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mercoledì 13 settembre 2023

Sahra Wagenknecht: "C'è la necessità politica di un nuovo partito"

"Perché lasciare che sia AfD a tematizzare le questioni legate all'immigrazione e all'alto numero di immigrati? Lo trovo completamente folle." dice Sahra Wagenknecht intervistata da web.de. La Wagenknecht sembra ormai pronta a lasciare la Linke e a lanciare un suo nuovo partito di sinistra con l'obiettivo di sottrarre molti voti ad AfD, che i sondaggi danno ampiamente sopra il 20%. 




Sahra Wagenknecht ritiene che la Ampel sia il peggior governo che la Repubblica Federale Tedesca abbia mai avuto. Ma cosa vuole fare di diverso e di migliore? E soprattutto: con quale partito? 

Frau Wagenknecht, titola il quotidiano "Bild": "Wagenknecht fonda il suo nuovo partito". Quindi la questione è stata decisa?

Sahra Wagenknecht: Questa è l'opinione del giornale Bild. Non c'è una nuova posizione in merito, Decideremo entro la fine dell'anno e poi ovviamente lo renderemo pubblico.

Non solo molti dei vostri sostenitori sperano in un partito di Wagenknecht. Potreste sottrarre voti all'AfD e il lungo rapporto con la Linke avrebbe finalmente fine. Qual è l'argomento contro la possibile fondazione di un partito prima della fine dell'anno?

Nessuna persona può fondare un partito da sola, almeno non un progetto di successo. Servono strutture, organizzatori capaci, una vera squadra. E tutto questo richiede tempo. C'è la necessità politica di un nuovo partito. Non è una questione che riguarda me. Mi dispiace che la Linke sia diventata sempre più irrilevante negli ultimi anni. Questo ha creato un enorme vuoto politico. Molte persone, tra cui molti ex elettori della Linke, non si sentono più rappresentate da nessun partito e molti votano per AfD per disperazione.

State costruendo le strutture necessarie per un nuovo partito? Il comitato esecutivo della Linke l'ha accusata di questo.

È risaputo che non sono un buon organizzatore.

Come valuta l'attuale politica di opposizione della Linke?

La sinistra ha dei buoni politici, il capogruppo parlamentare Amira Mohamed Ali ha fatto un discorso molto forte nel dibattito sulla legge di bilancio della scorsa settimana. Ma questo non toglie che l'esecutivo del partito voglia andare in una direzione completamente diversa. In ogni caso, alla luce delle politiche miopi, approssimative e talvolta semplicemente incompetenti del governo, abbiamo bisogno di un'opposizione forte e seria. La Ampel è di gran lunga il peggior governo che la Repubblica Federale Tedesca abbia mai avuto. Molte persone sono preoccupate per il loro futuro, molte faticano a tirare avanti con il loro reddito a causa dell'inflazione. Un governo che in questa situazione gonfia il bilancio per gli armamenti e allo stesso tempo effettua tagli alla sanità, alle pensioni, all'assistenza e all'istruzione non rende giustizia del suo mandato nei confronti degli elettori.


Sahra Wagenknecht: "Le cause della crisi sono fatte in casa".


La Ampel ha dovuto affrontare una grave crisi fin dall'inizio. Non sarebbe il caso di essere un po' più indulgenti?

Sì, la situazione è difficile. Ma la questione è come si deve reagire. Perché l'inflazione in Spagna è all'1,7% a giugno e in Germania supera ancora il 6%? Perché, secondo il Fondo Monetario Internazionale, siamo in coda tra i 22 Paesi industrializzati? Le ragioni sono interne. Perché gli altri Paesi europei acquistano gas e petrolio russo a basso costo, anche in quantità maggiori rispetto a prima della guerra, mentre noi preferiamo accettare l'esplosione dei prezzi dell'energia? Perché rendiamo la vita difficile ai cittadini con una legge sul riscaldamento, anche se non ridurrà in alcun modo le emissioni di CO2?



Quali misure adottereste invece per proteggere efficacemente il clima?

Altri Paesi hanno proposto soluzioni molto creative per il riscaldamento a zero emissioni di CO2: ad esempio, utilizzando il calore di scarto delle acque reflue. Un'espansione della generazione combinata di calore ed energia sarebbe sicuramente sensata. Le pompe di calore, d'altra parte, non possono funzionare in modo efficiente in case non ben isolate. Inoltre, non esiste un piano ragionevole per capire da dove dovrebbe arrivare l'elettricità per le numerose pompe di calore. Soprattutto in inverno, le giornate sono corte e spesso non c'è abbastanza vento, quindi l'elettricità attualmente proviene principalmente da centrali elettriche a carbone e a gas. Se il consumo aumenterà, questo accadrà ancora di piu'. Ciò contrasta con l'effetto sull'ambiente di tutte le tecnologie basate sull'elettricità, comprese le pompe di calore.

Da dove dovrebbe provenire l'elettricità allora?

L'espansione delle fonti di energia rinnovabili è sensata. Ma l'elettricità verde ha bisogno di un'integrazione che possa essere avviata ogni volta che queste vengono a mancare. Non ci sono molte opzioni in tal senso. Alcuni Paesi si affidano all'energia nucleare. In questo caso, la Germania ha deciso anni fa di uscirne. Le centrali a petrolio sono costose. La scelta più sensata sarebbe quella delle centrali a gas. Sono più pulite delle centrali a carbone e più flessibili delle centrali nucleari. Ma poi bisogna procurarsi il gas a basso costo.

venerdì 17 agosto 2018

Sahra Wagenknecht: "le autostrade tedesche saranno la mucca da mungere per i profitti dei privati"

Qual'è il legame fra la crisi dell'euro e la futura privatizzazione delle autostrade tedesche? A causa dei bassi tassi di interesse le assicurazioni sulla vita tedesche sono alla ricerca di un business semplice e pulito con il quale garantirsi una certa redditività per far fronte agli impegni nei confronti degli assicurati. Le autostrade in Germania sono ancora pubbliche e la loro privatizzazione al momento non è politicamente sostenibile, tuttavia con la riforma costituzionale del giugno 2017 di fatto il governo della Große Koalition è andato in soccorso del settore finanziario dando avvio al processo di privatizzazione delle autostrade. Ad opporsi al progetto di riforma costituzionale al Bundestag nel giugno 2017 c'era una battagliera Sahra Wagenknecht, con un discorso di grande impatto. Ne parlava RT Deutsch


Il Bundestag ha dato luce verde alla riforma costituzionale che secondo i critici darà avvio alla privatizzazione delle autostrade. Fra gli oppositori della riforma c'è anche Sarah Wagenknecht della Linke che nel suo discorso al Bundestag non le manda a dire.

Giovedi' il Bundestag ha approvato 13 emendamenti costituzionali con la necessaria maggioranza dei due terzi. Fra gli emendamenti approvati c'è anche la riforma delle autostrade con la quale si trasferiscono le competenze dalle regioni al governo federale e che di fatto apre la strada alla privatizzazione delle autostrade. Su un totale di 603 deputati, 455 hanno votato a favore del pacchetto di leggi, ne servivano almeno 420. Mentre 61 parlamentari si sono astenuti, 87 hanno votato contro. Nei partiti di governo 47 deputati non hanno votato a favore dell'iniziativa di legge della Grosse Koalition. 

Il dibattito che ha preceduto il voto si è fatto vivace quando Sarah Wagenknecht della Linke si è presentata davanti al leggio. Invano il suo partito aveva chiesto con un emendamento di escludere la privatizzazione delle autostrade dalla modifica della legge costituzionale. Con il pacchetto dei 13 emendamenti costituzionali, secondo la Linke, il federalismo sarà minato alla base e si aprirà la strada a una "nuova privatizzazione su larga scala delle funzioni pubbliche". Wagenknecht ha definito il pacchetto legislativo come un "regalo d'addio avvelenato" della Grosse Koalition. Ha anche espresso l'augurio che quanti piu' elettori possibili "possano almeno assistere a questo gioco falsato".

Il discorso del capogruppo della Linke è stato accompagnato da interruzioni, commenti per niente qualificati e risate di derisione dalle fila dei partiti di governo - sembrava come se alcuni parlamentari avessero confuso il Parlamento con un tavolo da osteria. Queste le parole a loro indirizzate:

"Il fatto che l'aula sia cosi' rumorosa mostra quanto siete toccati dall'argomento. Lo sapete bene, state ingannando l'opinione pubblica"

Con la riforma costituzionale, la rete autostradale in futuro diventerà "la mucca da mungere per i profitti dei privati". Con l'inserimento in Costituzione dei partenariati pubblico-privati (ÖPP) le banche e le assicurazioni otterranno delle opportunità di investimento "lucrose e prive di rischio".

Con i sostenitori di questa legge di privatizzazione mascherata, la leader dell'opposizione è stata molto dura:

"Ovviamente i desideri di redditività di Allianz e degli altri gruppi finanziari sono molto piu' importanti degli interessi dei cittadini - non si puo' trarre altra conclusione. Cio' accade in un quadro in cui queste imprese nel nostro paese hanno un potere enorme. Imprese che vi fanno avere con regolarità delle generose somme di denaro a titolo di donazione e che da molto tempo fanno pressione affinché lo stato possa sovvenzionare i loro profitti".

Per questo sempre piu' cittadini ritengono che la politica sia "una manifestazione sempre piu' corrotta". Wagenknecht ha parlato di "contratti vessatori per saccheggiare i contribuenti" e di un "pantano fatto di lobby, facili truffe e inganni senza freni nei confronti dell'opinione pubblica". Ha anche accusato la SPD di volersi dedicare all'inganno con una "particolare intensità". 

Per il trasferimento delle competenze al governo federale i Laender avrebbero ricevuto "tangenti" per un valore complessivo di 9 miliardi di euro. Il gruppo parlamentare della Linke non intende partecipare "all'aggressione nei confronti del portafoglio degli automobilisti e dei contribuenti", cosi' Wagenkneckt verso la fine del suo discorso. "Per questo votiamo no alla legge".

Il Discorso completo:

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lunedì 12 marzo 2018

Oskar Lafontaine: aiutiamoli a casa loro!

Questo blog continua a seguire la battaglia della famiglia Lafontaine (Oskar e Sahra Wagenknecht) per definire la linea politica della Linke sul tema dei rifugiati. Lo storico leader della socialdemocrazia attacca i vertici del partito e rilancia: aiutiamoli a casa loro! Dal profilo FB di Oskar Lafontaine.


Io faccio parte di coloro che ritengono sbagliate e irrealistiche le politiche per l'immigrazione dei leader di partito Kipping e Riexinger - frontiere aperte e diritto di permanenza per tutti (programma elettorale per il Bundestag). Il 90% dei rifugiati non raggiunge i paesi industrializzati. La comunità cosmopolita non si occupa affatto di queste persone. La loro attenzione è rivolta prima di tutto a quel 10% che riesce ad arrivare in Europa. Spesso sono i ceti medi dei paesi di origine a potersi permettere di pagare i trafficanti. Una volta ho definito questo atteggiamento come "umanesimo nazionale". Io sostengo invece un  significativo aumento della spesa per migliorare le condizioni di vita nei paesi poveri e nei campi profughi. E' un principio fondamentale per una politica di sinistra, aiutare laddove il bisogno è maggiore

Katja Kipping recentemente in una conferenza regionale a Monaco ha detto: "Non dobbiamo rappresentare la nostra politica sui rifugiati come una caricatura. La triade della nostra politica resta: combattere le cause della fuga; in secondo luogo, solidarietà verso coloro che arrivano qui e impegno per i diritti dei rifugiati e per la loro libertà di movimento; terzo, noi ovviamente sappiamo che un numero maggiore di persone in arrivo rappresenta un'offensiva sociale per tutti..."

Seguo volentieri questo ragionamento. I vertici del partito già da tempo hanno cessato di rappresentare il programma elettorale e le decisioni del partito. Non c'è stata una singola intervista negli ultimi tempi in cui non abbiano ripetuto la richiesta irrealistica di avere frontiere aperte e garantire a tutti il diritto alla permanenza. Se tutti potessero restare il diritto di asilo diventerebbe del tutto superfluo. Ora la Kipping chiede una legge sull'immigrazione, senza pero' dire chi può' e chi non può' entrare in Germania. Invece di ammettere che la richiesta di avere frontiere aperte e il diritto di residenza per tutti è irrealistico e insostenibile, si continua a parlare di "permanenza per tutti" e di libertà di movimento. Per il sociologo Colin Crouch il cosmopolitismo è l'elemento centrale del neoliberismo. E cos'è la libertà di movimento? Bisogna immaginarsi un politico di sinistra che in fila presso una Tafel inizia a parlare di "cosmopolitismo" e di "libertà di movimento". Sarebbe in realtà la "caricatura" di una politica per i rifugiati.

I leader di partito Kipping e Riexinger nelle conferenze regionali dovrebbero attenersi alla verità e ammettere che non sostengono più' la loro richiesta di frontiere aperte e il diritto di permanenza per tutti. La verità è sempre concreta.

martedì 3 settembre 2013

I minijobber votano la Linke (e sperano nel salario minimo)

Un altro interessante articolo sulle dimensioni del precariato in Germania, se ancora ce ne fosse bisogno, questa volta arriva dal The Guardian. I minijobber dopo una lunga stagione di moderazione salariale chiedono un salario minimo. Da theguardian.com
Senza un salario minimo e con un quinto dei lavoratori occupati con un minijob, i critici sostengono che la prosperità tedesca sia stata costruita sullo sfruttamento degli oppressi.

Andare al cinema oppure nuotare nella locale piscina all'aperto sono piccoli lussi che Christa Rein si puo' permettere solo raramente: "Non posso nemmeno comprare cose semplici come il salmone o una bottiglia di spumante", ci dice la 55enne. "Il frigorifero non si deve rompere, perché non potrei permettermene un altro".

Sembra una delle tante storie dalla desolata Europa del sud, spremuta da 3 anni di austerità e recessione. Potrebbe essere una sorpresa sapere che invece questa storia, fatta di difficoltà finanziarie, arriva dal centro della potenza economica d'Europa - e sicuramente non è la sola.

Mentre Angela Merkel guida il suo partito di centro-destra verso le elezioni promettendo una ripresa economica, una sana gestione finanziaria e un'occupazione a livelli record, cresce il dissenso nella parte che fino ad ora non ha partecipato alla distribuzione della tanto decantata ricchezza tedesca. Le riforme radicali del mercato del lavoro lanciate un decennio fa hanno spinto un quarto della forza lavoro in impieghi a bassa retribuzione, part-time e precari. Il presunto miracolo economico e la storia di successo nel mercato del lavoro, nel frattempo divenuti l'invidia di tutto il mondo, sono stati smascherati.

La paga di Rein, lavora 8 ore al giorno per un'impresa di pulizie, è di 1.079 € al mese. "Ho fatto questo lavoro per 30 anni, e anno dopo anno abbiamo visto il carico di lavoro aumentare, mentre la paga diminuiva", ci dice. "Siamo sempre di meno, e pretendono da noi che si riesca a pulire sempre piu' metri quadrati in un tempo sempre inferiore. Abbiamo tra i 15 e i 20 secondi per pulire un gabinetto – e non è proprio un gabinetto su cui vorrei sedermi".

Nel frattempo, il suo datore di lavoro ha aumentato i suoi profitti, ci dice, "ma i guadagni non vengono trasferiti a noi lavoratori".

Rein, che vive a Braunschweig in Bassa Sassonia, è convinta che la sua situazione rifletta quella piu' generale dell'economia e influirà sul modo in cui voterà alle elezioni del 22 settembre: "per i lavoratori tedeschi è arrivato il momento di partecipare ai successi dell'economia".

Una ricerca della BCE in aprile ha mostrato che la ricchezza mediana delle famiglie tedesche era inferiore a quella delle famiglie greche. In termini di PIL pro-capite, la Germania va abbastanza bene. Ma contrariamente alla credenza popolare, è solo di poco superiore alla media europea. Secondo l'Istituto per la Ricerca sul Lavoro, il braccio di ricerca dell'agenzia federale per l'impiego, il 25% di tutti i lavoratori tedeschi guadagna meno di 9.45 € lordi l’ora. In Europa solo la Lituania ha una percentuale piu' alta di bassi salari – chi guadagna meno dei due terzi del salario medio nazionale.

La situazione ha alimentato il divario fra ricchi e poveri e un risentimento crescente fra coloro che considerano la prosperità tedesca costruita sullo sfruttamento degli oppressi. 

Daniel Kerekes, uno studente 26enne di storia all'Università della Ruhr di Bochum, fa parte di quel 20% di lavoratori impiegati con un minijob. "Lavoro al supermarket per circa 16 ore alla settimana per 7.5 € lordi l'ora con un contratto molto svantaggioso. I turni non sono garantiti, e se non faccio tutto cio' che il mio capo mi chiede di fare, puo' cancellarmi i turni oppure darmi quelli peggiori".

Con quel che guadagna - oltre ad un piccolo lavoro nel giornalismo digitale - fa fatica a pagare i suoi conti, incluso l'affitto mensile da 280 € per l’appartamento da 36 mq, piu' l'assicurazione sanitaria obbligatoria e un'assicurazione per la responsabilità civile.

Chiamati anche McJobs, i minijobs sono una forma marginale di impiego che permette ai lavoratori di guadagnare fino a 450 € al mese esentasse. Introdotti nel 2003 dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, come parte di una piu' vasta riforma del mercato del lavoro, all’epoca in cui la Germania si era guadagnata il titolo di "malato d’Europa", hanno mantenuto basso il costo della manodopera, offrendo una grande flessibilità ai datori di lavoro.

Ma i critici sostengono che abbiano allargato la disparità fra ricchi e poveri e minato molti dei valori su cui l'economia sociale di mercato tedesca si era fondata. Non solo non forniscono al datore di lavoro nessuna ragione per trasformare questi contratti in veri e propri lavori a tempo pieno, ma anche il lavoratore non ha alcun incentivo a lavorare di piu', poiché in quel caso dovrebbe pagare le tasse sullo stipendio. Il risultato: sono in molti a restare intrappolati in lavori marginali e distaccati dal tanto acclamato "jobwunder" tedesco.

Bochum, una città in declino nella valle della Ruhr, un tempo cuore industriale tedesco, brulica di minijobs, secondo Kerekes. "La signora che abita sotto di me ha un minijob in un discount, la mia fidanzata lavora come cameriera con un minijob. I datori di lavoro sono soddisfatti, perché sanno che possono impiegarti per soli 450 € al mese".

Secondo il governo i minijob sarebbero in declino - lo scorso anno sono scesi dello 0.6% - ed il merito sarebbe delle politiche del lavoro di Merkel. Ma l'opposizione non è affatto d'accordo: "Sono numeri discutibili", sostiene Anette Krame, esperta di mercato del lavoro della SPD. "Non credo una riduzione dello 0.6% sia una ragione per festeggiare, e nemmeno riesco ad individuare un trend verso il basso". E cita la palese omissione nelle statistiche di alcune forme contrattuali piu' recenti, responsabili del dumping salariale in vari settori, specialmente nell'industria alimentare.

Kerekes spera che il nuovo governo abolisca i minijob e introduca al loro posto un salario minimo. "I minijob stanno distruggendo i posti di lavoro regolari, e garantiscono salari da fame. Perfino negli Stati Uniti la maggior parte degli stati ha un salario minimo, mentre la Germania, uno dei paesi piu' ricchi al mondo, non ce l'ha".

E' incoraggiato dal fatto che la SPD abbia promesso di voler introdurre un salario minimo - 8.5 € lordi l’ora - ma crede non stiano osando abbastanza, e comunque, sono stati loro per primi ad introdurre i minijob.

Le statistiche dell'agenzia federale del lavoro mostrano che i salari dei lavoratori con i redditi piu' alti, tra il 1999 e il 2010, sono cresciuti del 25%, mentre per il 20% dei lavoratori con i redditi piu’ bassi, la paga è cresciuta solamente del 7.5%, nel frattempo l’inflazione era del 18%. Il risultato è stato cio’ che gli economisti considerano una svalutazione interna, con una significativa riduzione del potere d'acquisto e un danno per l'economia tedesca.

Kerekes ci dice che il suo voto il prossimo mese andrà al partito che secondo lui sta facendo di piu' per affrontare il fenomeno dei McJob. "Votero' per la Linke", ci dice, riferendosi al raggruppamento di ex-comunisti della Germania dell'est e ribelli della SPD. "Sono gli unici a proporre un salario minimo di almento 10 € l'ora, il minimo con cui sia possibile vivere".