martedì 11 dicembre 2012

Sinn: Francia come la Spagna


Hans Werner Sinn, su WirtschaftsWoche, prevede 10 anni di stagnazione per la Francia. Solo ispirandosi all'Agenda 2010 i francesi potranno tornare alla crescita: che la compressione salariale abbia inizio anche sull'altra sponda del Reno.
La Francia ha inizialmente beneficiato dell'Euro, come i paesi del sud Europa. Ed insieme a questi è entrata in crisi. Per tornare competitivo, il nostro vicino di casa deve diventare piu' economico del 20%. Il rifiuto di fare le riforme da parte di Hollande non potrà che prolungare la sofferenza.

Alla Francia in questo periodo non va per niente bene. Per il britannico Economist il paese è una bomba a orologeria. Il numero dei fallimenti oggi è del 14% piu' alto che nel 2008, l'anno della crisi Lehman. La quota del manifatturiero sul PIL è scesa al 9%. Meno che in UK (10%) e meno della metà rispetto alla Germania (20 %). Le stesse tradizionali case automobilistiche sono in pericolo. Già in luglio Peugeot ha annunciato la soppressione di 8000 posti e la chiusura di uno stabilimento vicino Parigi. Anche Renault sta considerando la chiusura degli impianti. Altrove le cose non vanno meglio. La società aerospaziale EADS ha annunciato licenziamenti. L'industria siderurgica è in declino.

Al contrario della Germania, dopo la grande recessione mondiale seguita alla crisi Lehman, la Francia non è riuscita a riprendere il passo. Mentre la disoccupazione tedesca con un tasso del 5.4 % è sensibilmente minore di quanto non fosse prima della crisi (2008), la disoccupazione francese con un 10.7 % supera di molto il suo precedente valore massimo raggiunto durante il rallentamento nell'inverno fra il 2005 e il 2006. La disoccupazione giovanile in Francia è oltre il 25%. In Germania solamente l'8%.

La crisi francese è paragonabile alla crisi tedesca seguita all'introduzione dell'Euro. Il valore massimo di disoccupazione tedesco dell'11.5 % nel 2005 non è stato ancora toccato, ma siamo sulla strada buona. La disoccupazione francese è piu' alta di un punto percentuale rispetto a quella tedesca nel marzo 2003, quando il cancelliere Schröder seguendo le proposte del Consiglio dei saggi introdusse l'agenda 2010, riducendo implicitamente i salari minimi del sistema sociale tedesco. 

Il presidente Hollande non è lontano dalla situazione in cui si trovava Schröder allora. Racconta fiabe, come la sinistra è solita fare, sulle politiche di crescita, riferendosi a misure keynesiane finanziate a debito per l'aumento della domanda. Tali misure sono un fuoco di paglia, che subito si spegne. Riducono la pressione per le riforme, minano la competitività, e aumentano il peso dello stato nell'economia del paese. Con il 56 %, la quota di economia pubblica sul totale è la seconda piu' alta fra i paesi sviluppati. La quota tedesca è solo del 45 %. Nessun paese dell'Eurozona è piu' vicino al socialismo di quanto non lo sia la Francia.

Dopo l'annuncio della moneta unica nel 1995 la Francia è cresciuta molto rapidamente e dal 2003 al 2009 (con eccezione del 2004) ha avuto un prodotto interno lordo per abitante piu' alto della Germania: dopo decenni di ritardo finalmente era in vantaggio. La Francia ha quindi partecipato al boom portato dall'Euro a tutta l'Europa meridionale: il rischio per gli investitori si era ridotto e nel paese stavano arrivando enormi flussi di capitale dalla Germania. Ne ha approfittato sia come importatore di capitali che come esportatore di merci nel sud Europa. Come negli altri paesi in crisi, in Francia si è creata una bolla inflattiva, scoppiata durante la crisi.

Secondo i calcoli di Goldman Sachs oggi la Francia è troppo costosa, come la Spagna. Entrambi i paesi devono ridurre i prezzi del 20% per tornare competitivi e raggiungere la sostenibilità del debito. Questo è uno dei motivi per cui le agenzie di rating Moody’s e Standard & Poor’s  hanno tolto alla Francia il  massimo rating.

Ma una svalutazione reale del 20% non è per niente facile. Per fare questo la Francia deve attraversare una stagnazione lunga 10 anni, durante la quale i tassi di inflazione dovranno restare indietro del 2% annuo rispetto alla media della zona Euro.

La Francia con una politica di crescita alla Hollande può temporaneamente rifiutare una svalutazione reale. Ma cio' renderà solo piu' lunga la sofferenza: primo perché viene impedita la riduzione dei prezzi e secondo perché si aumenta il debito, fatto che rende necessaria una svalutazione ancora maggiore per rendere di nuovo sostenibile il debito.

Sotto lo scudo

La Francia non ha tuttavia bisogno di chiedere la protezione del fondo di salvataggio. Non siamo ancora al punto in cui il mercato dei capitali teme un fallimento dello stato francese. In questo senso non considero probabile la grande crisi finanziaria che molti si aspettano nel 2013 in Francia. Inoltre, in qualche modo la Francia si trova già sotto la protezione dei fondi di salvataggio.

Poiché il capitale tedesco in gran parte è fluito verso i paesi del sud attraverso la Francia, in relazione alla dimensione dell'economia, l'esposizione delle banche francesi verso le misure di salvataggio è il doppio di quella tedesca. Con le decisioni dell'UE della scorsa settimana non è stata salvata solamente la Grecia, ma anche la Francia, di gran lunga il suo maggior creditore.

8 commenti:

  1. Ops!Se ne è accorto anche Sinn?Non saprei ma la Francia potrebbe truccare i conti sulla disoccupazione introducendo i minijob e sussidiare le imprese indirettamente.......Violando i parametri di Mastricth per esempio?Se fa pe ddì

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  2. ormai si dà per pacifico che lo scopo dell'eurozona sia autofagocitarsi e picchiare duro sui salari...nel frattempo la grande finanza e la grande industria brinda alla svalutazione interna grazie alla quale l'export va a gonfie vele....
    ma una volta che anche la francia avrà realizzato di esser stata fregata, e che per restare competitiva dovrà applicare la repressione salariale, in un paese con una forte tradizione sindacale e giuslavorista, finalmente l'euro si romperà, lasciando ai tedeschi i pezzi del loro giocattolo preferito. Allora si tornerà a competere seriamente senza questa farsa delle "politiche ispirate alla cooperazione". Politiche che i tedeschi per primi non hanno rispettato....
    all'italia forse converrebbe uscirsene prima che i francesi facciano cascare tutto. Allora potrebbe esser troppo tardi per il nostro già precario comparto industriale...

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  3. Se Hollande fosse attaccabile sul piano mediatico ed economico come Berlusconi l'avrebbero già fatto fuori. Intanto le minacce stanno proseguendo. Il downgrade è stato fatto (fare).

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  4. http://byoblu.com/post/2012/12/11/Lo-spread-un-imbroglio-dei-tedeschi.aspx

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  5. pazzesco articolo.. si vede che questi se ne impippano dei trattati!
    parlano di recuperi a livello di differenziali di inflazione come se fossero permessi.. assurdo!

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    1. Sinn continua a parlare dei tassi di inflazione e del deflatore del pil come misura del recupero di competitività. In verità, nel dibattito tedesco, molti commentatori autorevoli, compresa la Bundesbank, indicano il CLUP come vera misura della competitività. Quindi, secondo Sinn il sud Europa non sta recuperando competitività perchè i tassi di inflazione non lo mostrano, mentre secondo altri osservatori il sud Europa è in rimonta. Il dibattito è in corso, e spero di tradurre di nuovo sull'argomento.

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  6. bene, presto anche i francesi odieranno i tedeschi...
    che bella europa!...

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  7. @gli imprenditori si focalizzano sul costo del lavoro.. è il loro parametro.
    ma in termini di svalutazione bisogna vedere come pareggiare la bilancia dei pagamenti

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