Visualizzazione post con etichetta Anton Börner. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Anton Börner. Mostra tutti i post

venerdì 1 marzo 2013

C'è vita dopo l'Euro


Anton Börner, imprenditore e presidente dell'associazione di categoria BGA (commercio e servizi), propone per l'Italia un inasprimento del vincolo esterno: l'Italia è troppo divisa, c'è bisogno di un aiuto da fuori. Ma fate attenzione, anche per i tedeschi esiste una vita dopo l'Euro. Da Faz.net
Il paese è profondamente lacerato e non potrà farcela con le proprie forze. Tuttavia Anton Börner esclude sia possibile dare altro denaro all'Italia. Il presidente dell'Associazione di categoria BGA torna a chiedere riforme. 

Italia, paese chiave nel sud Europa, ha votato e ha scelto l'instabilità. Ma resta profondamente lacerato. E' composto da una serie di gruppi di interesse che pensano solo al proprio tornaconto. Manca qualsiasi senso di giustizia sociale e il buon senso. Per questa ragione la società italiana ha bisogno ora piu' che mai di un moderatore esterno. Con le proprie forze l'Italia non sarà in grado di superare la profonda lacerazione e le divisioni interne. 

Per uscire dalla crisi il paese ha bisogno di crescita. E questa puo' arrivare solo dal settore privato. Sono necessari grandi investimenti da parte delle imprese. Ed è indispensabile un quadro di stabilità: una riforma amministrativa, l'eliminazione dell'eccessiva burocrazia con una drastica accelerazione nella concessione delle autorizzazioni e il perseguimento senza tregua di ogni forma di corruzione ed evasione fiscale.

Anche il sistema giudiziario è da riformare: i processi devono essere piu' rapidi  per garantire la certezza del diritto per i cittadini e gli investitori. In questo momento ci sono 5.5 milioni di processi non ancora terminati. Inoltre, il paese ha bisogno di banche efficienti che possano finanziare gli investimenti a condizioni accessibili. Sarebbe molto utile la creazione di un fondo pubblico per il superamento della crisi del credito attuale, simile al fondo che la Germania aveva istituito a suo tempo.

Aumentare la pressione

E' difficile spingere l'imprenditore italiano ad investire. Di solito ha pochi debiti bancari, la sua famiglia spesso lavora nella stessa azienda e ha un patrimonio finanziario e immobiliare sia in Italia che all'estero. Come puo' fare l'Italia a convincere il suo settore privato ad investire? E' necessario ridurre la tassazione sugli investimenti delle imprese e dei liberi professionisti. Stesso discorso sulla tassazione del lavoro. Inoltre, il denaro e la ricchezza materiale improduttiva in Italia e all'estero dovrebbero essere tassati con decisione, mentre le strutture off-shore per l'elusione fiscale dovrebbero essere proibite.

Lo stato deve garantire che tutti paghino le tasse previste dalla legge. La comunità internazionale contribuire con un sistema per lo scambio di informazioni. Inoltre, il mercato del lavoro dovrà essere ulteriormente flessibilizzato. La rigida legislazione sulla tutela dell'occupazione, il diritto tedesco a confronto sembra quasi liberale, impedisce nuove assunzioni. Le modifiche potranno essere fatte solo con la collaborazione del sindacato. Il patto sociale tedesco potrebbe essere un esempio per arrivare ad una impostazione del diritto del lavoro flessibile, socialmente responsabile e nonostante cio' vicina agli investitori.

In nessun modo dovrà essere ridotta la pressione dall'esterno sul governo e la società italiana, piuttosto la si dovrà aumentare con l'obiettivo di attuare le riforme assolutamente indispensabili. Se il paese non dovesse superare la sua frammentazione e non realizzasse queste riforme, cio' avrebbe conseguenze irreparabili per l'Euro.

Allora dovremmo iniziare a pensare come si potrebbe gestire un'Eurozona modificata. Non ci aiuterà molto, come convinti europeisti e sostenitori della moneta unica, non prendere in considerazione in maniera seria l'opzione e continuare a credere nella guarigione miracolosa. Ci adoperiamo per la sopravvivenza dell'Euro, sia con le parole che con i fatti in favore dei paesi in fase di transizione.

E' da escludere un allargamento dell'aiuto finanziario, poiché sarebbe controproducente e ridurrebbe la pressione al cambiamento nei paesi del sud. Inoltre, non solo sarebbe ingiusto, ma anche non percorribile, perché una società ricca come quella italiana, con una ricchezza finanziaria privata pari al 175 % del PIL sarebbere garantita da quella tedesca dove la ricchezza è pari al 125 % del PIL. Stesso discorso per la Francia. Questo significherebbe utilizzare il denaro dei contribuenti tedeschi per garantire i ricchi nel sud Europa e i loro patrimoni in gran parte non tassati.

Ci poniamo l'obiettivo di dare una forma all'Europa, come recentemente richiesto dal presidente Gauck. Rifiutiamo tuttavia dei compromessi incerti, perché i trattati e gli accordi devono essere rispettati senza se e senza ma e non devono essere piegati alle esigenze. La stabilità monetaria non puo' essere negoziata, e un chiaro messaggio per il sud Europa: anche per noi esiste una vita dopo l'Euro. La nostra base comune europea non è il denaro, piuttosto le nostre comuni radici cristiane e i valori condivisi.