto in tutta la Germania per la sua interessante interpretazione della libertà di manifestare - recentemente si è recato in Grecia per negoziare la ricollocazione dei rifugiati di Moria. Alla domanda postagli dalla radio pubblica Deutschlandfunk se ciò non rappresenti un peso eccessivo per una città a corto di denaro, egli ha risposto fiducioso che la città negli ultimi anni ha già "integrato con successo" oltre 100.000 persone. Un'affermazione che, data l'oggettiva mancanza di alloggi, il degrado delle scuole e i problemi di sicurezza interna, può essere descritta solo come propaganda.

Ma la questione clou è davvero un'altra: i costi per l'accoglienza dei rifugiati sono in gran parte a carico del governo federale e non dei Länder. Si tratta di un gesto umanitario pagato dagli altri. La crescita della popolazione, inoltre, per Berlino è una leva importante che permetterà alla città di ottenere più soldi dai fondi federali. Più saranno le persone accolte da Berlino, maggiori saranno i pagamenti che ci si potranno aspettare. Si ricordano ancora i tempi in cui il Senato di Berlino pagava agli studenti un premio finanziario per trasferire la loro residenza principale a Berlino.

Un comportamento razionale, perché alla fine porta maggiori entrate per le casse comunali. Ci si dovrebbe tuttavia augurare che la città cerchi di ottenere un maggiore successo economico.

...

L'Italia non è come Berlino

Torniamo alla zona euro. Nessuno Stato membro è governato male come Berlino. Anche l'Italia, se paragonata a Berlino, è una comunità ben funzionante con una economia forte. La Lombardia è da molti anni una delle regioni economiche più forti d'Europa. Tuttavia, l'Italia, la Spagna e la Francia si trovano in una spirale discendente fatta di aumento del debito e di diminuzione della competitività. Alla luce dei risultati ottenuti con il programma tedesco per la perequazione fiscale, sembrerebbe più che ridicolo cercare di risolvere i problemi aumentando i trasferimenti dalla Germania.

Se questi fondi venissero utilizzati per aumentare la forza economica e riformare il mercato del lavoro, ciò sarebbe perfettamente giustificabile. Ma non sarà questo il caso. Se Berlino utilizza i soldi della perequazione fiscale per l'acquisto di alloggi già esistenti, il governo di Roma, invece, sta già pianificando maggiori benefici sociali. Entrambi i provvedimenti potranno essere molto popolari tra gli elettori, ma funzionano solo finché si trova qualcuno disposto a pagare.

I piani per l'eurozona vanno contro ogni logica

Mentre i contribuenti della Baviera, del Baden-Württemberg e dell'Assia possono ancora permettersi di trasferire quattro miliardi all'anno verso il paradiso socialista di Berlino, il fabbisogno finanziario degli altri stati dell'eurozona supera di gran lunga le nostre capacità. Soprattutto in considerazione del disastro che stiamo causando con una politica climatica sbagliata. Per dirla senza mezzi termini: dobbiamo agire contro il cambiamento climatico, ma non con obiettivi da economia pianificata, e ricorrendo ad un prezzo per la CO2 che garantisce l'applicazione dei principi di efficienza ed efficacia anche ad un tema così importante.

Cercare di affermare a livello di eurozona un costrutto molto più grande, già ampiamente fallito N volte, contraddice qualsiasi logica. I trasferimenti in teoria dovrebbero servire a ridurre le differenze tra i vari paesi. Nella pratica portano all'opposto: l'illusione dei paesi beneficiari di non dipendere da uno sviluppo autonomo delle risorse necessarie.


martedì 28 aprile 2020

Daniel Stelter - Una patrimoniale del 20% sulle famiglie italiane!

Daniel Stelter è un economista tedesco che in questi giorni sta facendo il giro della stampa per ribadire la sua opposizione agli eurobond e soprattutto per spiegare ai tedeschi che gli italiani si possono e si devono salvare da soli applicando una tassa patrimoniale straordinaria del 20% sui beni delle "ricche" famiglie dello stivale. Secondo Stelter sarebbe impensabile chiedere alle "povere" famiglie tedesche di trasferire altre risorse verso l'Italia, un paese in cui la ricchezza privata delle famiglie, secondo l'autore, è decisamente piu'  alta. Ne scrive Daniel Stelter su Focus.de


Nell'intervista alla "Süddeutsche Zeitung" di lunedì scorso, il Presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte ha criticato la posizione dei governi di Germania e Olanda. La loro prospettiva "deve cambiare". In questa crisi è necessaria la solidarietà europea e per questo è arrivato il momento di emettere delle obbligazioni comuni.

A parte il fatto che preferirei aiutare l'Italia in maniera intelligente e per farlo sarebbe meglio mobilitare i nostri crediti TARGET-2 in costante crescita, anche se ad un certo punto si pone il tema della giustizia. Non solo le famiglie italiane, secondo tutti i dati disponibili, sono significativamente più ricche di quelle tedesche, ma sono anche meno indebitate.

Lo scorso fine settimana, pertanto, su Twitter ho sottolineato che l'Italia potrebbe risolvere da sola il problema del suo debito pubblico. Un prelievo una tantum del 20 % del patrimonio sarebbe sufficiente per ridurre il debito pubblico italiano del 100 % del PIL, portandolo ad un livello inferiore rispetto a quello tedesco. Anche dopo un simile taglio, infatti, le famiglie italiane avrebbero ancora un patrimonio superiore rispetto a quello delle famiglie tedesche.

Questa tesi tuttavia ha scatenato una accesa discussione che è culminata con la dichiarazione di un importante economista tedesco secondo il quale si tratterebbe di un calcolo non credibile, che avrebbe inevitabilmente portato a una grave depressione in Italia. Motivo per cui non si tratterebbe di un'opzione praticabile e per questa ragione è necessario aiutare l'Italia mediante l'emissione di obbligazioni comuni.



Un motivo sufficiente per farmi dare un'occhiata più da vicino ai numeri. Perché se si respinge con veemenza una tassazione della ricchezza privata nel paese che chiede solidarietà, e allo stesso tempo non si riscontrano problemi nell'imporre oneri aggiuntivi ai contribuenti di un altro paese, allora deve essere qualcosa davvero impossibile.

Ma in realtà le cose stanno diversamente.

Il punto di partenza per le mie considerazioni sono i seguenti fatti (tutti numeri arrotondati):

- Gli italiani hanno un patrimonio privato di 9.900 miliardi di euro.

- Il debito dello stato italiano è di 2.500 miliardi di euro.

- Il PIL italiano prima del Covid era di 1.800 miliardi di euro.

- Una tassa del 20% sulla ricchezza privata porterebbe 1.980 miliardi di euro: lo stato resterebbe quindi con un debito di 520 miliardi di euro, che corrispondono a meno del 30% del PIL. Se si volesse ridurre il debito al 60 % del PIL, sarebbe sufficiente una tassa del 14 % sulla ricchezza privata.

Poiché questo calcolo approssimativo ha incontrato diverse critiche, esaminiamo più da vicino i dati. La tabella fornisce una panoramica dei livelli di debito dei vari settori - governo, società non finanziarie e famiglie - in percentuale rispetto al prodotto interno lordo dei rispettivi paesi:



Questi dati sono estremamente interessanti:

- La Francia è in testa nella classifica del debito, con il 316,8 % di debito non finanziario rispetto al PIL. Nessuno dovrebbe quindi sorprendersi del fatto che sia proprio la Francia ad attribuire così tanto valore alle obbligazioni comuni a livello di eurozona

- I Paesi Bassi hanno il piu' basso livello di debito pubblico, ma un livello molto elevato di debito privato.

- In nessun altro paese il settore privato è così poco indebitato come lo è in Italia! In nessun altro paese le famiglie sono così poco indebitate, e solo in Germania le società hanno meno debiti in rapporto al PIL.

Quindi è ovvio - come del resto ho fatto io - chiedersi perché l'Italia non si aiuti da sola. E' evidente che non si tratta di un problema di debito eccessivo, ma di un'errata distribuzione tra il settore statale e quello privato. Se il governo italiano trasferisse parte del proprio debito verso il settore privato, questo sarebbe comunque meno indebitato rispetto al settore privato della maggior parte degli altri paesi.

Quindi sicuramente non è una questione di numeri. Per questo i critici avanzano l'ipotesi secondo la quale non lo si potrebbe fare perché andrebbe a gravare in maniera eccessiva sul settore privato.

L'alternativa sostenuta dai miei critici è che gli altri paesi dell'UE - soprattutto la Germania - si facciano carico dei debiti. Ma questo non sarebbe altro che un rimborso basato sulla forza economica, motivo per cui questa idea mi soddisfa solo in misura molto limitata. Come ho sottolineato più volte, anche qui, sono favorevole ad aiutare l'Italia. Ma il paese dovrebbe e potrebbe fare qualcosa per se stesso.

Non è solo teoria

È molto facile applicare un prelievo una tantum sui patrimoni. Secondo i dati del Credit Suisse, le famiglie italiane, se rapporatata al PIL, hanno la più grande ricchezza privata fra i paesi europei.

Banca d'Italia riferisce regolarmente sullo sviluppo della ricchezza privata.

Nel 2017 erano 9.743 miliardi e queste erano le posizioni più importanti (in miliardi ciascuna):

Immobiliare residenziale: 5.247

Contanti / depositi bancari: 1.361

Azioni: 1,038

Assicurazioni/pensioni: 995

Immobili commerciali: 679

Fondi di investimento: 524

Obbligazioni: 314

Per inciso, le famiglie italiane detengono direttamente solo 100 miliardi di titoli di stato. I principali creditori sono le banche e gli istituti esteri e - ovviamente - la BCE. Una tassazione della ricchezza non sarebbe quindi un taglio del debito, come ha notato un altro critico delle mie considerazioni sull'imposta patrimoniale italiana.

Continuiamo con il calcolo: supponiamo che lo stato italiano voglia organizzare una ripartenza dell'economia e quindi ridurre drasticamente il suo debito del 100 percento del PIL, come da me ipotizzato. Sarebbero 1.800 miliardi di euro, vale a dire circa il 18,5 % della ricchezza delle famiglie italiane. Supponiamo che ci sia un'area non tassabile per proteggere i patrimoni più piccoli, alla fine potrebbe corrispondere a circa il 25%.

Supponiamo una riduzione del debito più moderata e pari al 50 % - un passo che ridurrebbe il debito pubblico italiano al di sotto del livello della maggior parte dei paesi dell'area dell'euro - si tratterebbe comunque del 12,5 % di tutti i patrimoni. Per inciso, il sistema di condivisione degli oneri introdotto in Germania dopo la seconda guerra mondiale riguardava il 50 % dei patrimoni censiti e doveva essere versato in 120 rate trimestrali.

I beni degli italiani sono nel settore immobiliare

Evidentemente gli italiani non hanno così tanti soldi liquidi. Ciò riflette una migliore gestione degli investimenti rispetto a noi tedeschi. Il settore immobiliare è la componente patrimoniale più importante. Dall'altro lato, il debito è molto basso. Gli italiani potrebbero facilmente prendere in prestito i soldi necessari per pagare le tasse. Se supponiamo che i titolari di liquidità e mezzi equivalenti effettuino il pagamento direttamente dalle loro disponibilità, e che in questo modo siano investiti soprattutto i patrimoni più piccoli - e quindi si applichi il limite per l'esenzione dalla tassazione - ciò comporterebbe già un gettito di 300 Miliardi di euro (ipotizzando un tasso del 10 percento). I restanti 1.500 miliardi di euro nello scenario massimo corrisponderebbero a circa il 25 % delle attività immobiliari italiane.

Lo stato italiano potrebbe quindi partecipare a tutte le proprietà immobiliari e imporre una tassa su di esse

Già nel 2017, il think tank francese France Stratégie aveva suggerito che lo stato sarebbe dovuto diventare comproprietario di tutte le proprietà e in cambio imporre una tassa annuale. Se il proprietario non vuole o non può pagare annualmente, lo sconto viene detratto in caso di vendita o di successione ereditaria. Il governo francese aveva preso le distanze dalla proposta. Ma ciò non cambia il fatto che gli stati possano avvalersi di questa opzione in caso di difficoltà finanziarie.

Nel caso specifico dell'Italia, per lo Stato sarebbe sensato imporre delle ipoteche obbligatorie sugli immobili. I pagamenti andrebbero direttamente allo Stato e il rimborso avverrebbe nel periodo di tempo piu' lungo possibile, ad esempio piu' di 30 anni, come accadeva nel sistema di condivisione degli oneri tedesco, e considerando la politica monetaria della BCE, a tassi molto favorevoli.

L'Italia potrebbe persino ridurre il proprio debito

Se assumiamo un volume di 1.500 miliardi di euro, ciò corrisponderebbe a un onere annuale per le famiglie di 67 miliardi di euro con un interesse del 2 % e una durata di trenta anni. Si tratterebbe circa del 3,5 % della produzione economica annuale. Se il governo si accontentasse di un onere inferiore rispetto allo scenario massimo, parleremmo allora di un onere annuale di circa l'uno per cento del PIL.

In cambio, il governo italiano una volta ridotto il debito potrebbe abbassare significativamente tutte le altre tasse e imposte. Non sarebbe più necessario avere ogni anno un cosiddetto avanzo primario, vale a dire un avanzo di bilancio prima del pagamento degli interessi. Lo stato lascerebbe libere le forze che contribuiscono alla crescita del paese, invece di rallentarle, come ha fatto negli ultimi anni. In questo modo l'Italia avrebbe finalmente la possibilità di superare la stagnazione degli ultimi 20 anni.


Aiutiamo l'Italia a cogliere questa opportunità!

Cosa impedisce di suggerire agli italiani di risolvere i loro problemi in questo modo? Sarebbe la chiave di volta per una ripresa economica. Chi invece fa affidamento sulle famiglie tedesche, decisamente più povere, per ridurre l'onere debitorio degli italiani - in qualsiasi modo lo si voglia impacchettare o nascondere - non solo sta dando una mano alle forze euro-critiche del nostro paese, ma sta anche negando all'Italia un'opportunità unica!

Non sarebbe certo un salvataggio del progetto UE o dell'euro. L'amicizia non la si può comprare. E alla luce della dura discussione attualmente in corso in Europa, ogni giorno possiamo sperimentare quanto questo detto sia vero. Se gli economisti e i politici locali pensano che la soluzione consista nello spostare altre risorse verso le famiglie più ricche  d'Europa, stanno sopravvalutando le prestazioni dell'economia tedesca. Dati i cambiamenti demografici, i cambiamenti strutturali e lo sviluppo deludente della produttività, ci aspettano degli anni alquanto difficili.

La Germania pertanto, come ho scritto nel mio appello pubblicato su queste pagine due settimane fa, dovrebbe contribuire in particolare con degli investimenti diretti e dei prestiti mirati a sostegno del sistema sanitario. In cambio, dovremmo tuttavia sollecitare una partecipazione del settore privato italiano.

A proposito: anche Spagna, Portogallo, Belgio e persino la Francia potrebbero aiutarsi da soli, come mostrano i numeri.

sabato 29 settembre 2018

La favola del paese ricco

Siccome alle favole non crede piu' nessuno è arrivato il momento di smontare la narrazione Merkeliana del paese ricco e felice e cercare di capire qual'è la vera eredità dei 13 anni di dominio incontrastato della Cancelliera. Ci prova Daniel Stelter, brillante economista e commentatore, che dal suo blog e nel suo nuovo libro ci spiega perché dietro di sé Merkel lascia molte macerie e un paese messo peggio di quanto potrebbe sembrare. Da Beyond the Obvious un ottimo Daniel Stelter


Congratulazioni Ralph Brinkhaus. Finalmente abbiamo la speranza che il dramma di questa Cancelleria e di questo governo possano finire presto.

In Germania abbiamo bisogno di un cambiamento. Lontano dalla politica degli ultimi dodici anni, che non solo ha danneggiato in maniera massiccia la democrazia, ma ha anche distrutto la nostra ricchezza in una dimensione che si muove nell'ordine dei trilioni di euro. (...)

E dietro tutto ciò c'è la donna che con l'unico obiettivo di preservare il proprio potere ha fatto a meno di qualsiasi principio, e invece di cercare una soluzione duratura ai problemi, talvolta dolorosa, ha sempre cercato di occultarli e nasconderli ricorrendo a scorciatoie di breve periodo. Sì, non è la sola ad esserne responsabile. E' stato possibile anche grazie a noi elettori che piu' volte abbiamo appoggiato e votato una politica che ha messo i consumi davanti agli investimenti. Ma la politica della signora Merkel per troppo tempo ha impedito una vera discussione anche all'interno del suo stesso partito e in questo modo ha danneggiato non solo l'Unione, ma l'intero paese.

L'elenco delle colpe è lungo:

Riforme: mentre pretendiamo a gran voce che gli altri paesi facciano le riforme, la Germania si trova nella parte bassa della classifica OCSE. Anche  Francia e Italia ne hanno fatte piu' di noi. Dopo il cambio di governo di tredici anni fa, la politica è rimasta ferma alle riforme fatte dal governo Schröder.

Debito pubblico: ci piace celebrare lo „Schwarze Null“, ma se volessimo fare un calcolo veramente corretto del debito pubblico, scivoleremmo sempre piu' in basso. Tenendo conto dei costi futuri dovuti all'invecchiamento della società, avremmo un debito pubblico significativamente piu' alto rispetto alla tanto rimproverata Italia.

Pensioni: mentre paesi come l'Italia negli ultimi anni hanno riformato i loro sistemi pensionistici in modo da ridurre gli oneri futuri, il nostro governo, accecato dalla attuale buona congiuntura, ha ulteriormente aumentato il peso dei contributi. Parole chiave: pensione a 63 anni, pensione per le mamme etc.

Infrastrutture: mentre un paese come la Francia continua ad investire in infrastrutture pubbliche, noi abbiamo lasciato che le nostre andassero in rovina. Nell'ultimo decennio gli investimenti sono stati inferiori rispetto al minimo necessario per il mantenimento delle infrastrutture. Il governo giustifica il collo di bottiglia negli investimenti con la mancanza di capacità di pianificazione. Tuttavia, queste strutture sono state smantellate proprio a causa di questa stessa politica.

Schwarze Null: mentre il governo rivende lo "schwarze Null“ come un proprio successo, in realtà dovremmo ringraziare la politica della BCE. Negli ultimi anni solo lo stato tedesco ha risparmiato 240 miliardi di euro di interessi. Non è davvero una grande impresa politica quella di presentare un bilancio in pareggio.

Eurocrisi: mentre la politica criticava a gran voce la BCE per la sua politica monetaria - anche se lo stato tedesco era fra i principali beneficiari di questa politica - ci piace rimuovere dalla nostra mente il fatto che è stata proprio la politica fallimentare dello stare fermi a guardare la crisi che in primo luogo ha reso necessarie le misure della BCE. Fino ad oggi la politica tedesca si è rifiutata di riconoscere che l'euro è una costruzione totalmente sbagliata, che ha portato ad un enorme aumento del debito pubblico e privato nei paesi attualmente in crisi. Per risolvere la situazione è necessaria una pulizia dall'eccesso di debito, in maniera diretta attraverso un taglio del debito, e indirettamente attraverso una ricapitalizzazione del sistema bancario ancora insolvente. Inoltre, i paesi in crisi non sono riusciti a colmare il divario competitivo con la Germania. Ciò significa o un'unione di trasferimento permanente senza la speranza di un miglioramento o, più realisticamente, la fine della zona euro. Solo una cosa a lungo termine non puo' funzionare: stare fermi a guardare.

Economia dell'export: anche se crediamo di essere i "principali beneficiari dell'euro", in realtà siamo fra i perdenti della moneta unica. In primo luogo l'introduzione dell'euro all'inizio del millennio a un tasso di cambio eccessivo sul Marco ha favorito la recessione, forzando una successiva svalutazione interna tramite la moderazione salariale. Dopodiché l'euro è diventato sempre più un programma di sussidi a carico di tutti i cittadini del nostro paese a favore dell'industria dell'export, dei suoi azionisti e dei dipendenti. Cosa che andrebbe anche bene se nei confronti dei paesi esteri stessimo accumulando dei crediti esigibili. Ma non è così, ed è per questo che dal punto di vista economico sarebbe lo stessa cosa se le nostre auto le regalassimo.

Garante e finanziatore: mentre crediamo di essere quelli che in Europa dettano la linea, ogni giorno che passa in realtà siamo sempre più ricattabili. I crediti TARGET2 della Bundesbank hanno raggiunto un altro record. Stiamo finanziando la continua fuga di capitali dai paesi in crisi. Ogni cittadino in pratica ha concesso più di 10.000 euro a titolo di prestito senza interessi, senza rimborso e senza alcuna garanzia. Se un paese dovesse uscire dalla zona euro, secondo la BCE questi crediti dovrebbero essere rimborsati. In realtà cio' non accadrà mai. Al piu' tardi nel 2019 l'Italia potrebbe minacciare sia un'insolvenza su tali crediti che l'uscita dalla zona euro e quindi ricattare con successo la politica tedesca, fino ad ora basata sull'immobilismo e sulla rimozione dei problemi, al fine di assicurarsi un trasferimento permanente. Nel frattempo anche Macron vuole i nostri soldi. In sostanza, anche se nascosto dietro molti concetti astratti ("bilancio della zona euro", "ministro europeo delle finanze", "Fondo monetario europeo"), si tratta solo di fare strada a un modo per redistribuire un po' piu' di denaro (a spese della Germania) e soprattutto per fare nuovo debito.

Istruzione: mentre in Asia sta crescendo una nuova élite ben istruita, gli studenti della grande nazione esportatrice altamente dipendente dall'high tech continuano a peggiorare proprio nell'istruzione. Non solo non si è ancora riusciti a stabilire un sistema scolastico uniforme a livello nazionale. Ancora peggio, perché secondo gli standard internazionali il livello scolastico nella migliore delle ipotesi è mediocre. Alcune eccezioni come la Baviera e la Sassonia e il leggero miglioramento dei risultati nei test PISA non dovrebbero illuderci. Il confronto internazionale si basa soprattutto sui risultati raggiunti nelle materie matematiche e scientifiche. Queste materie e i programmi di laurea basati su di esse determinano in ultima analisi le prestazioni tecnologiche di un paese. Al vertice ci sono i paesi asiatici come Singapore e la Cina. Anche in Svizzera, la percentuale dei top performer in matematica è di 43 ogni 1.000 studenti, in Germania invece solo 26. Se la politica chiede che "l'istruzione non costi nulla, ma solo lo sforzo", mostra un atteggiamento particolarmente cinico. 

Controllo dell'immigrazione: mentre altri paesi cercano di indirizzare l'immigrazione a vantaggio della propria economia, noi ci rifiutiamo di farlo. L'Australia e il Canada sono i più coerenti nella selezione degli immigrati sulla base della qualifica ed hanno quindi i migliori risultati nell'integrazione. La Germania, invece si basa sul principio del "chi riesce ad arrivare da noi, puo' anche rimanere", che unito ad uno stato sociale molto generoso rappresenta un incentivo perverso ad intraprendere un viaggio pericoloso. Le frontiere aperte e lo stato sociale - come sapeva già il premio Nobel Milton Friedman - non sono fra loro compatibili. Una legge sull'immigrazione giusta sarebbe una legge sul modello canadese associata a un rigoroso rimpatrio di coloro che non hanno diritto all'asilo.

Finanziamento dell'immigrazione: mentre altri paesi come ad esempio la Svizzera traggono dei vantaggi enormi dall'immigrazione economica, il tipo di immigrazione che arriva da noi causa una duratura pressione finanziaria sulla spesa sociale. In Germania l'aumento generale della povertà degli ultimi dieci anni può essere attribuito in buona parte ai cambiamenti nella struttura della popolazione. I migranti provenienti dai paesi extra-UE guadagnano molto meno e hanno un tasso di partecipazione al mercato del lavoro inferiore rispetto alla popolazione senza un background migratorio e sono quindi chiaramente anche a rischio povertà. Se oggi avessimo la stessa proporzione di migranti di dieci anni fa, il rischio povertà in relazione alla popolazione totale sarebbe rimasto invariato.

Emigrazione dalla Germania: mentre si continua a parlare di immigrazione, ignoriamo che ogni anno circa 140.000 tedeschi lasciano il nostro paese e tendenzialmente si tratta di persone ben istruite e altamente produttive. Sono sempre meno coloro che devono farsi carico di sorreggere il peso della società. Sono sempre di meno i lavoratori che devono pagare per gli assegni scoperti dovuti all'invecchiamento della società e per un'immigrazione economicamente sbagliata. È quindi probabile che l'emigrazione anche nei prossimi anni continui ad aumentare indebolendo ulteriormente la posizione economica della Germania

Automazione: mentre alcuni paesi come il Giappone per poter gestire il cambiamento demografico sono impegnati nello sviluppo dell'automazione, da noi domina la paura. Non c'è modo migliore di rispondere al cambiamento demografico che farlo con lo sviluppo dell'automazione. I robot sono un'opportunità, non sono un rischio, perché non portano via il lavoro, ma sostituiscono i lavoratori che vanno in pensione. L'immigrazione - e in particolare il tipo di immigrazione praticato nel nostro paese - non colmerà questa lacuna. Chi oggi si affida all'automazione e alla digitalizzazione può occupare una posizione di forza nei mercati importanti del futuro. Il Giappone lo fa.

Politica industriale: mentre altri paesi fanno affidamento sui punti di forza della propria industria, noi invece continuiamo a danneggiare la nostra. Prima abbiamo spinto la nostra industria automobilistica verso la tecnologia diesel, soprattutto in considerazione dei cambiamenti climatici, poi in una indicibile collaborazione tra governo e produttori abbiamo abbellito i valori sulle emissioni, per poi infine attaccare l'industria che più di ogni altra è la colonna portante della nostra prosperità. Impensabile che ciò possa accadere in altri paesi. Dopo la politica energetica affrettata (le stime dei costi  anche qui sono nell'ordine dei 1.000 miliardi di euro) siamo ora minacciati da un cambiamento altrettanto precipitoso nella politica dei trasporti che aumenterebbe ancora il danno. Ciò è sintomatico della politica degli ultimi anni, una politica determinata dalle emozioni degli elettori che non è stata affatto "saggia, prudente e decisa", come invece ripete la CDU.

Digitalizzazione: mentre altri paesi investono nella digitalizzazione dell'economia, la politica tedesca promette - come nella campagna elettorale del 2013 - un vasto programma di digitalizzazione, senza peraltro averlo mai avviato. Nel frattempo nel confronto internazionale siamo passati dal 15 ° al 17 ° posto. Per l'accesso alla banda larga siamo alla posizione 28 su un totale di 32 paesi. Nel ministero competente ci si concentra piu' che altro sull'introduzione di un pedaggio autostradale, facendo affidamento magari su una tecnologia arretrata (vignetta), invece di una soluzione piu' moderna basata sulle App.

Queste sono le conseguenze di una politica tedesca che ha troppa fiducia in se stessa. Invece di riconoscere le conseguenze dei fallimenti e agire coerentemente, i nostri politici continuano a sproloquiare facendo riferimento a una "Germania ricca" senza nemmeno pensare per un solo secondo al fatto che le famiglie tedesche sono fra le più povere dell'Eurozona.

Tutti sanno che l'era della signora Merkel sta per finire. Tuttavia le sue dimissioni - come nella scena della morte all'opera - potrebbero prolungarsi ancora per mesi. Mesi in cui il paese continuerà ad andare incontro a dei seri problemi economici. Quindi il senso è solo uno: politici, fate finire il periodo di Merkel il prima possibile. Non si tratta delle persone, ma del paese. Abbiamo bisogno anche di una nuova politica. Una politica che garantisca il benessere e aumenti la ricchezza invece di sperperarla.

Ora vedremo se ci sono ancora dei politici che pensano davvero al benessere del paese.

-->

sabato 19 maggio 2018

La ragionevolezza delle nuove idee italiane e la ricattabilità dei tedeschi

A parlare di Italia sulla stampa tedesca non ci sono solo i fenomeni alla Piller e Gumpel ma si trovano anche opinionisti di rango come Daniel Stelter che su una rivista prestigiosa come Manager Magazin non ha alcun problema a schierarsi a favore della proposta italiana per la cancellazione del debito. Oltre 10 anni di bugie da parte della politica tedesca non solo hanno reso la Germania ricattabile ma è arrivato il momento di dire che presto o tardi il paese dei primi della Klasse andrà a sbattere contro una montagna di crediti esteri inesigibili. Meglio agire per tempo mettendo in discussione la moneta unica. Da Manager Magazin


Solo gli osservatori piu' creduloni e quelli che si lasciano cullare dalle dichiarazioni ufficiali dei dirigenti della BCE sono rimasti sorpresi. L'euro resta una costruzione che ha aumentato le differenze economiche invece di promuovere la convergenza dei paesi coinvolti, come ci era stato promesso. Dice il FMI.

E non puo' essere stabilizzato con maggiori trasferimenti fra i paesi. Dice ancora il FMI.

La situazione negli ultimi anni è peggiorata sotto ogni aspetto. Solo in riferimento all'indebitamento del settore privato e a quello complessivo, alcuni paesi come il Portogallo o la Spagna hanno fatto alcuni piccoli progressi. Cio' è dovuto in parte al miglioramento della congiuntura globale e soprattutto alla banca centrale europea che con la sua aggressiva politica del denaro a costo zero e con l'acquisto massiccio di titoli di stato ha dato l'illusione di un miglioramento. Come si fa con i malati terminali: per ottenere un certo livello di euforia la BCE ha somministrato grandi quantità di morfina. Tuttavia non è possibile curare con la morfina.

La Germania è il vero vincitore dell'euro? Una leggenda

L'Europa ha bisogno di un processo ordinato per gestire l'uscita dalla situazione di indebitamento eccessivo degli stati e dei privati. A tal fine i creditori, soprattutto la Germania, e i debitori dovrebbero trovare un accordo su una combinazione fra: taglio del debito, socializzazione dei debiti e allungamento delle scadenze. Senza una pulizia dai crediti deterioriati l'eurozona resterà intrappolata in uno scenario giapponese. 


La soluzione dovrebbe essere un fondo per il rimborso del debito pubblico e privato, i cui pagamenti dovrebbero essere prolungati per decenni e per il quale i paesi creditori dovrebbero dare il contributo maggiore. Il piano per il fondo esiste già da diversi anni. Dopo di cio' si potrebbe anche decidere in pace quali paesi possono restare nell'euro: Italia, Portogallo e Grecia sicuramente no.

Il rifiuto dei politici tedeschi di riconoscere questa situazione agendo di conseguenza, aumenta ogni giorno il danno finanziario, economico e politico. Insistere sulle politiche di austerità e sulle riforme è teoricamente anche corretto, ma in una situazione di eccessivo indebitamento è controproducente. L'europolitica tedesca è andata a sbattere. La responsabilità di tutto cio' è di chi ci ha governato negli ultimi 10 anni, di chi per paura degli elettori ha fatto affidamento sull'insabbiamento, la repressione e sul principio della speranza.

Allo stesso tempo è stato ripetutamente sottolineato quanto l'euro sia importante per la Germania e che noi saremmo i veri beneficiari della moneta unica. In verità l'euro è un programma di sovvenzioni su larga scala erogate all'industria dell'export nazionale, che come sempre accade quando ci sono tali sovvenzioni, sta vivendo una pseudo-fioritura, mentre gli aumenti di produttività sono in calo. Inoltre siamo noi a pagare questi sussidi. Ed è una favola quella secondo cui i veri vincitori dell'euro saremmo noi tedeschi.

La politica tedesca ci ha reso ricattabili

A causa del rifiuto della politica tedesca di sostenere un corso politico costruttivo - ma sicuramente costoso - ci siamo trovati in una situazione di ricattabilità. La parola chiave sono gli esplosivi saldi Target II della Bundesbank, che si stanno avvicinando ai 1.000 miliardi di euro. Si tratta di oltre 12.000 euro a testa per ogni residente in Germania, denaro che prestiamo senza interessi, senza una scadenza e senza alcuna garanzia a dei paesi con un rating creditizio molto debole. Altri paesi come la Norvegia, Singapore e persino la Svizzera (attraverso la banca centrale) investono i loro soldi nel modo piu' proficuo possibile. Noi invece i nostri soldi potremmo anche regalarli.

Sebbene Mario Draghi sottolinei che un paese che esce dall'euro deve "naturalmente" rimborsare i suoi debiti Target, sarebbe piu' o meno come cercare di mettere le mani nelle tasche di un uomo nudo. L'Italia dichiarerebbe semplicemente la bancarotta. Problema risolto. Allora cosa dovremmo fare?

La situazione speciale dell'Italia

E gli italiani naturalmente questo lo sanno. Ho già spiegato piu' volte perché l'Italia rimane il primo candidato per un'uscita dall'euro. La recessione è durata piu' a lungo di quella degli anni '30. La performance economica è ben al di sotto del livello già non brillante del 2008.  La disoccupazione è elevata e il debito pubblico è fuori controllo. Il recupero del 30% di svantaggio in termini di costo del lavoro per unità di prodotto nei confronti della Germania tramite una svalutazione interna, vale a dire la riduzione dei salari, è del tutto illusorio.

L'Italia potrebbe salvare una parte della sua base industriale uscendo dall'eurozona. Con una lira svalutata il paese tornerebbe competitivo da un giorno all'altro.

I politici italiani hanno imparato dagli errori della Grecia. La semplice minaccia di un'uscita non funziona. E' meglio prepararla con una valuta parallela, contro la cui introduzione né Bruxelles né la BCE potranno fare molto.

Una volta che la nuova lira è in circolazione sarà sufficiente un decreto e l'euro in Italia sarà storia. Sarà quindi possibile convertire una buona parte del debito nella nuova valuta. I creditori a cui cio' non è piaciuto potranno lamentarsi a Londra. Ma ci vorrà del tempo.

La coalizione fra Lega e Cinque Stelle voleva andare direttamente in questa direzione. Ma anche con il passaggio all'euro resterebbe il problema dell'alto indebitamento. Poiché la maggior parte dei creditori risiede nel paese - le ricche famiglie italiane - quella di annullare i crediti in mano alla BCE è una buona idea. Solo il momento della pubblicazione è stato infelice. Il governo probabilmente voleva uscire allo scoperto un po' piu' avanti.

Cancellazione del debito - perché no?

E' importante sapere che l'annullamento del debito detenuto dalla BCE non è nemmeno una cattiva idea, a condizione che sia legato ad alcune premesse. Io mi immagino già le urla di chi sostiene che si tratta del vietatissimo finanziamento agli stati da parte della banca centrale, il quale contraddice qualsiasi trattato dell'UE e dell'Eurozona.

Sull'argomento bisogna dire una cosa: non sarebbe certo il primo né l'ultimo trattato violato dai politici - nel tentativo disperato di far quadrare un progetto politico che economicamente non funziona ed è contrario ad ogni logica. 

L'idea della cancellazione del debito non è nuova. In Gran Bretagna, in considerazione della situazione debitoria del paese, se ne parla da anni. L'ex capo di McKinsey Lord Adair Turner ne ha parlato come della sola possibilità per il mondo occidentale di uscire dalla trappola del debito.

Il suo libro "Debt and the Devil" merita di essere letto. In esso chiede che le banche centrali acquistino gran parte del debito pubblico e poi semplicemente lo azzerino. Dal momento che le banche centrali non possono fallire non sarebbe particolarmente problematico, a patto pero' che si tratti di un caso unico.

E questo è davvero il punto critico. Se venisse ripetuto, la fiducia nel valore del denaro scomparirebbe e ci troveremmo nuovamente nelle condizioni di Weimar.

La questione dell'effetto sul valore della moneta è decisiva. Mentre alcuni economisti si aspettano sin da subito un'inflazione elevata, altri sottolineano che non ci sarebbe la creazione di nuovo denaro, perché è già in circolazione. 

Se ora noi in Europa volessimo andare in questa direzione, avremmo naturalmente un problema di redistribuzione. I paesi che hanno mantenuto basso il debito, come la Germania, avrebbero dei vantaggi inferiori rispetto ai paesi con un debito piu' alto.

Tuttavia dovremmo farlo in maniera complessiva e comprendere nella cancellazione anche il debito di tutti gli altri paesi e al tempo stesso l'eccesso di debito privato che si nasconde dietro gli oltre 1.000 miliardi di crediti deteriorati nei bilanci delle banche europee. Parliamo di una somma complessiva di oltre 3 trilioni.

Gli italiani possono essere accusati solo di non aver pensato abbastanza in grande. Cosa sono 250 miliardi per l'Italia? Se vuoi davvero farlo, fallo per bene e fallo per tutti.

Usciamo prima che a farlo sia l'Italia

"Usciamo prima che a farlo sia l'Italia", era il mio consiglio nell'agosto del 2015. Si' ancora una volta arrivava in anticipo ed è probabile che anche questa volta sia in anticipo. L'Italia avvierà sicuramente un'ampia azione diplomatica alla ricerca di altra morfina per ritardare la bancarotta. Il nostro governo continuerà senza dubbio a insistere nella stessa direzione, a prescindere dal costo delle misure.

Gli italiani, a differenza di noi, almeno sembra che abbiano una strategia. Sarebbe molto meglio avvicinarci all'uscita. Un'eurozona senza la Germania sarebbe sicuramente piu' omogenea e funzionerebbe meglio. Se fino ad allora sarà possibile spillare soldi alla Germania, tanto meglio. Già sei anni fa la Bank of America ipotizzava che dal punto di vista della teoria dei giochi per l'Italia sarebbe stato ottimale estorcere quanto piu' denaro possibile alla Germania, per poi uscire. Ancora meglio sarebbe se ad uscire fossimo noi. 

Se tanto alla fine si arriverà comunque a questo sviluppo, perchè allora non sarebbe preferibile farlo oggi, invece di domani?

domenica 11 settembre 2016

La strategia dello scoiattolo

La stampa tedesca celebra il nuovo record mondiale, nel 2016 la Germania tornerà ad avere il piu' grande saldo commerciale con l'estero. Da Manager Magazine, rivista manageriale del gruppo Der Spiegel, una riflessione sui rischi di questa strategia, di Daniel Stelter.

La Germania è il nuovo campione del mondo dell'export! Nell'ultima settimana i media giubilanti ci hanno informato che con un saldo commerciale positivo di 310 miliardi di dollari quest'anno supereremo la Cina. Notizia fantastica, almeno cosi' ci dicono. Niente meglio di questo dato ci mostra quanto la nostra economia sia ben organizzata. Le nostre industrie vanno bene, sono altamente innovative ed estremamente competitive. Le condizioni migliori per garantire in futuro pensioni più' alte o migliori prestazioni sociali. Riusciamo a gestire con tranquillità le ondate migratorie e la crisi Euro, ce lo possiamo permettere.

Purtroppo questo punto di vista è falso. In verità funziona un po' come con lo scoiattolo, raccoglie diligentemente le noci e le nasconde - quindi risparmia - ma durante il duro inverno ne ritroverà solo una parte. Anche se lo scoiattolo non dovesse ritrovare tutte le noci, per lui potrebbe non cambiare molto, l'importante è non morire di fame. Per noi non è la stessa cosa, perché se non dovessimo più' ritrovare tutte le nostre noci, potremmo andare incontro a notevoli sconvolgimenti politici e sociali.

Gli avanzi commerciali con l'estero significano export di capitali

Su queste pagine ho già spiegato più' volte come funziona il legame fra gli avanzi commerciali con l'estero e la creazione del risparmio. Tuttavia è utile chiarirlo ancora una volta. Quando un paese consegue un avanzo commerciale con l'estero questo significa inevitabilmente un export di risparmio verso l'estero. O sotto forma di prestiti o sotto forma di investimenti diretti. 

Per spiegarlo, supponiamo che non vi sia alcun commercio con l'estero. In questo caso l'economia è composta dalle famiglie, dalle imprese e dallo stato. Ognuno di questi settori può' risparmiare oppure fare debiti oppure aumentare il proprio capitale. La somma dei saldi finanziari dei 3 settori è per definizione zero. Se le famiglie risparmiano, come normalmente accade, le imprese avranno un deficit, perché per investire dovranno rivolgersi ai risparmi delle famiglie. 

Come la Germania esporta i suoi risparmi

La situazione è diversa se si introduce l'estero come nuovo settore. Cosi' puo' essere che un paese importi risparmio dall'estero, oppure esporti i propri risparmi. La somma dei saldi finanziari dei 4 settori, imprese, famiglie, stato ed estero deve comunque essere pari a 0.

Guardiamo ai dati della Germania nel 2015:

- saldo finanziario delle famiglie: 4.8% del PIL, vale a dire tutte le famiglie hanno risparmiato il 4.8% del PIL

- saldo finanziario delle imprese: 3.2% del PIL. Vale a dire un risparmio netto del 3.2%

- saldo finanziario dello stato, 0.6 % del PIL, il famoso "zero nero" (bilancio pubblico in attivo)

Se la Germania fosse un'economia chiusa ci troveremmo in una grave crisi. Ci sarebbe una mancanza massiccia di domanda, pari all'8.6% del PIL, perché tutti stiamo risparmiando. Ma della crisi non c'è traccia.  Di questo dobbiamo ringraziare l'estero, verso il quale abbiamo esportato i nostri risparmi in eccesso pari all'8.6% del PIL.

Questo significa anche che l'estero ha acquistato dalla Germania piu' merci di quante non ne abbia importate per un valore pari all'8.6% del PIL. Il titolo di principale esportatore mondiale si applica ai beni e ai risparmi allo stesso tempo.

La Germania investe i suoi risparmi in maniera stupida

Fino ad ora si poteva comunque dire che gli avanzi commerciali non sono poi' cosi' male. Alla fine sono crediti verso l'estero che potremo esigere nei prossimi anni o decenni, quando da noi si faranno sentire gli effetti dell'invecchiamento della popolazione. Per fare cio' sarebbe necessaria una diversificazione globale attraverso un fondo sovrano come accade in Norvegia.

Questo tuttavia non accade. Le nostre banche e assicurazioni nei decenni scorsi hanno preferito investire i nostri risparmi nei sub-prime americani oppure nei titoli di stato greci. Solo nella crisi finanziaria abbiamo perso fra i 400 e i 600 miliardi di Euro, stima DIW - circa il surplus estero di 2 anni interi! La somma degli avanzi commerciali degli ultimi anni è nettamente superiore alla crescita delle attività sull'estero. Come gli scoiattoli raccogliamo diligentemente ma poi non troviamo tutto quello che avevamo nascosto.

Nel migliore dei casi sui nostri risparmi non riceveremo alcun interesse

Questa politica non sembra voler cambiare. I credit Target-II della Bundesbank nati con l'alluvione di liquidità della BCE, momentaneamente finiti nell'oblio, continuano a crescere. Al momento sono oltre 600 miliardi di Euro. Sono crediti verso i paesi in crisi come Grecia e Italia, vengono remunerati secondo di tassi di finanziamento della BCE, quindi a tasso zero.

Nel migliore dei casi sui nostri risparmi non otterremo alcun interesse, nella peggiore delle ipotesi dovremo rinunciare ad una parte dei crediti in seguito alla ristrutturazione del debito nella zona Euro - sia attraverso un taglio del nominale oppure nascosto dall'inflazione. Avremmo potuto pure regalarle le nostre auto.

Il discorso sullo scoiattolo stupido vale anche indipendentemente dai crediti Target II. In un mondo super-indebitato non è una buona idea essere creditori. Per questo sarebbe molto meglio spendere di più' nel nostro paese e indirizzare meno credito verso l'estero.

Se la scelta è prestare il nostro denaro al ministro delle finanze spagnolo, italiano, o portoghese, oppure investire nel nostro paese, la risposta è chiara. Se i soldi prestati non dovessero tornare indietro, preferisco aver finanziato una buona infrastruttura e una buona rete a banda larga in Germania, piuttosto che in Italia.

Investimenti nazionali urgenti e necessari

Risparmiare dovrebbe servire ad aumentare lo stock di capitale di una economia e quindi ad aumentarne la prosperità nel lungo periodo. Come abbiamo visto questo purtroppo non sta accadendo. Il surplus commerciale dovrebbe essere più' un motivo di dolore che di gioia. 

Sarebbe molto meglio investire nel nostro paese:

- le industrie su cui si basa il nostro successo sono tutte nate in epoca imperiale. E' necessario affrontare le sfide imposte dal cambiamento tecnologico.

- L'infrastruttura pubblica cade a pezzi. Non c'è bisogno di alcun studio, uno sguardo sulle strade circostanti è sufficiente.

- Il sistema scolastico è lontano dal porre le basi per la società ad alta tecnologia del futuro. Nell'ultimo Ranking delle migliori università del mondo, non c'era una sola università tedesca fra le prime 50. La TU München è solo al 60° posto. Sulla qualità delle scuole, come Berlinese in questa sede non voglio esprimermi.

- Se si consente una immigrazione incontrollata, allora si deve anche mettere a disposizione il denaro necessario per mantenere più' basso possibile il danno a lungo termine.

- Poiché l'investimento all'estero dei risparmi, in considerazione dello sviluppo demografico, non è necessariamente uno sbaglio, dobbiamo investire meglio i nostri soldi. Idee per un fondo sovrano pubblico ce ne sono già molte e la Bundesbank dovrebbe seguire l'esempio della banca centrale svizzera e acquistare azioni.

Purtroppo il nostro governo federale nega queste considerazioni. L'adesione allo "zero nero" spinge il risparmio verso l'estero e rende possibile il surplus commerciale. Una illusione di prosperità da cui ci sveglieremo con una botta piuttosto dolorosa, quando i crediti esteri diventeranno inesigibili. La prossima volta che sentirete gli applausi e le lodi per i nostri avanzi commerciali con l'estero, pensate allo scoiattolo. Un animale grazioso, ma non particolarmente intelligente.