giovedì 23 agosto 2012

Weidmann non fermerà Draghi

Secondo Mark Schieritz, la Bundesbank non riuscirà a fermare Draghi, e fino a quando Merkel non attaccherà apertamente la BCE, il programma di acquisto del debito può andare avanti. Da Zeit.de


La notizia secondo cui la BCE avrebbe intenzione di introdurre un tetto agli interessi per le obbligazioni del sud Europa, ha scatenato un rally sui mercati. Ciò solleva la questione: cosa sarà deciso nella prossima riunione della BCE? Qualcuno resterà deluso? 

Secondo quello che ho sentito, la situazione si presenta così: nei gruppi di lavoro dell'Eurosistema - soprattutto presso la direzione generale delle operazioni di mercato sotto la guida di Ulrich Bindseil - si mettono a punto diversi modelli. Non è insolito che si testino diverse opzioni, e anche con il LTRO a suo tempo si è fatto lo stesso.

Ho anche sentito, che il Consiglio della BCE non intende rendere pubblico il limite massimo accettabile per il premio di rischio rispetto ai bund tedeschi. Ci sono alcuni membri del consiglio che vorrebero renderlo pubblico, ma non c'è una maggioranza e anche il presidente dovrebbe essere contrario. Draghi è un diplomatico molto intelligente ed è in stretto contatto con i membri di alto livello del governo federale tedesco. Sa precisamente fino a dove può spingersi, senza provocare l'opposizione aperta di Berlino. E Berlino non sarebbe pronta ad avallare un tetto massimo ai rendimenti.

Inoltre, la BCE ha bisogno del sostegno di Berlino. Fino a quando avrà come solo avversario la Bundesbank, Draghi potrà continuare con il suo corso. Weidmann da solo non riuscirà a far insorgere l'opinione pubblica tedesca contro la BCE: non è il tipo per una cosa del genere, e la Bundesbank con tutto il rispetto che si merita, non è abbastanza forte.

Se  Angela Merkel dovesse criticare apertamente la BCE, allora questa dovrà iniziare a preoccuparsi seriamente del suo sostegno in Germania. Merkel è effettivamente l'alleato involontario di Draghi contro Weidmann. Per i partecipanti è una interessante ma non confortevole alleanza, se si pensa che Weidmann ha consigliato a lungo la cancelliera, e ancora lo fa.

Se non sarà reso pubblico un limite massimo ai tassi di interesse accettati, che cosa accadrà? Io penso che la BCE segnalerà pubblicamente che non tollera differenze estreme nei tassi di interesse, (forse attraverso la formulazione, "spread eccessivi non sono benvenuti") e agirà in questa direzione. Ma solo se i paesi in questione soddisferanno le condizioni necessarie per l'attivazione di un programma di acquisti del fondo EFSF/ESM.

Naturalmente la banca centrale avrà bisogno internamente di un'ipotesi sul livello ideale degli spread, altrimenti non potrà valutare in quale momento intervenire. Dopo tutto, un tasso massimo di interesse interno era presente anche nei precedenti programmi di acquisto. La differenza principale, è che allora la dimensione dell'intervento era limitata.

Questa volta la limitazione verrà rimossa, e questo Draghi lo ha già lasciato intendere. In ultima analisi, si sta solo rendendo operativa l'apertura fatta da Draghi - e il contenuto informativo dell'annuncio a mio parere non è poi cosi' importante. Ma i mercati, dopo tutto, sono quello che sono.

La domanda interessante è perché l'operazione è diventata pubblica. Ci sono 2 possibilità plausibili. O la BCE ha lanciato la proposta perchè voleva testare la reazione in Germania e vedere se era possibile andare avanti. Oppure la Bundesbank ha diffuso l'idea perchè intendeva mobilitàre l'opinione pubblica tedesca. Se fosse stata la BCE, sarebbe allora una manovra davvero maldestra: le aspettative di mercato causate dall'annuncio, mettono Draghi sotto una enorme pressione. Allo stesso tempo la Germania sull'argomento è diventata molto sensibile, e starà molto attenta a cosa la BCE farà.


mercoledì 22 agosto 2012

Sinn: fuori gli eurodeboli!


Hans Werner Sinn, dalle colonne di WirtschaftsWoche, torna a chiedere un'uscita di Atene e degli altri paesi in crisi dall'Euro. Un ulteriore taglio del debito greco non avrebbe alcun senso.

La richiesta del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di un ulteriore taglio del debito greco è assurda. La politica deve finalmente prendere atto del fatto che l'Euro con i membri attuali non può sopravvivere - e che l'Eurozona deve essere ridotta ad un nucleo di stati capaci di far funzionare la moneta unica.

Vi ricordate ancora del maggio 2010? Allora il debito greco, pari a circa 310 miliardi di Euro, era prima di tutto nelle mani degli obbligazionisti privati. E si diceva: in nessun caso gli investitori privati potranno essere coinvolti da un taglio del debito, perchè questo avrebbe causato il crollo dell'economia mondiale. Cio' ha portato ai giganteschi pacchetti di salvataggio per 246 miliardi di Euro, di cui fino ad ora 149 miliardi di Euro sono stati già pagati. Poichè questo non è bastato, nel marzo 2012 è stato fatto un Haircut, con il quale il debito greco è stato ridotto di 107 miliardi di euro. E' stato uno dei piu' grandi tagli del debito della storia.

Ma non è servito a molto. Ogni analisi seria sulla sostenibilità del debito dovrebbe arrivare alla conclusione, che la Grecia non può far fronte ai restanti 280 miliardi di Euro di debito, pari al 132 % del PIL. Questo messaggio dovrebbe essere contenuto anche nell'analisi della Troika (BCE, IMF, EU) prevista in autunno.

La conseguenza logica è la seguente: la prossima tranche dei fondi autorizzati, che avrebbe portato alla Grecia (o meglio ai suoi creditiori) 33 miliardi di Euro, non dovrà essere pagata. A meno che i parlamenti dell'Eurozona non rinuncino alle loro richieste - cosa improbabile data la resistenza crescente al Bundestag.

Se si utilizzano i consueti calcoli di sostenibilità del debito, c'è solo una possibilità per arrivare ad una valutazione positiva nel caso della Grecia: i debiti devono essere ridotti, prima che il rapporto della Troika sia completato. Solo così è possibile spiegare che il FMI richieda  una rinuncia ad una parte dei crediti da parte della comunità internazionale nei confronti della Grecia. L'idea del FMI: se gli stati rinunciassero al 30% dei loro crediti concessi con i pacchetti di aiuto allo stato greco - circa 45 miliardi di Euro, che per la Germania equivarrebbe ad una perdita di 14.5 miliardi di Euro - la quota del debito da qui al 2020 scenderebbe al 100 % del PIL. Allora la strada sarebbe di nuovo libera, per prestare denaro alla Grecia.

Che grande idea. I debiti sono troppo alti per il servizio del debito, allora bisogna tagliare i vecchi debiti, in modo che ne possano essere fatti di nuovi. La comunità internazionale non deve piegarsi a questa logica avventurosa. La Grecia, con o senza un'analisi sulla sostenibilità del debito, non è solvibile, e questo lo sanno tutte le parti coinvolte. La spiegazione (o meglio il trucco) per molti analisti è che assumono sempre una crescita dell'economia. Se un paese cresce, si può permettere anche dei deficit, perchè l'economia cresce insieme ai debiti. 

Ma la Grecia non deve crescere, ma decrescere, per poter ridurre le eccessive importazioni e per poter generare eccedenze nelle partite correnti. Senza i surplus, non sarà mai possibile un rimborso del debito. Le analisi sulla sostenibilità del debito del FMI non sembrano proprio essere corrette.

Un paese che non cresce, può far fronte ai suoi debiti, solo se riesce a ottenere un avanzo. Questi avanzi possono essere realizzati solo dopo una contrazione, che ha inizio, quando i crediti smettono di fluire. Questa è l'amara verità. Chi vive al di sopra dei propri mezzi, può sostenere i propri debiti solo se riduce il proprio standard di vita.

Con le analisi sulla sostenibilità del debito si sono già fatti molti errori. Dedurre da queste che in Grecia è necessario un nuovo taglio del debito è grottesco.

Il problema della Grecia è e rimane: il paese è ancora troppo costoso. Lo stato ha aumentato gli stipendi dei dipendenti pubblici dall'inizio della crisi finanziaria del 30%, prima che il governo prendesse poi le note correzioni. Nonostante ciò, i suoi salari, secondo gli ultimi dati, restano ancora piu' alti che all'inizio della crisi. 

I prezzi della Grecia durante la crisi sono cresciuti del 5% in piu', rispetto ai prezzi dei concorrenti nell'area Euro. Non vi è ancora nessuna traccia della necessaria svalutazione reale, che secondo le analisi sul potere di acquisto dell'OCSE dovrebbe essere del 39%, per raggiungere il livello dei prezzi turco. 

Che cosa bisogna fare allora? I paesi ancora abbastanza solidi dell'Eurozona non devono piu' piegarsi ai trucchi contabili degli acrobati finanziari, ma piuttosto devono utilizzare il buonsenso. L'Euro con i membri attuali non è in grado di sopravvivere. Deve essere ridotto ad un nucleo di paesi capaci di farlo funzionare, mentre gli altri stati avranno di nuovo bisogno delle loro valute nazionali, per poter svalutare e tornare ad essere di nuovo competitivi.

La politica non puo' continuare a posticipare le necessarie decisioni, per quanto difficili queste possano essere.

martedì 21 agosto 2012

Il sangue dei creditori


FAZ.net, con un commento di Holger Steltzner, vicedirettore del quotidiano conservatore di Francoforte, attacca di nuovo la BCE di Draghi: saranno i creditori a dover soffrire.

La BCE si prepara ad introdurre dei tassi massimi di interesse per gli stati. In questa economia pianificata dalla banca centrale, dove la BCE decide gli interessi per i capitali, la repressione finanziaria sarà realizzata con un programma di bassi tassi di interesse forzati. L'obiettivo è chiaro: i creditori dovranno perdere sangue, per poter aiutare i debitori.


La BCE è pronta a fare di tutto per salvare l'Euro. Che il suo statuto e i trattati impediscano un finanziamento diretto degli stati, che i 2 precedenti rappresentanti tedeschi abbiano lasciato il consiglio BCE per protesta contro l'acquisto di titoli di stato, che la BCE abbia già acquistato obbligazioni statali per oltre 200 miliardi di Euro, che i miliardi di liquidità iniettati da Draghi con il "Dicke Bertha" (LTRO) non abbiano avuto successo - tutto questo non impedisce alla Banca centrale di pianificare l'uso di altre armi di annientamento (bazooka). La mancanza di successo - 4 dei 5 paesi, i cui titoli sono stati acquistati dalla BCE sono finiti sotto il fondo di salvataggio - non viene considerata. Si sostiene che solo dei mezzi illimitati potranno garantire il successo - sebbene il bilancio della BCE abbia già raggiunto un terzo della PIL della zona Euro.

Solo con condizioni molto rigide?

Per impressionare il mercato, la BCE prepara l'introduzione di un tasso di interesse massimo per i titoli di stato. Un tetto agli interessi renderebbe la vita dei ministri delle finanze dei paesi indebitati molto piu' semplice. Non dovrebbero piu' affrontare le richieste dei fondi pensione e degli altri investitori, che per il loro rischio pretendono un premio piu' alto, ad esempio il 5%. I "paesi salvatori" non dovranno invece piu' prendere in considerazione i giudizi irrispettosi delle agenzie di rating americane. Naturalmente gli "interessi d'ufficio" dovrebbero essere concessi solo a condizioni molto rigide. Solo quando la Spagna avrà presentato la sua richiesta di aiuto al fondo EFSF/ESM, la BCE potrà intervenire. Ma che cosa farà la BCE, se - come tante volte in passato - le riforme promesse in Grecia o in un altro paese venissero rimandate. L'argomento della BCE è che un circolo vizioso fatto di alti interessi e debito crescente sarebbe fatale per gli stati: ma se la BCE prendesse veramente sul serio questo punto, non potrebbe piu' uscire dal programma di acquisto dei titoli.

Nel regime degli interessi d'ufficio, la BCE non solo determina i tassi di interesse, ma  anche gli interessi per il credito nel mercato dei capitali. In questa economia pianificata dalla Banca centrale, non sono piu' i partecipanti al mercato a definire il prezzo dei capitali, ma è la BCE a determinare i tassi di interesse: il risultato sarà una repressione finanziaria forzata dagli artificiali bassi tassi di interesse. L'obiettivo è chiaro: saranno i creditori a dover perdere sangue, per poter aiutare i debitori. Perciò la BCE potrebbe ricevere gli applausi di entrambe le parti - ma non da tutti in Germania.

lunedì 20 agosto 2012

Vielen Dank, Herr Schröder!

Focus.de intervista Gustav Horn, direttore dell'Istituto per la Macroeconomia e la ricerca sulla Congiuntura (IMK), che ci spiega: Hartz IV è il diretto responsabile del boom dei lavori a basso stipendio (niedrigen Lohngruppen) e della deflazione salariale.

10 anni fa venivano introdotte le riforme Hartz. L'economista Gustav Horn, direttore dell'Instituts für Makroökonomie und Konjunkturforschung (IMK), fa un bilancio. Nell'intervista a Focus Online chiarische che cosa Hartz IV ha portato - e parla della vera causa del Jobwunder.

Il 16 agosto di dieci anni fa l'ex cancelliere Gerhard Schröder (SPD) presentava le riforme Hartz. 7 anni fa sono entrate in vigore. Oggi Hartz IV non è piu' cosi' controverso come all'inizio. Molti economisti lodano la riforma perché ritengono abbia creato nuovo lavoro. Gustav Horn, economista presso l'IMK, istitituo di ricerca vicino ai sindacati, è scettico.

Focus: Herr Horn, 10 anni fa le riforme Hartz venivano presentate. Qual'è la sua valutazione?

Horn: Hartz IV ha massicciamente cambiato il panorama sociale della Germania. Da allora è iniziata una nuova era. La pressione sui disoccupati è chiaramente aumentata perchè le indennità previste sono tutt'altro che ricche. La vita sotto Hartz IV è una vita ai margini della società. Da un punto di vista economico, Hartz IV è una delle cause principali della redistribuzione della ricchezza dal basso verso l'alto, a cui abbiamo assistito negli ultimi 10 anni. E gli effetti di Hartz IV sono chiaramente visibili per i lavori a basso salario (niedrigen Lohngruppen). La pressione esercitata  sugli occupati attraverso Hartz IV, ha portato a salari molto piu' moderati. I lavoratori del settore a basso stipendio, rispetto allo sviluppo generale dei salari, sono rimasti ampiamente indietro. 

Focus: Molti economisti vedono in Hartz IV la ragione dell'ottimo stato di salute del mercato del lavoro.

Horn: Il mercato del lavoro tedesco oggi sta meglio di 10 anni fa, sicuramente. Il collegamento con Hartz IV fino ad oggi pero' non è stato ancora dimostrato scientificamente. Lo abbiamo già dichiarato: nel boom 2006-2008 il numero delle ore lavorate è cresciuto molto di piu' che durante le precedenti fasi di espansione - ma non il numero degli occupati. Da Hartz IV ci saremmo aspettati un forte aumento del numero degli occupati, perché gli individui grazie alla pressione esercitata, dovrebbero essere pronti a lavorare.

Focus: Da cosa è stato causato allora il Jobwunder tedesco?

Horn: Le altre riforme del mercato del lavoro sono state molto piu' importanti: le cosiddette "riforme dal basso". Le aziende e i consigli di fabbrica hanno flessibilizzato gli orari di lavoro, ad esempio attraverso il conto orario del lavoro (Arbeitszeitkonten). Le aziende oggi in una fase di crescita possono riccorrere ad ore di lavoro aggiuntive molto economiche, per cui non pagano nemmeno un centesimo in piu'. Di questa possibilità le aziende fanno un grande uso.

Focus: La flessibilità è la chiave?

Horn: La vera storia del successo tedesco inizia con la crisi del 2009, da cui siamo usciti molto meglio degli altri paesi. Questo non è dovuto ad Hartz IV, ma ai pacchetti congiunturali e soprattutto alla flessibilità - questa volta in direzione opposta. I lavoratori non sono stati licenziati durante la crisi, ma hanno dovuto ridurre il loro orario di lavoro. A questo si è aggiunto il ricorso massiccio al Kurzarbeit (riduzione dell'orario di lavoro) grazie agli aiuti statali. Ciò ha stabilizzato il mercato del lavoro e accelerato la conseguente ripresa economica: i lavoratori erano disponibili immediatamente.

Focus: Hartz IV non ha avuto nessun ruolo?

Horn: Hartz IV si muove sempre dietro le quinte. La riforma ha ridotto i costi per le imprese, perché i salari sono diminuiti. In periodi di congiuntura positiva, Hartz IV ha anche effetti positivi sul mercato del lavoro - perchè la pressione sui disoccupati è giustificata. Nei periodi di recessione non serve a nulla esercitare maggiore pressione sui disoccupati. Perchè semplicemente non ci sono posti di lavoro sufficienti.

Focus: Hartz IV svolge il ruolo di un amplificatore?

Horn: Sì, c'è un effetto di amplificazione in entrambe le direzioni. Durante il boom la pressione sui disoccupati è una buona cosa. Possono effettivamente trovare un lavoro. Non solo grazie ad Hartz IV, ma anche perché le prestazioni delle agenzie per il lavoro (Arbeitsagentur) sono diventate migliori. Durante le recessioni, Hartz IV nel breve termine non è di alcun aiuto. Nel lungo periodo potrebbe addirittura causare qualcosa di molto negativo: immaginiamoci se nella crisi del 2009 non avessimo avuto nessun "conto delle ore lavorate" (Arbeitszeitkonten) e i lavoratori fossero stati licenziati. Dopo un anno, un milione di persone sarebbero rientrate nel sistema Hartz IV. Da un punto di vista sociale e politico sarebbe stata una catastrofe.

Focus: Lo slogan della riforma Hartz IV era "esigere e sviluppare". Entrambi gli aspetti sono stati approfonditi?

Horn: No, non vedo nessun equilibrio. L'aspetto dello sviluppo c'è sicuramente ma non è stato significativamente ampliato. Quanto piu' un discoccupato viene stimolato, meglio è. E l'agenzia per il lavoro dovrebbe essere ancora piu' rapida. Ai disoccupati bisognerebbe fare un'offerta, prima che questi diventino disoccupati di lungo periodo. Non devono ricevere il bollino di "disoccupato": questo non fa altro che rafforzare il loro stato di disoccupazione. La probabilità di ricevere un lavoro, si riduce con la durata della disoccupazione.

Focus: Per i disoccupati di lungo periodo Hartz IV ha fatto qualcosa?

Horn: Nulla. Questo è ancora un grande problema. La riforma doveva riportare sul mercato i disoccupati di lungo periodo. Per queste persone c'è invece bisogno di un diverso  mercato del lavoro, supportato dallo stato, che permetta loro di tornare ad una vita lavorativa.

Focus: Che cosa cambierebbe di Hartz IV?

Horn: Le tariffe Hartz sono molto severe. Le riforme avrebbero una maggiore accettazione, se i destinatari dei sussidi ricevessero un trattamento migliore rispetto all'attuale. Hartz IV non dovrebbe significare una vita ai margini della società. Le regole per il calcolo sono molto rigide. Inoltre, le procedure sono complicate e legalmente vulnerabili. Tutto ciò deve essere affrontato. 

domenica 19 agosto 2012

Cancelliera d'Europa?


German Foreign Policy, rivista online dedicata alla politica estera tedesca, propone un'analisi politica dell'attuale crisi Euro. Berlino difenderà l'Euro e l'Unione Europea perché restano gli strumenti indispensabili per lo sviluppo delle ambizioni mondiali tedesche.

La stabilizzazione dei paesi colpiti dalla crisi è "una condizione indispensabile" per una nuova politica estera mondiale della Germania. Sono le conclusioni di una analisi delle tendenze di lungo periodo della politca estera di Berlino fatta dal professore di scienze politiche Gunther Hellmann della Goethe-Universität di Frankfurt am Main. La Repubblica federale dal 1990 ha potuto rafforzare la propria posizione globale, perché diversamente da quanto accadeva durante la guerra fredda, non dipende piu' dal potere militare degli Stati Uniti e può contare su una stretta cooperazione con la Russia, scrive il professore. Recentemente a Berlino si è addirittura aperto un nuovo corso politico per lo sviluppo di un propria politica estera mondiale. Ma il ruolo della Germania dipende chiaramente dal successo dell'Unione Europea. E questo emerge anche dai sempre maggiori poteri di cui la EU dispone nei confronti della Germania. I benefici che la Germania trae dall'Unione sono ancora piu' grandi, in quanto, secondo l'autore dell'analisi, Berlino è emersa dalla crisi della moneta unica - rispetto a Francia e Gran Bretagna - come il potere egemone europeo.

Nuova consapevolezza del potere.

Come scrive Hellmann, la crisi Euro ha fatto emergere "in maniera molto chiara" una nuova "consapevolezza" delle elite tedesche. "I vecchi osservatori" ricordano ancora molto bene "con quali promesse e giuramenti, la classe politica aveva accompagnato la riunificazione del 1990": l'obiettivo della Repubblica federale riunificata doveva essere una "Germania europea", non una "Europa tedesca". "Ma nell'ottobre 2011" sono emersi chiaramente "nuovi toni", non piu' in linea con il mantra iniziale. Hellmann considera esemplare la dichiarazione del capogruppo CDU/CSU al Bundestag, Volker Kauder, "in Europa finalmente si parla tedesco". Ma l'affermazione di Kauder non è certo l'unico esempio. Ad inizio 2011 la principale rivista di politica estera tedesca aveva definito Merkel la "cancelliera d'Europa" - un passo, fino a poco tempo fa impensabile e che rispecchia la certezza delle elite tedesche di aver dimostrato la loro superiorità nella crisi europea.

Spostamenti di potere in Europa

Secondo Hellmann questo riflette la nuova consapevolezza delle elite tedesche, "la posizione della Germania in Europa e nel mondo è radicalmente cambiata rispetto al 1990". "La Repubblica federale è cresciuta ed è oggi molto piu' potente". Per un periodo di tempo ha dovuto combattere con le conseguenze economiche della riunificazione; ma negli ultimi 10 anni il paese è diventato economicamente molto piu' forte, mentre nello stesso tempo negli altri paesi europei le condizioni sono peggiorate. Questo vale anche per la Francia, "a cui riesce sempre piu' difficile imporre nell'EU la propria posizione". Parigi secondo Hellmann "esce perdente da questo sovvertimento", "e sempre piu' raramente può avere il ruolo di partner di pari importanza nel tandem EU con la Germania". Nel corso della attuale crisi Euro, "la declinante influenza francese viene vissuta dalle elite di Parigi come una perdita di prestigio nei confronti della Germania". Nel caso della Gran Bretagna, il significato dello "spostamento di potere a favore della Germania" è inferiore, in quanto Londra è sempre rimasta ad una certa distanza dalla EU - anche per "restare libera da ogni forma di dipendenza dalla Germania". "Il crescente disinteresse" ha una conseguenza: un potenziale contrappeso di Berlino, la Gran Bretagna appunto, "sempre piu' spesso, viene lasciata fuori quando si prendono delle decisioni importanti nell'EU".

Nuovi spazi di azione

Accanto allo spostamento di potere nella EU e all'affermazione dell'egemonia tedesca, Hellman constata, "che le precedenti forme di dipendenza della Repubblica Federale si sono chiaramente ridotte". Così rispetto ai tempi della guerra fredda, "il ruolo degli Stati Uniti"  nella difesa della Repubblica federale si è chiaramente ridotto. Gli USA sono ancora un partner importante, ma è riconoscibile un interesse decrescente da parte della Germania:   Berlino cerca di sviluppare una propria politica di potere mondiale, per questo "le divergenze di interesse emergono sempre piu' chiaramente". Allo stesso tempo anche il ruolo della Russia nella politica estera tedesca è cambiato considerevolmente: le relazioni fra Germania e Russia sono sempre caratterizzate da rivalità, ma anche da importanti momenti di cooperazione. La Repubblica federale è il paese piu' influente, in una Unione Europea che per Mosca diventa sempre piu' importante.  Allo stesso tempo anche la Germania approfitta della cooperazione con la Russia, "grazie allo status di potenza nucleare ora come prima la Russia è fra i grandi poteri mondiali". Un ruolo sempre piu' importante nelle relazioni con la Russia e gli Stati Uniti è dato dal ruolo dominante della Germania nella EU - che le "permette di determinare la posizione europea nei confronti di entrambi i paesi ".

Nuovi orizzonti

Un nuovo elemento della politica estera tedesca viene riconosciuto da Hellmann "nel riposizionamento della Germania in un concerto globale di potenze emergenti". Le nuove potenze emergenti sono gli stati con cui la Germania non ha rapporti nell'ambito del G8, della Nato, o della EU ma il cui potenziale di sviluppo offre possibilità di estensione dell'attività politica a livello mondiale. Fra questi ci sono il Brasile, l'India e il Sudafrica. Il governo federale  per la prima volta ha definito una strategia per le potenze emergenti, in cui si delinea un nuovo orizzonte di politica estera. 

Inevitabile

Hellmann tuttavia fa notare che "le crescenti ambizioni in politica estera, spinte dalle elite" sono in contrasto con i mezzi che per questa vengono messi a disposizione. Così la quota del bilancio federale destinata alla difesa ha continuato a scendere fino a raggiungere il 9.5 % del 2002 - e nonostante la svolta del governo rosso-verde nel 2008 si è assestata all'11%. La somma delle quote per i 3 ministeri  responsabili in maniera diversa per la politica estera (esteri, difesa e cooperazione economica), nel 2008 ha raggiungo il 14.3 % del bilancio federale, nonostante tutti gli sforzi fatti. Le voci di bilancio mostrano non solo che la crisi Euro con i necessari risparmi che saranno richiesti, minaccia la nuova politica mondiale tedesca. Ma rende ancora piu' chiaro che i mezzi e gli strumenti EU sono indispensabili alla Repubblica federale per portare avanti una politica mondiale tedesca. Ed Hellmann ritiene che ciò per il potere tedesco sarà inevitabile.

venerdì 17 agosto 2012

Target2: termometro della crisi


Il vero termometro della crisi Euro sono i saldi Target2: specchio della fuga di capitali in corso, delle partite correnti  in deficit e del mercato interbancario bloccato.  Da Querschuesse.de


I saldi Target2 della Bundesbank su base mensile in miliardi di Euro dal gennaio 1999. Nel Luglio 2012 i crediti (saldi Target2 positivi) sono scesi di 1,361 miliardi rispetto al mese precedente raggiungendo 727,206 miliardi di Euro.


Saldi Target2 della Banca centrale olandese dal gennaio 1999 su base mensile. Nel giugno 2012 i crediti sono scesi (saldi target2 positivi) di -19,212 Miliardi di Euro rispetto al mese precedente raggiungendo i 123,299 miliardi di Euro


I saldi Target2 della banca centrale del Lussemburgo dal gennaio 2002. Nel luglio 2012 i crediti (saldi Target2 positivi) sono scesi di 1,263 miliardi di Euro rispetto al mese precedente, raggiungendo i 124,119 miliardi di Euro.



Saldi Target2 della Banca centrale finlandese in miliardi di Euro dal genanio 2001. Nel luglio 2012 i crediti (saldi Target2 positivi) sono scesi di 3,424 miliardi di Euro rispetto al mese precedente, raggiungendo i 59,05 miliardi di Euro.


Saldi Target2 della Banca centrale portoghese in miliardi di Euro dal gennaio 1999 ad oggi. Nel giugno 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 11,634 miliardi di Euro raggiungendo i -74,324 miliardi di Euro. 



Saldi Target2 della Banca centrale irlandese. Nel giugno 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 1,12 miliardi di Euro rispetto al mese precedente, raggiungendo i  -103,2 miliardi di Euro.


Saldo Target2 della Banca centrale italiana dal gennaio 2001. Nel gennaio 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 5,802 miliardi di Euro rispetto al mese precedente raggiungendo i -280,093 miliardi di Euro.



Saldi Target2 della Banca centrale greca in miliardi di Euro dal gennaio 1999. Nel gennaio 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 4,433 miliardi di Euro sul mese precedente, raggiungendo i -105,987 miliardi di Euro.


Saldi Target2 della Banca centrale spagnola su base mensile dal gennaio 1999. Nel luglio 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 14,852 miliardi di Euro a -423,272 miliardi di Euro.

Saldi Target2 della Banca centrale belga su base mensile in miliardi di Euro. Nel luglio 2012 le passività  (saldi Target2 negativi) sono cresciute di 10,022 miliardi di Euro rispetto al mese precedente, fino a 41,091 miliardi di Euro.


Saldi Target2 della Banca di Francia dal 2007 al 2012 su base mensile. Nel maggio 2012 le passività (saldi Target2 negativi) sono cresciute sul mese precedente di 21,919 miliardi di Euro, a -48,219 miliardi di Euro.



Saldi Target2 della Banca centrale austriaca su base annua dal 1999 fino al 2011. Al termine del 2011 le passività (saldi Target2 negativi) erano -34,614 miliardi di Euro, -27,496 rispetto al 2010. La banca centrale austriaca non pubblica dati mensili.


I saldi Target2 di Germania, Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, e dei PIIGS sommati da gennaio 2007 fino a maggio 2012.


Saldi Target2 di Germania, Olanda, Lussemburgo, Finlandia, Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, Belgio e Francia da gennaio 2007 fino al maggio 2012.


I saldi Target2 delle banche centrali di DNLF (Deutschland, Niederlande, Luxemburg, Finnland), Germania, dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna) e dei PIIGSBF (PIIGS + Belgio e Francia) da gennaio 2007 a maggio 2012.

giovedì 16 agosto 2012

Non siamo né Malta né Cipro


Gli euroscettici di CDU e FDP tornano ad attaccare la BCE: è in corso un finanziamento diretto degli stati e la Germania deve avere un diritto di veto. La caccia al voto euroscettico continua. Da Handelsblatt.de
La crisi dell'Euro tiene occupata la BCE. I critici la accusano di aver trasformato le operazioni per il contenimento della crisi in un vero e proprio finanziamento degli stati. E chiedono una revisione delle istituzioni UE.

Il mantenimento della stabilità dei prezzi è il compito principale della BCE. Ma la crisi Euro ha cambiato radicalmente il ruolo delle autorità monetarie. Negli ultimi mesi infatti la BCE è stata costretta ad intervenire in maniera massiccia 2 volte. La prima, per assicurare la liquidità al sistema bancario, la seconda, per ridurre i costi di finanziamento degli stati. A causa delle sue operazioni per il contenimento della crisi, il costo del denaro è ai minimi storici e le banche in difficoltà sono state inondate dalla liquidità - ma non basta, la crisi va avanti. Ed è  molto probabile che la banca centrale torni ad essere attiva, visto che il presidente Mario Draghi ha recentemente spiegato di voler difendere l'Euro a tutti i costi.

In questo quadro sorge la domanda: il ruolo che la BCE ha assunto, è ancora coperto dal proprio mandato? La Bundesbank lo ha recentemente messo in dubbio. Questo hanno lasciato intendere le parole del capo della Bundesbank Jens Weidmann, che recentemente a Berlino ha affermato: "l'obiettivo di un Euro stabile e di una Stabilitätsunion non potrà essere raggiunto, se la politica monetaria sarà sempre piu' utilizzata per scopi che non corrispondono con il mandato originario".

Anche a Berlino l'attività della BCE viene valutata in maniera sempre piu' critica. I politici della CDU e della FDP ritengono addirittura necessaria una riforma della BCE. "E' necessario, in tutti gli organi della BCE, un riequilibrio del diritto di voto basato sulla quota di responsabilità assunta", ha dichiarato ad Handelsblatt Online il deputato CDU ed esperto di bilancio Klaus-Peter Willsch. "La Germania in qualità di creditore principale, su ogni decisione deve avere un diritto di veto". Willsch motiva la sua richiesta sostenendo che la BCE sotto la presidenza di Mario Draghi si è allontanata dal suo mandato: garantire la stabilità monetaria nell'area Euro. "La BCE sotto Draghi, contrariamente ai trattati europei, si è trasformata in un finanziatore degli stati e in una bad bank".

Allo stesso modo si è espresso l'esperto finanziariao della FDP al Bundestag, Frank Schäffler.  Ad inizio 2010 nel corso del primo pacchetto di salvataggio per la Grecia, "ha avuto luogo una riforma monetaria silenziosa", da cui è emersa una diversa politica monetaria della BCE. "Le regole formali ancora non sono presenti, ma in pratica sono state alterate in maniera irrecuperabile", ha detto Schäffler ad Handelsblatt Online. La Germania dovrebbe pertanto denunciare la continua violazione delle leggi istitutive della BCE. "Allo stesso tempo è necessaria una riforma delle procedure di voto nel consiglio BCE", ha sottolineato il membro del consiglio nazionale della FDP. "Che Malta e Cipro abbiano gli stessi voti della Germania, è un grave errore di costruzione".

Anche l'esperto di politiche di bilancio SPD Carsten Schneider ha chiesto un ritorno della BCE al suo compito centrale di difesa della stabilità dei prezzi nella zona Euro. "In nessun modo dovrà farsi carico del finanziamento degli stati, come già ora accade indirettamente con l'acquisto di obbligazioni", ha detto Schneider ad Handelsblatt Online. "Nei casi di emergenza, quando i mercati non funzionano, dovranno essere disponibili dei meccanismi di salvataggio". Schneider ha inoltre escluso che la BCE possa assumere anche il compito della vigilanza bancaria. "A causa della sua attivtà di concessione di credito alle banche, non è un soggetto indipendente".