mercoledì 1 febbraio 2017

Le nuove ambizioni egemoniche di Berlino dopo l'elezione di Trump

Quale sarà il ruolo della Germania durante la presidenza Trump? Secondo German Foreign Policy le élite tedesche e i media mainstream vedono in Merkel la sola forza capace di opporsi all'avanzata di Trump: probabilmente resteranno delusi. Da German Foreign Policy


Il governo federale tedesco dovrebbe schierare "l'UE per riuscire a contrastare Donald Trump" e in questo modo diventare "il salvatore del mondo libero". E' questo l'invito che arriva al governo federale dai principali media tedeschi. Per Berlino è arrivato il momento "di diventare il paese leader" nell'UE e assicurarsi la "fedeltà" degli altri stati membri. La Germania deve assumersi "la responsabilità della leadership", scrive Die Zeit. La Repubblica Federale sarebbe "l'ultima grande potenza europea", scrive Die Welt, lanciando una frecciata alla Francia, paese che nella lotta di potere di questi ultimi anni non è stato in grado di tenere il passo con la Germania e per questo ha perso molta della sua influenza. Gli osservatori non tedeschi, tuttavia, mettono in dubbio le ambizioni tedesche di leadership. Nella capitale regnano "trionfalismo e il senso di avere una missione da compiere", racconta Hans Kundnani, esperto di politica estera con una lunga esperienza alle spalle; a Berlino si è diffusa la convinzione di "avere una missione in Europa, quella di guidare gli altri sulla retta via". Nella capitale tedesca si parla molto anche della Francia: i francesi, così si dice, "devono essere messi in riga". Il governo federale nel frattempo lancia un appello per una politica militare comune "e per un'azione congiunta" contro la Russia e contro la nuova amministrazione americana. 

Salvatori del mondo libero

Il dibattito tedesco sulla posizione geopolitica di Berlino dopo l’inizio della presidenza Trump è caratterizzato da aperte ambizioni egemoniche. Il governo federale, subito dopo le elezioni americane dell’8 novembre, ha iniziato a profilarsi sulla scena internazionale come forza in grado di contrastare il vincitore delle presidenziali, in modo da poter radunare dietro di sé i numerosi avversari di Trump; la Cancelliera Merkel, nella sua prima dichiarazione dopo le elezioni americane, ha parlato di una futura cooperazione transatlantica, possibile pero' solo se sottoposta a determinate condizioni – cercando in questo modo di profilarsi sin dall'inizio come l’antagonista liberale di Trump.[1] I politici di governo, gli esperti di politica estera e i commentatori sui media main-stream hanno rilanciato l’idea [2]; il settimanale Die Zeit, un tempo considerato di ispirazione liberal, titolava su Merkel: “leader del mondo libero? Si, certo!” La Cancelliera, è scritto nell'articolo, potrebbe addirittura “diventare la nuova salvatrice del mondo libero”.[3] Con l’avvio della presidenza Trump, i principali media tedeschi descrivono Merkel come “la vera antagonista del presidente americano”: Die Welt [4] scrive addirittura che ha il potenziale “per diventare il leader dell’occidente libero”.

“L’ultima grande potenza europea”

L’interventismo in ambito geopolitico di una parte delle élite tedesche fa da corollario alla frequente esibizione di supremazia di Berlino all'interno dell’UE. Se l’UE “dovesse trasformarsi in una forza antagonista di Donald Trump”, sarebbe “un importante presupposto per un ruolo di primo piano della Repubblica Federale”, scrive Theo Sommer, ex direttore dell’edizione settimanale di Die Zeit: la Germania ora ha “la responsabilità della leadership".[5] Per questo “Berlino deve assicurarsi la fedeltà dei partner europei”. Continua Sommer, abbiamo bisogno di una "nuova narrativa della fondazione" per l'UE, "un'idea convincente per il futuro": "chi altro potrebbe darcela se non Angela Merkel?". Proprio di recente il Presidente della Conferenza sulla sicurezza di Monaco, Wolfgang Ischinger, ha parlato della Repubblica Federale come il "il potere centrale" dell'UE descrivendo il nuovo ruolo egemonico di Berlino. [6] Die Welt scrive addirittura che la Germania è "l'ultima grande potenza europea" [7] -  un colpo basso prima di tutto alla Francia, che nella lotta per il potere con Berlino non è riuscita a tenere testa ed è quindi scivolata in secondo piano.

Il senso della missione tedesca

Da molto tempo ormai gli osservatori non tedeschi criticano le ambizioni egemoniche dell'establishment tedesco. Cosi' il britannico Hans Kundnani che da molti anni lavora a Berlino come Senior Transatlantic Fellow per il German Marshall Fund of the United States (GMFUS) fa un parallelo con l'atmosfera "successiva alla riunificazione tedesca del 1871".[9] Kundnani in un'intervista a Taz.de parla  "del trionfalismo e del senso di una missione da compiere" che si respirano nella capitale tedesca: è diffusa la convinzione "che la Germania abbia in Europa una missione, guidare gli altri sulla retta via". C'è una "tendenza tedesca a pensare: solo noi sappiamo come agire in modo corretto - gli altri in Europa semplicemente non sono in grado di capirlo". Questo atteggiamento è evidente nei rapporti con Parigi. "Mi spaventa il modo in cui, fin dall'inizio della crisi Euro, a Berlino si parla della Francia", dice Kundnani: "alcuni funzionari tedeschi di alto livello oppure i collaboratori di qualche Think-Tank parlano dei francesi con un certo disprezzo: li trovano ridicoli o addirittura stupidi". E' molto diffusa l'opinione: "i francesi non hanno capito nulla e devono essere messi in riga".

La coalizione anti-tedesca

Kundnani tuttavia dubita che alla fine Berlino nel lungo periodo riuscirà ad imporre la sua egemonia nell'UE. Il governo federale con i suoi diktat sull'austerità "negli ultimi 6 anni ha imposto all'interno della zona Euro una politica brutale"; per questa ragione la "leadership tedesca" nell'UE incontra una certa resistenza. In Europa c'è "una pressione strutturale per la creazione di una coalizione antagonista nei confronti dell'egemonia tedesca". Sul "tema della coalizione anti-tedesca, tuttavia, in Europa sono ancora molto divisi": "anche i francesi, gli italiani e gli spagnoli la temono" - perché "eventuali coalizioni anti-tedesche" potrebbero "distruggere l'Europa".[10] Di fatto fino ad ora Berlino è riuscita a superare i tentativi di costruire un simile contro-potere.

Lamentele ingiuste

Per prevenire eventuali nuovi tentativi di creare un contro-potere anti-tedesco, il presidente del Deutsches Instituts für Wirtschaftsforschung (DIW) Marcel Fratzscher ha recentemente pubblicato un appello. Sicuramente in "Europa ci sono sempre più' rimostranze nei confronti della Germania", ammette candidamente Fratzscher. Tuttavia molto spesso si tratterebbe di lamentele "ingiuste" oppure "dettate dai propri interessi".[11] "Col senno di poi è sempre facile trovare errori nella leadership e criticare gli altri"; mentre la Cancelliera Merkel ha sempre mostrato "una straordinaria tolleranza, apertura e lungimiranza". Per questo "gli altri governi europei dovrebbero smettere di prendersela con la Germania, solo per distogliere l'attenzione dalle proprie debolezze", chiede l'economista.

[1] S. dazu Ein wesentlicher Teil des Westens.
[2] S. dazu Der Trump-Impuls und Make Europe great again.
[3] Robert Misik: Anführerin der freien Welt? Aber klar doch! www.zeit.de 21.11.2016.
[4] Robin Alexander: Mit dieser Strategie will Merkel Trump beikommen. www.welt.de 19.01.2017.
[5] Theo Sommer: Angela Merkel hat das Wort. www.zeit.de 24.01.2017.
[6] S. dazu Die Stunde der Europäer.
[7] Daniel Friedrich Sturm: Mit Sigmar Gabriel geht es nicht. www.welt.de 23.01.2017.
[8] S. dazu Die Abkopplung Frankreichs und Auf dem Weg in die Zweite Liga.
[9], [10] Martin Reeh: "Deutschland ist nur Halb-Hegemon". www.taz.de 03.01.2017.
[11] Marcel Fratzscher: Wird Europa Deutschland die Führung erlauben? www.project-syndicate.org 27.12.2016.



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