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mercoledì 5 dicembre 2018

Lettera aperta a un truffatore Hartz IV

Lo stato tedesco spende circa 40 miliardi di euro all'anno per le prestazioni sociali erogate ai sussidiati Hartz IV (sussidio, affitto, bollette, formazione, etc). A truffare lo stato sociale non ci sono solo le bande dell'est Europa specializzate nel portare in Germania migliaia di disperati con l'unico obiettivo di incassare sussidi, ma anche tanti disoccupati nati e cresciuti in Germania che oltre a incassare l'indennità fanno qualche lavoretto al nero senza dichiararlo all'Arbeitsamt. I casi  accertati di truffa allo stato sociale lo scorso anno sono stati relativamente pochi, circa 150.000. Non esistono numeri certi, tuttavia è possibilissimo che nella civilissima e onestissima Germania del 2018 fra il 10 e il 20% dei sussidiati Hartz abbia un secondo lavoro al nero, si tratterebbe quindi di diversi miliardi di euro che ogni anno vengono sottratti alle casse dello stato sociale.  Elżbieta Kremplewski, una sussidiata, ha scritto una lettera aperta ai truffatori Hartz. Dall'Huffington Post


Caro truffatore sociale,

in verità io e te siamo sulla stessa barca: voi vivete di Hartz IV, io vivo di Hartz IV. Voi avete un lavoretto, anche io ho un lavoretto.

Quello che ci distingue: io ho informato il Jobcenter del mio lavoretto part-time - voi invece non l'avete fatto. Cosi' potete farvi pagare l'appartamento dallo stato, incassate il sussidio mensile di 416 euro e tutto quello che riuscite a guadagnare con i lavoretti al nero.

Mi chiedo: come potete dormire sonni tranquilli la notte? Come potete avere la coscienza pulita se accettate l'aiuto dello stato e allo stesso tempo lo raggirate?

Percepisco il sussidio Hartz IV da circa cinque anni, in precedenza ho lavorato per tre diverse aziende, tutte fallite. Verso la fine dei 50 anni non sono piu' riuscita a trovare un nuovo lavoro a tempo pieno, da allora percepisco l'indennità Arbeitslosengeld II (Hartz) e lavoro in un supermercato.

Ogni mese invio la mia busta paga al centro per l'impiego

Conosco persone che truffano lo stato sociale

Finanziariamente ce la faccio, ma non sono contenta della mia situazione. Forse è per questo che non voglio rendere la mia vita ancora più difficile cercando di approfittare del sistema.

Conosco un po 'di persone che hanno lavorato in nero o che stanno lavorando in nero - persone che ho conosciuto mentre portavo a spasso il cane, oppure vicini.

Ho un amica che vive di Hartz IV e che per anni ha fatto le pulizie o ha portato in giro i cani al nero arrivando a guadagnare fino a 200 euro al mese. Un altro amico invece si fa integrare la pensione dallo stato e contemporaneamente fa anche delle piccole riparazioni - senza avvisare l'Arbeitsamt, naturalmente.

Penso che non sia giusto. Ma poiché non auguro il male a nessuno, nemmeno a voi, cari truffatori sociali, e non voglio che i miei conoscenti perdano la loro base esistenziale, non li denuncio.

Allo stesso tempo, tuttavia, mi chiedo come ci si possa comportare in modo così irrispettoso nei confronti del sistema sociale.

Le persone mi considerano stupida perché sono onesta

In molti pensano che io sia stupida perché ho informato il Jobcenter del mio lavoro part-time, invece di cercare una scappatoia per guadagnare due soldi in piu'.

Queste persone non hanno capito qual'è il vero problema esistenziale di Hartz IV: non si tratta di guadagnare in ogni modo due soldi in piu'. Quelle poche centinaia di euro in piu' che ogni mese avrei a disposizione non migliorerebbero la mia vita.

Sarei comunque senza un lavoro regolare a tempo pieno, e non avrei comunque una collega la sera con cui poter andare a prendere una birra dopo il lavoro, nessuna prospettiva professionale. Al contrario, non sarei solo un sussidiato Hartz IV, ma anche un truffatore sociale.

Non siamo tutti così.

I destinatari di Hartz IV non sono dei criminali, sono soprattutto persone bisognose che hanno vissuto storie tragiche e ora dipendono dall'aiuto dello stato.

Forse ci sono state difficoltà personali, forse hanno dovuto prendersi cura di un familiare malato per molti anni e quindi non hanno potuto lavorare, forse erano malati oppure sono stati licenziati dopo 30 anni di lavoro.

Il fatto è che anche se Hartz IV ha i suoi punti deboli e ha decisamente bisogno di essere migliorato noi (e voi, cari amici truffatori sociali) possiamo ritenerci fortunati di vivere in uno stato sociale funzionante. Chi non ha nessun'altra possibilità se non quella di ricorrere allo stato sociale, dovrebbe usare queste risorse in maniera responsabile. E la maggior parte effettivamente lo fa.

I destinatari di Hartz IV vengono spesso mostrati nel loro lato peggiore

Sfortunatamente i media amano trasmettere un'immagine diversa. Attualmente c'è la brutta tendenza a mostrare il lato peggiore dei destinatari di Hartz IV. Recentemente la "Bild Zeitung" ha parlato di un percettore di Hartz IV che avrebbe guadagnato centinaia di migliaia di euro come magnaccia.

Le persone cattive sono ovunque, persino i destinatari di Hartz IV non sono dei santi. Focalizzare tuttavia l'attenzione dei media sulle pecore nere isolate crea un'immagine distorta delle persone bisognose.

Se una piattaforma mediatica come la "Bild Zeitung" mostra in grande stile ogni giorno il modo in cui una persona ruba dei soldi allo stato (perché è quello che fa esattamente chi si approfitta del sistema), l'unica concetto che entra nella testa delle persone è: Hartzer = imbroglione.

Il messaggio: "il percettore di Hartz IV vive normalmente e osserva le regole del gioco" probabilmente da un punto di vista mediatico non è così efficace.

La maggior parte dei destinatari di Hartz IV vive rispettando le regole

Secondo la Bundesagentur für Arbeit, il numero dei casi in cui si sospetta una frode sociale è diminuito dello 0,8%, ed è sceso nel 2017 a 148.524 casi. Sui circa 4,2 milioni di percettori Hartz IV, solo il 3,5% quindi è sospettato di frode sociale.

Il racconto in termini esageratamente negativi calunnia i veri obiettivi dello stato sociale: aiutare le persone che necessitano di questa forma di sostegno.

I media dovrebbero mostrare anche quanti beneficiari fanno buon uso delle risorse finanziarie, si danno da fare per trovare un lavoro onesto e raccontare le loro storie e i loro destini.

Abbiamo bisogno di un sistema sociale e coloro che beneficiano delle sue risorse dovrebbero usarlo responsabilmente. Questo vale anche per te, caro truffatore sociale.

Coloro che sfruttano lo stato sociale tuttavia non dovrebbero essere pubblicizzati come i rappresentanti negativi di un intero gruppo sociale. Alla fine ciò danneggia solo le persone che hanno veramente bisogno di aiuto e che se lo sono anche meritato.

lunedì 2 ottobre 2017

Il paese della disuguaglianza

Il prof. Marcel Fratzscher è uno stimato economista nonché il direttore del prestigioso Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW). Nel suo ultimo libro analizza la distribuzione dei redditi e dei patrimoni in Germania e giunge ad una conclusione netta: la Germania del 2017 è il paese della disuguaglianza sociale in cui il sogno del "benessere per tutti" di Ludwig Erhard ormai è solo uno slogan vuoto e privo di senso. L'economia sociale di mercato tedesca ormai da tempo non è piu' sociale. Dall'Huffington Post


Il motto di Ludwig Erhard, creare "benessere per tutti", oggi puo' essere considerato solo un'illusione. L'economia sociale di mercato tedesca, almeno per come l'abbiamo conosciuta nei decenni durante i quali era garantita la protezione di tutti i gruppi sociali, oggi non esiste piu'.

Nell'economia tedesca si gioca con le carte truccate - di concorrenza e di mercato nell'economia reale ce n'é sempre meno. 

La nuova economia di mercato tedesca mostra il suo vero volto in una disuguaglianza sociale sempre piu' forte. In nessun'altro paese industrializzato le opportunità, ma anche i patrimoni e i redditi, sono distribuiti in maniera cosi' disuguale.

Questa disuguaglianza non è solo un problema sociale ma anche economico: rallenta la crescita economica, impedisce l'aumento degli investimenti e la creazione di posti di lavoro migliori. Si tratta di danni reali, che pongono la Germania davanti a una grande sfida.

La Germania è il paese della disuguaglianza

Nel mondo industrializzato la Germania di oggi è uno dei paesi con le piu' grandi disuguaglianze sociali. Le ragioni non sono immediatamente evidenti. I fatti sono come le tessere di un puzzle che ad un primo sguardo non sembrano incastrarsi.


Il primo esempio è il "puzzle patrimoniale": la Germania è un paese ricco con un reddito pro-capite che è fra i piu' elevati al mondo. Ed è anche un campione di risparmio - in nessun'altro paese industriale i cittadini e le imprese risparmiano una quota cosi' elevata del loro reddito.

Sarebbe quindi logico aspettarsi che i tedeschi grazie ad un alto reddito e ad una elevata quota di risparmi possano accumulare dei grandi patrimoni privati per potersi assicurare una certa prosperità in vecchiaia e fare quindi della previdenza pensionistica. La realtà tuttavia sembra essere diversa: la ricchezza di molti tedeschi è notevolmente inferiore rispetto a quella dei loro vicini. E' fra le piu' basse in Europa ed è meno della metà rispetto a quella di molti europei.

Fanno parte della ricchezza le attività finanziarie e monetarie, gli immobili, gli oggetti di valore, le assicurazioni e le immobilizzazioni. Il loro valore nel portafoglio di molti tedeschi negli ultimi 15 anni è chiaramente sceso. Come è possibile che questi fatti possano andare d'accordo? Come è possibile che in un paese economicamente cosi' di successo e forte le persone abbiano cosi' poca ricchezza privata?

Come è possibile che le persone in Germania guadagnino e risparmino piu' dei loro vicini e tuttavia abbiano dei patrimoni inferiori? Allo stesso tempo la ricchezza è suddivisa in maniera profondamente diseguale. In nessun'altro paese della zona Euro la disuguaglianza dei redditi è superiore. La metà piu' povera della nostra popolazione praticamente non ha alcun patrimonio netto. Se le persone hanno dei beni, i loro debiti hanno un valore almeno uguale o superiore.

Nel 20% piu' povero, i debiti sono superiori ai patrimoni. Questi cittadini hanno una posizione debitoria netta. Ma anche al vertice della piramide della ricchezza la situazione tedesca è piu' estrema rispetto a quella dei suoi vicini: in nessun'altro paese in Europa il 10% piu' ricco della popolazione dispone di patrimoni maggiori.


Lo stato cerca di bilanciare l'elevata disuguaglianza attraverso la fiscalità e la redistribuzione finanziaria

La disuguaglianza nella distribuzione dei patrimoni in Germania è simile al livello registrato negli Stati uniti. Il secondo puzzle è il "puzzle del reddito": non solo per quanto riguarda i patrimoni, ma anche per quanto riguarda i salari e i redditi, l'aggettivo "sociale" nell'economia tedesca da tempo è stato messo in secondo piano.

Il divario fra i redditi piu' alti e quelli piu' bassi nel nostro paese continua ad ampliarsi. Quasi la metà dei lavoratori tedeschi negli ultimi 15 anni ha dovuto fare i conti con salari che hanno perso un parte del loro potere d'acquisto. La perdita di potere d'acquisto è stata accusata soprattutto dai lavoratori con i salari piu' bassi. 


Solo chi aveva salari piu' alti ha potuto approfittare di un aumento reale delle retribuzioni. A scendere non è stato solo il potere d'acquisto, anche i redditi per la maggior parte dei lavoratori sono cresciuti lentamente; soprattutto perché in Germania c'è un numero insolitamente elevato di persone con un'occupazione precaria o che - spesso involontariamente - hanno un lavoro a tempo. La Germania è uno dei paesi industrializzati con le piu' alte disparità di reddito.

Lo stato tedesco cerca di compensare questo elevato livello di disuguaglianza attraverso la fiscalità e la redistribuzione finanziaria - anche se i suoi sforzi hanno un successo molto limitato. La disuguaglianza dei salari e dei redditi disponibili negli ultimi anni è aumentata notevolmente. Dopo il 2005 questo aumento è stato in parte rallentato dal forte incremento dell'occupazione.


E cosi' la disuguaglianza crescente si riflette anche in un forte aumento del tasso di povertà - soprattutto i piu' anziani e i piu' giovani sono sempre piu' minacciati dalla povertà - così come accade per la diminuzione della giustizia sociale intergenerazionale. Proprio all'ingresso nel mondo del lavoro la disuguaglianza nelle attuali giovani generazioni, per quanto riguarda i patrimoni e i redditi, è chiaramente piu' alta rispetto a quanto accadeva in passato.


La mobilità sociale in Germania resta molto bassa

Il terzo puzzle è il "puzzle della mobilità". Le persone con un basso reddito e una bassa ricchezza raramente sono in grado di migliorare significativamente la loro situazione ed avere quindi "un'ascesa sociale". Una simile situazione di immobilità la si puo' riscontrare anche fra i redditi piu' alti e fra i patrimoni piu' grandi: chi ce l'ha fatta ad ottenere un buon reddito e ad accumulare un buon patrimonio, in Germania ha molte piu' opportunità di mantenere questa posizione rispetto a quanto accade in molti altri paesi.

Il rischio di un declino sociale è molto inferiore rispetto alla media dei paesi OCSE. La ridotta mobilità delle condizioni sociali è particolarmente evidente nel 10% piu' alto e nel 10% piu' basso, cioè nel decile piu' ricco e in quello piu' povero della popolazione. Nel confronto internazionale risulta eccezionale anche la forte interazione fra i valori del reddito e del patrimonio: i cittadini piu' ricchi sono anche quelli con un reddito piu' elevato. Chi ha già molto, riceve anche di piu'. 

Questo basso livello di mobilità sociale interessa anche le generazioni successive: in nessun'altro paese l'origine sociale influenza il proprio reddito come in Germania. In nessun'altro paese il povero resta cosi' spesso povero e il ricco cosi' spesso ricco - per generazioni.

In Germania la metà del reddito di un lavoratore è determinata dal reddito e dal livello di istruzione dei genitori. I figli di genitori ricchi non solo possono sperare in una grande eredità o in donazioni, ma hanno significativamente anche maggiori possibilità di raggiungere un reddito superiore alla media.

I bambini provenienti da famiglie a basso reddito e con un basso patrimonio raramente riescono a raggiungere una posizione sociale migliore rispetto a quella dei genitori. Questa ridotta mobilità negli ultimi decenni è persino diminuita. La classe media tedesca è sicuramente fra i grandi perdenti di questo sviluppo. Si tratta delle persone al centro della società, il cui lavoro spesso è a rischio, i cui salari stanno diminuendo e che hanno poche possibilità di fare della previdenza per la vecchiaia e di costruirsi un patrimonio.

Proprio le persone che fino ad ora sono state la spina dorsale di ogni economia e società - anche della nostra. La disuguaglianza in Germania ha molti volti. Le donne, gli abitanti delle regioni rurali, i tedeschi dell'est, i migranti, le persone appartenenti a famiglie socialmente deboli con un basso livello di istruzione, i genitori single, gli anziani e i bambini - tutti si trovano in una posizione chiaramente peggiore.

E' soprattutto lo stato tedesco ad avere sul lavoro un carico fiscale decisamente piu' forte rispetto a quello che ha sul capitale - il confronto internazionale lo mostra chiaramente. Già da tempo ormai la Germania non è piu' il paese che offre "benessere per tutti". Il "benessere per tutti" si è trasformato in benessere per pochi.



lunedì 11 settembre 2017

Storia di una giovane Hartz IV

Dall'Huffington Post la testimonianza di una giovane ragazza che per diversi anni è stata destinataria di un sussidio Hartz IV e che grazie al tanto odiato sussidio pubblico è riuscita a studiare e ad uscire dalla spirale della povertà. Da huffingtonpost.de


Alcuni per il diciottesimo compleanno ricevono in regalo la loro prima auto. Io invece ho avuto solo uno frase molto stupida da parte di un impiegato del Bafög (ufficio per il sostegno economico agli studenti).

Ho 18 anni e mi trovo presso il Bafög di Düsseldorf davanti all'impiegato responsabile per l’assegnazione dei sussidi agli studenti. L'elaborazione della mia pratica dura da mesi. Di solito gli studenti ottengono una borsa di studio Bafög quando i genitori per qualche ragione non possono piu' occuparsi del figlio oppure non possono piu' sostenerlo finanziariamente. Se ad esempio sono finiti in prigione.

Mia madre non ha trovato particolarmente brillante la mia proposta di farsi carcerare in modo da velocizzare il disbrigo della mia pratica. Allora ho deciso di fare un'altra visita all'impiegato per accelerare le cose.

L'impiegato, un uomo simpatico sulla trentina, sfoglia i miei documenti – l’estratto conto dei miei genitori, i moduli di domanda, il mio certificato di nascita, le copie del mio passaporto polacco.

"Beh, se suo padre fosse morto un anno prima, ora lei riceverebbe piu' soldi"

La mia reazione è stata un'alzata di spalle e un sorriso storto. Considerando la mia giovane età mi ritengo abbastanza dinamica, visto che riesco a seguire tutta la burocrazia senza l'aiuto di mia madre. Confesso pero' che nella mia piu' tenera età adolescenziale non mi era mai capitato di arrivare a pensare alla scomparsa prematura di mio padre per riuscire a portare a casa magari 50 euro in piu' al mese qualche anno piu' tardi, a questo non ero davvero preparata. Alla fine resto una studentessa vicina alla maturità e ho altri progetti per la mente.

Se il Bafög ha bisogno di cosi’ tanto tempo per la pratica, allora che sia Hartz IV. Come per i miei genitori

Istruzione non riconosciuta in Germania

Dei destinatari di Hartz IV di solito abbiamo un'idea abbastanza chiara. Si tratta ad esempio degli alcolizzati asociali che si appostano fin dal primo mattino davanti al discount piu' economico e bevono birra tutto il giorno. Oppure si tratta delle madri single sui 20 anni che al supermercato vediamo correre e gridare dietro ai loro figli. Oppure della famiglia del ceto basso che dalla televisione ogni giorno ti ripete che tutte le vitamine buone si possono trovare solo in una certa salsiccia. 

Nella mia famiglia è andata diversamente. I miei genitori sono arrivati in Germania dalla Polonia negli anni 80. Entrambi avevano frequentato l’Università (sebbene mio padre non avesse completato gli studi). In Germania il suo diploma non è stato riconosciuto e quindi per molti anni è stato costretto a passare da un lavoro precario all'altro - distribuzione di giornali, consegna del cibo, vendita di panini, pulizie.

A volte dovevo accompagnare mia madre a fare le pulizie - trovavo i grandi spazi degli uffici cosi' emozionanti. Oppure la notte quando non riuscivo a dormire potevo restare nel sedile posteriore dell’auto mentre mia madre distribuiva giornali sotto la pioggia battente.

Il giorno successivo ero di nuovo sui banchi di un ginnasio a Düsseldorf a studiare vocaboli per la nostra lezione di storia in inglese.

Hartz IV e la sua interminabile burocrazia

A un certo punto i giri notturni in qualche modo sono finiti. Anche gli altri lavoretti. E quindi è arrivata l'indennità di disoccupazione e poi Hartz IV. Ignoravo i commenti fastidiosi dei miei compagni di classe sui destinatari di Hartz IV - e cio' aveva anche i suoi aspetti positivi: 

quando accompagnavo i miei genitori all'ufficio del lavoro (non so bene perché - forse come prova vivente del fatto che avevano un bambino?), potevo saltare la scuola.

Quando i miei genitori si sono dovuti trasferire ad Essen e poco dopo mio padre è venuto a mancare, si è deciso che io sarei dovuta restare da sola a Düsseldorf per terminare la scuola. 

Poiché mia madre con il suo stipendio da 900 € al mese difficilmente avrebbe potuto aiutarmi ed io con i miei lavoretti difficilmente sarei riuscita a mantenermi da sola a galla, mi sono messa alla ricerca di altre fonti di denaro. E cosi' una studentessa di scuola superiore di 18 anni è diventata una destinataria di Hartz IV.

In verità lo ero già stata in precedenza - ma ora me lo sentivo addosso, perché questa volta dovevo occuparmi da sola di tutta la burocrazia e perché nel frattempo mia madre era impegnata a consegnare pacchetti ad Essen.

Con Hartz IV sei considerato uno stupido

Mi sembra una grande cosa che in Germania ci sia un sistema che aiuta le persone in stato di necessità: ti pagano l'abitazione, offrono dei progetti di formazione e ti permettono di studiare. Ma ho sempre trovato assurdo che una studentessa che stava preparando l'esame di maturità e che aveva ottimi voti dovesse essere etichettata come una ragazza stupida e povera.

Trovavo assurdo che a causa di qualche errore burocratico mi venisse ritirato il sussidio e che per riaverlo ero costretta a spiegare ad un impiegato del Jobcenter alquanto annoiato che non avevo tempo per fermarmi e che non mi interessavano le sue Ausbildung, visto che dovevo tornare a scuola. 

Trovavo stupido che alcuni dei miei amici non mostrassero alcuna comprensione per le mie difficoltà economiche - e altrettanto stupido che altri amici invece condividessero le mie preoccupazioni e mi portassero qualche sacchetto di cibo.

Trovavo stupido dover spiegare al Jobcenter ogni volta: "Si' mio padre è veramente morto - sì questo è il certificato. No sicuramente non tornerà mai piu' in questo ufficio. Per favore cancellatelo dal vostro sistema".

Trovo ancora oggi alquanto stupido che una madre single sia etichettata come una cretina appartenente al ceto basso. Quando tutti si rivolgono a te come se tu fossi cretina, alla fine non imparerai mai nulla.

Sono stata senza dubbio una bambina povera - ma questo non era il problema principale. Sicuramente non è mai stato un granché. Tuttavia sono riuscita a fare la maturità, ho studiato, e ora lavoro. Tutto ok. Il mio unico punto di contatto con Hartz IV al momento è solo mia madre che occasionalmente mette a posto la merce negli scaffali del supermercato e spesso deve ancora ascoltare dei commenti offensivi.

Lo voglio dire a tutti: a noi che ci troviamo in una situazione precaria, per favore, non cuciteci addosso un'immagine negativa. Sicuramente fra gli Hartz IV ci sono degli scrocconi e degli asociali. Ma non state certo motivando tutti gli altri, che sono la grande maggioranza, ad andare avanti.


giovedì 12 gennaio 2017

La paura di Hartz IV

Inge Hannemann, attivista, giornalista ed ex-impiegata presso un Jobcenter di Amburgo, da anni si batte contro Hartz IV e contro lo strapotere dei centri per l'impiego. In un suo articolo sull'Huffington Post ci spiega perchè per superare la paura di Hartz IV è necessario eliminare il sistema sanzionatorio ed introdurre un reddito di base incondizionato. Da Huffingtonpost.de


A 11 anni dal varo delle leggi Hartz, il legislatore ha deciso di introdurre una modifica. Ufficialmente si parla di “semplificazione", ma se le rappresentanze degli impiegati dei Jobcenter, le organizzazioni sociali, i sindacati e i partiti parlano di burocrazia aggiuntiva, è facile capire che la complessità di Hartz IV resterà immutata.

La rilevanza politica della "Quarta legge per la prestazione di servizi moderni sul mercato del lavoro" resta di grande attualità. L'introduzione dell'Agenda 2010 e l'applicazione restrittiva di queste leggi fatta dai Jobcenter hanno rivoluzionato l'intera struttura dello stato sociale sancendo il passaggio dallo stato sociale al “workfare state”.

Sin dalla loro introduzione l'obiettivo dell'ex Cancelliere Schroeder non era quella di "aiutare e pretendere", piuttosto quello di creare il piu' grande settore a basso salario che la Germania abbia mai avuto. Nel frattempo in Germania si è effettivamente sviluppato il piu' grande settore a basso salario d'Europa, fatto che finito per mettere sotto pressione i paesi vicini. Per resistere a questa pressione, Austria ed Italia stanno pensando di importare Hartz IV.

Da questo punto di vista Hartz IV puo' essere considerato un successo. Dal punto di vista sociale e politico, invece, Hartz IV divide deliberatamente la società. La disoccupazione di massa del 2005 con circa 5 milioni di senza lavoro non è scomparsa, è stata piuttosto spostata sui lavori atipici.

La paura di Hartz IV è grande

Il numero dei contratti di lavoro atipici e a tempo determinato è aumentato costantemente, mentre i lavoratori per svolgere lo stesso lavoro guadagnano sempre meno. La paura di perdere il proprio posto di lavoro è cresciuta e i lavoratori si tengono stretti anche gli impieghi piu' desolanti. La paura di Hartz IV e della conseguente povertà e stigmatizzazione sociale sembrano essere piu' forti di ogni possibile lavoro, anche il meno dignitoso.

Da un lato c’è la paura di Hartz IV, dall'altro la pressione esercitata dai Jobcenter, per spingere le persone a continuare a lavorare come Aufstocker (con un'integrazione salariale) oppure l'obbligo di dover accettare qualsiasi impiego. E' necessario riconoscere che al centro dell’intero sistema ci sono le pretese dei Jobcenter, e non le persone. La spada di Damocle delle sanzioni e le possibilità di essere ricattati fanno di questa riforma un elemento di cambiamento radicale nel sistema di sicurezza sociale.

Nel corso del 2015 ci sono state piu' di un milione di sanzioni nei confronti sussidiati Hartz IV. Molti credono che una sanzione del Jobcenter riguardi solo la persona colpita. Ma è un equivoco.

Ogni sanzione si trasferisce anche sulla famiglia, quando un partner o dei bambini vivono nello stesso nucleo. Questo atto di punizione paternalistica contraddice il paragrafo 1 dello Statuto di Sicurezza Sociale secondo il quale i sussidi minimi per le persone non occupate dovrebbero garantire una vita dignitosa ad ogni individuo. Sono poi gli stessi Jobcenter ad imporre ai lavoratori quanto previsto dalle leggi sulla sicurezza sociale.

Sotto la costante minaccia di sanzioni, le persone vengono obbligate a fare quello che i Jobcenter pretendono da loro. Nonostante cio' i sussidiati vengono accusati di essere pigri e ogni volta gli si ripete la stessa frase: chi vuole veramente lavorare riesce comunque a trovare un lavoro. In questo contesto il concetto di responsabilità individuale della singola persona è la causa scatenante di un crescente squilibrio sociale che ci porta ad una povertà crescente in tutte le generazioni, alla povertà in vecchiaia e ad un divario crescente fra ricchi e poveri.

Non sono i disoccupati ad essere socialmente deboli, ma lo stato

Hartz IV ha rimosso la solidarietà dalla nostra società, una tendenza per altro già avviata da uno stato socialmente sempre piu' debole. Non sono i disoccupati ad essere antisociali, ma uno Stato che non intende mettere in pratica i principi dello stato sociale previsti dalla nostra Costituzione. 

Quando uno stato accetta la povertà, l’esclusione sociale e la mancanza di posti di lavoro, accetta in questo modo anche il rischio collegato di una de-democratizzazione. Ma ora è arrivato il momento di ricominciare in maniera diversa. Dobbiamo discutere delle alternative. I veri bisogni e le necessità della società intera dovranno finalmente essere presi in considerazione.

Da un lato è necessaria l’immediata abolizione delle sanzioni affinché il salario di sussistenza non si trasformi in un elemento negativo. Dall'altro, nel lungo periodo non è piu’ possibile evitare un reddito di base incondizionato quale strumento di emancipazione.

Le persone sono dipendenti dai Jobcenter

Solo in questo modo sarà possibile evitare la necessità per i salariati di vendere la propria forza lavoro a qualsiasi prezzo. La libertà di poter dire NO ad un lavoro pagato male oppure ad un lavoro non attrattivo, non solo rafforzerebbe ogni singolo individuo, ma permetterebbe di sviluppare un livello salariale che assicura la sopravvivenza personale.

Le persone non sarebbero piu' dipendenti dai Jobcenter, dalle norme dettate dal legislatore o da altre persone. Avremmo piuttosto la possibilità di risolvere alcuni degli attuali problemi sociali.

Il concetto di lavoro sarebbe in questo modo ridefinito e sarebbe finalmente possibile una partecipazione piu' equa alla vita sociale e alla ricchezza. La povertà infantile e in vecchiaia, la distribuzione della ricchezza ineguale e un sistema che si regge in piedi solo grazie al volontariato sono le conseguenze di strutture disfunzionali che devono essere corrette. In questo modo si potrebbe finalmente togliere la maschera ad Hartz IV, con grande danno per tutti coloro che fino ad ora ci hanno prosperato.

lunedì 9 gennaio 2017

Vita di un Hartz IV

Huffington Post ci parla della dura vita degli Hartz IV in Germania. Nato per dare un sostegno alle persone in stato di necessità, col tempo Hartz IV si è invece trasformato in un insieme di leggi vessatorie in cui gli impiegati dei Jobcenter hanno un ampio potere discrezionale e possono sanzionare in ogni momento il sussidiato. Da huffingtonpost.de



Vivo di Hartz IV da otto anni. A volte mi sembra di stare in un carcere a cielo aperto. Ogni euro che spendo lo devo documentare. Tutto viene controllato, nei miei confronti c'è molta più diffidenza che fiducia. Se non mi presento ad un appuntamento al Jobcenter devo immediatamente fare i conti con le sanzioni. 

Trovo che l'intero sistema sia poco dignitoso. Le persone semplici sono vessate. Con i milionari e gli evasori fiscali lo stato è incredibilmente generoso. A me invece vengono a controllare se ho speso 5 € di troppo.

Fin da piccolo mi è stato insegnato ad impegnarmi in quello che facevo. I miei genitori mi hanno sempre spiegato che è molto importante. Questa convinzione fino ad otto anni fa è stato il mio motto per la vita.



Ho sempre lavorato.

Poi è arrivato il giorno in cui ho dovuto tirare il freno d'emergenza. Ero vicino al burn-out. Inoltre dovevo occuparmi del mio forte mal di schiena, le cose per me andavano davvero male. Allora mi sono chiesto: che cosa vuoi davvero? La salute o i soldi? Ho scelto la prima.

Per un anno, a causa delle condizioni di salute, non ho potuto lavorare. E' stato il periodo piu' duro, perché mi sentivo totalmente inutile. Poi ho iniziato un minijob come assistente alla residenza dei malati di AIDS di Monaco. Ormai lo faccio da 7 anni. Questo lavoro mi piace molto.

Il mio affitto viene pagato dal centro per l'impiego. Alla fine mi restano circa 500 € per vivere. Con questi soldi devo comprare il cibo e tutto il resto necessario. Cinema, concerti, escursioni - non me li posso proprio permettere.

Cerco invece di risparmiare il piu' possibile. Chiunque ha bisogno di un piccolo gruzzolo. Ad esempio il mio forno recentemente si è rotto. Spero di potermene permettere uno nuovo in un paio di mesi. Fino ad ora i soldi almeno bastavano per vivere. Poi ho ricevuto una lettera dal centro per l'impiego.

Il 31 di agosto mi hanno fatto sapere che il mio sussidio sarà completamente sospeso. Da oggi a domani. Senza preavviso. Per me è stato un grande shock, perché dovevo pagare l'affitto nel giro di pochi giorni. E non avevo soldi sul conto.

La ragione del ritiro del sussidio era un certificato mancante del mio medico. Il documento doveva appunto certificare se dal punto di vista della mia salute mi sarebbe stato possibile lavorare. Non ero riuscito a farlo perché il mio medico era in vacanza.

Tre sanzioni in una settimana

A cio' si deve aggiungere che ero anche malato. Avevo presentato al Jobcenter un certificato di malattia. Ma proprio nelle 2 settimane in cui ero stato malato l'ufficio di collocamento aveva organizzato 2 appuntamenti ai quali non mi ero potuto presentare. 



Ho poi scoperto che il Jobcenter riconosce il classico certificato medico di malattia a discrezione dell'impiegato. L'addetto a me assegnato ha preferito non farlo. Per questo ho ricevuto 2 ulteriori sanzioni. In una settimana ho quindi ricevuto 3 sanzioni.

Ho presentato immediatamente un ricorso al Sozialgericht (Tribunale sociale). 3 settimane dopo è arrivata una boccata d'ossigeno: il Jobcenter non aveva agito correttamente ed io ho ricevuto i miei soldi indietro. Il caso tuttavia non era ancora chiuso. A novembre mi hanno comunicato che a partire da dicembre per 3 mesi avrebbero tagliato il mio sussidio del 20%.

Non mi deprime il fatto di avere meno soldi. Quello che trovo insostenibile è il modo in cui ci trattano. Sono delle vere e proprie vessazioni. Ho come l'impressione che gli impiegati del jobcenter siano esortati ad imporre delle sanzioni.

Il rapporto con i Jobcenter è cambiato

Prima non era cosi'. In passato si lavorava bene con l'ufficio di collocamento. Da circa un anno è cambiato tutto  Il rapporto è diverso. A volte ho la sensazione che stiano cercando l'ago nel pagliaio. E non appena trovano qualcosa ti tagliano il sussidio.

Quello che mi ha sorpreso: nel mese di agosto avevo 2 appuntamenti, uno dietro l'altro, esattamente nel periodo in cui ero malato. Da allora non c'è piu' stato un singolo invito per un colloquio da parte del Jobcenter. Mi chiedo se non l'abbiano fatto apposta.

Poco dopo il taglio del 20% del sussidio, un conoscente mi ha parlato dell'iniziativa Sanktionsfrei. E' stata la mia salvezza. Si sono messi in contatto con me nel giro di  un giorno e si sono fatti carico dell'importo che mi era stato ridotto.

Un destinatario di Hartz IV viene percepito dalla società come un essere inutile. Siamo stigmatizzati. Ma dietro ogni uomo c'è una storia. C'è una ragione per la quale siamo diventati disoccupati. La maggior parte delle persone non riesce a capirlo.

E la cosa piu' assurda è: io non sono disoccupato - ho un lavoro. Ma con il lavoro che faccio non guadagno abbastanza per vivere. Lo stato mi considera un disoccupato, ma in realtà io non lo sono.



mercoledì 26 ottobre 2016

In Germania c'è anche un po' di Grecia

Se i contribuenti della Baviera non vogliono pagare per i debiti fatti dalla città di Brema, perché dovrebbero voler pagare le indennità dei disoccupati andalusi? In Germania, dopo lunghe discussioni e diversi ricorsi alla Corte Costituzionale da parte delle regioni piu' ricche, il governo ha deciso di abolire il Länderfinanzausgleich, e cioè' i trasferimenti dai Laender ricchi del sud a quelli poveri del nord e dell'est. Frank Schäffler su huffingtonpost.de


In Germania c'è anche un po' di Grecia. Almeno per quanto riguarda la mancanza di responsabilità sul federalismo. Ad esempio, su ogni abitante di Brema grava una quota di debito pubblico pari a 32.735 €. Un valore molto piu' alto rispetto al debito pubblico che pesa su ogni greco. Li' il debito pro-capite è di 28.500  €.

Come in Grecia anche a Brema l'onere del debito è troppo pesante e non puo' essere gestito solo con la crescita economica. E come accade in Grecia grazie all'UE e agli altri stati membri, Brema riceve trasferimenti regolari dal governo federale e dalle altre regioni tedesche.

Dal Governo Federale nel 2015 sono arrivati 563 milioni di Euro di trasferimenti straordinari e nell'ambito della perequazione fiscale (Länderfinanzausgleich) sono arrivati altri 600 milioni di Euro. Per il Länderfinanzausgleich siamo ormai alla fine, presto sarà abolito. Il governo federale e le Regioni hanno finalmente trovato un accordo sul tema. E' giusto ed è corretto che sia così! 


Modifiche di base necessarie al federalismo

E' sempre stato disincentivante, in quanto i pochi Laender donatori devono far fronte ad una lunga lista di Laender beneficiari. Al momento solo le regioni Hamburg, Hessen, Baden-Württemberg e Bayern sono fra i pagatori netti. Nel 2015 sono stati versati 9.5 miliardi di Euro. Sembra molto ma sul totale delle entrate fiscali, pari a 620 miliardi di Euro, sono appena l'1.5%.

Per questa ragione l'accordo è solo una mini-riforma. Di fatto ci sarebbe bisogno di una riforma del federalismo piu' profonda. Poichè questo modello di federalismo crea gli incentivi sbagliati: punisce la buona politica e premia quella cattiva.

Se i Laender Brema o Saarland non riescono a far fronte alle loro spese e il loro debito continua a salire, allora sarà il governo federale a dpver intervenire aiutando le regioni con dei pagamenti straordinari. Affinché i 2 Laender a partire dal 2020 possano accettare la riorganizzazione della perequazione (Länderfinanzausgleich), si è deciso che riceveranno aiuti straordinari per il risanamento delle loro finanze pari a 800 milioni di Euro. 

Negli ultimi anni non è cambiato molto nella situazione finanziaria di base delle regioni debitrici. Il vero problema non è la dimensione delle regioni. Lo si puo' vedere dal fatto che la piccola regione di Amburgo fino ad ora ha sempre pagato, mentre la grande regione Nord Rhein Westfalia ha quasi sempre incassato. 

Un federalismo competitivo lascia le responsabilità al rispettivo livello politico

Il problema, come in Grecia, è la separazione fra rischio e responsabilità. Se i Laender fanno scelte sbagliate, ad esempio assumono troppi funzionari oppure avviano troppi progetti ambiziosi e costosi, ad essere responsabili e a pagarne le consequenze non sono il Land Brema e i suoi abitanti, ma tutta la Germania. In Germania non è prevista l'insolvenza dei comuni o delle regioni. In caso di difficoltà deve intervenire il governo federale. 

Non dovrebbe essere cosi'. Un federalismo competitivo lascia la responsabilità delle decisioni politiche al livello politico in cui queste decisioni sono state prese. Se un paese o un comune vive al di sopra delle proprie possibilità, allora dovrà risolvere da solo il problema del consolidamento delle sue finanze. Se questo non funziona, sarà necessario negoziare con i creditori una soluzione. 

Se la California non puo' pagare i suoi funzionari, deve mandarli in vacanza obbligata. Il governo centrale di Washington non interverrebbe mai. Anche in Svizzera la responsabilità collettiva per i fallimenti locali o cantonali non è prevista.

Quando nel 1998 il comune di Leukerbad nel Cantone di Wallis dichiaro' l'insolvenza, i creditori pretendevano di essere rimborsati dal cantone e dal governo federale, i quali invece rifiutarono il pagamento. Alla fine i creditori furono costretti a rinunciare al 78% dei loro crediti. Da allora le condizioni di finanziamento dei comuni, dei cantoni e dello stato federale svizzero si differenziano in base alla solidità.

Questo federalismo competitivo funziona anche perché in Svizzera ogni livello amministrativo non solo puo' determinare le spese con un'autonomia decisamente maggiore rispetto a quella prevista nel nostro paese, ma anche le entrate. 

Cantoni e comuni hanno una vasta autonomia fiscale che lascia nelle loro casse l'80% delle entrate fiscali. In Germania è solo il 50% e a parte alcune piccole tasse minori, i Laender e i comuni non possono imporre nuove tasse. Un maggiore federalismo fiscale sarebbe un vantaggio anche per la Germania.


venerdì 21 ottobre 2016

Sfruttamento alla tedesca

La Germania è leader mondiale nell'export di carne, un risultato ottenuto anche grazie allo sfruttamento dei lavoratori stranieri nei macelli dei grandi gruppi industriali. Huffingtonpost.de intervista Peter Kossen, monsignore, da tempo impegnato in prima linea nella lotta contro lo sfruttamento dei lavoratori nei grandi macelli del nord. Da Huffingtonpost.de


Il lavoro nell'industria della carne è uno dei più difficili. Spesso si tratta di lavoratori assunti con un contratto d'opera oppure di lavoratori interinali non sottoposti alle leggi sulla tutela dei lavoratori. Sei giorni alla settimana e quindici ore al giorno di lavoro non sono infrequenti. Si tratta di "sfruttamento" e di "schiavitù moderna".

HP: Prälat Kossen, lei ha parlato, riferendosi all'industria della carne tedesca, di "sfruttamento" e "schiavitù moderna". Ci puo' spiegare concretamente che cosa intende?

Kossen: Molte persone vivono e lavorano nell'industria della carne in Germania in condizioni estremamente difficili. Si tratta principalmente di lavoratori assunti con un contratto d'opera oppure di lavoratori interinali che spesso non sono coperti dalle leggi sulla tutela dei lavoratori. Abbiamo situazioni in cui i lavoratori sono impiegati per 6 giorni alla settimana, per 12 oppure 15 ore al giorno e alla fine prendono 1.000 Euro al mese. Mio fratello è medico e regolarmente si deve confrontare con lavoratori migranti afflitti da gravi problemi di salute causati dal troppo lavoro. Invecchiano rapidamente e soffrono per problemi di salute - per paura del licenziamento non si lasciano curare, un fenomeno diffuso.

HP: Sono storie che ricordano i primi anni dell'industrializzazione in Europa

Kossen: Esattamente. Spesso il datore di lavoro è allo stesso tempo anche il proprietario dell'appartamento; sono condizioni di vita che avevamo conosciuto solo nei libri di storia. I lavoratori sono alloggiati in stanze fatiscenti e condividono un letto in un sistema a 3 turni. E per questo pagano anche un affitto elevato sottratto dal loro già basso salario, che ad esempio a causa delle ore di straordinario non pagate è ampiamente sotto il salario minimo consentito dalla legge. Non da ultimo, i lavoratori, date le condizioni in cui vivono, spesso si trovano in una situazione di dipendenza dal loro datore di lavoro. Ci sono casi in cui hanno dovuto consegnare il passaporto al datore di lavoro. I lavoratori sono sfruttatati su larga scala da individui senza scrupoli. Si tratta di una zona grigia all'interno della nostra società.

HP: Questo sistema viene tenuto in piedi volutamente?

Kossen: Si' è cosi', intere aree della catena del valore sono esternalizzate. I subappaltatori intenzionalmente scelgono di ricorrere ai contratti d'opera, evitano i contratti di lavoro regolari e cercano di assumere lavoratori migranti dalla Romania, dalla Bulgaria, dall'Ungheria, dalla Repubblica Ceca e dalla Polonia. Spesso i lavoratori sono alloggiati in baracche separate, in modo che possano essere notati solo quando vanno a fare acquisti. E' un mondo parallelo, ed è propriamente voluto.

HP: Ci sono concentrazioni regionali oppure si tratta di un fenomeno regionale?

Kossen: Si tratta di un fenomeno a livello nazionale. E' iniziato nelle grandi aziende nel settore della macellazione della carne, ma nel frattempo si è esteso anche ad altri settori. Ha fatto scuola in senso negativo.

HP: E' diffuso anche in altre branche?

Kossen: Sì, ed è questo il pericolo. Nella logistica fra i camionisti, nelle costruzioni, fra i lavoratori addetti al riempimento degli scaffali nei discount, nel settore alberghiero, nell'industria metalmeccanica, nell'industria delle bevande. Questo modello è usato per aumentare i guadagni senza avere troppi problemi con la legge

HP: Perchè le autorità responsabili non intervengono?

Kossen: Ci provano a fare qualcosa. Ma sono le autorità competenti stesse a dire che in termini di personale e di mezzi finanziari disponibili non sono nelle condizioni di controllare. Il risultato è un pantano in cui imperversa il crimine.

HP: Quando lei parla di "palude criminale" - è un'esagerazione retorica oppure parla di reati?

Kossen: Questa palude si trova nel giro dei subappaltatori, che lavorano come "prestatori di servizi" per le grandi aziende operanti nel settore della carne. In questi settori spesso abbiamo a che fare con il traffico di esseri umani, anche la scena rock internazionale è coinvolta. Nei nostri tempi si possono fare piu' soldi con il traffico di uomini che con il traffico di droga. 

HP: Come si è arrivati a un tale sistema?

Kossen: E' stato reso possibile con l'apertura economica dell'est Europa. Da allora si importano lavoratori dai paesi dell'est con l'obiettivo deliberato di farli lavorare con il salario piu' basso possibile.

HP: Secondo lei è un dovere della politica fare qualcosa?

Kossen: Si', ci sono stati progressi come l'introduzione del salario minimo - ma una legge è valida solo nella misura in cui poi viene applicata nella realtà. Le leggi devono essere prima di tutto applicate. Senza dubbio le autorità competenti deveono anche avere le risorse necessarie per controllare le aziende e garantire il rispetto delle norme di legge. Non mi pare che le cose in questo momento stiano esattamente cosi'.

HP: Qualcuno potrebbe dire: "questi lavoratori, sono persone adulte. Se consapevolmente iniziano a fare un lavoro come questo, sono essi stessi colpevoli". Che ne pensa?

Kossen: Conosco le biografie di alcune di queste persone. Vivono in condizioni precarie nei loro paesi di origine e sperano in una vita migliore qui. Vedono questi lavori come la loro unica possibilità e percio' accettano. La mancanza di prospettive di queste persone viene sfruttata in maniera brutale nella nostra società del benessere. E' la situazione di emergenza che le porta a fare questa scelta. Molte di queste persone non hanno familiarità con gli aspetti giuridici e finanziariamente non hanno la possibilità di procurarsi un avvocato. Partecipano a questo triste gioco perché sperano che le cose prima o poi andranno meglio. Ma non andrà cosi'.

HP: Sono in molti a vedere la situazione in maniera diversa. Che cosa risponde a queste persone?

Kossen: Come ho già detto, il prodotto finale non sarebbe necessariamente piu' costoso, come spiegato in maniera credibile dalla NGG (sindacato degli alimentari, bevande e catering). In realtà, anche se poco visibili, sono in molti a guadagnare qualcosa da questa situazione di sfruttamento. Grazie a questo sistema stiamo creando in ogni caso un mare di persone che si ammalano a causa del lavoro, che dovranno essere curate, che si troveranno in una situazione di povertà in età avanzata e che nonostante il duro lavoro dovranno percepire per tutta la loro vita un sussidio sociale per poter sopravvivere.

HP: Lo Schnitzel è a buon mercato, ma la fattura piu' grande arriverà in seguito.

Kossen: Si', i trasferimenti sociali che saranno necessari li dovremo pagare noi contribuenti. Si tratta di sovvenzioni trasversali che non sono legittimate. Il sistema non danneggia solo le vittime, ma l'intera società.