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martedì 19 giugno 2018

Intervista a Lucio Baccaro: "a forza di tirare, la corda italiana potrebbe spezzarsi"

Non capita spesso che un italiano in Germania raggiunga una posizione di vertice, Lucio Baccaro, economista e filosofo italiano, da qualche mese invece è il nuovo direttore del prestigioso Max-Planck-Institut für Gesellschaftsforschung (MPIfG) di Colonia. Intervistato da Die Zeit prova a spiegare ai tedeschi che la fine dell'euro in Italia non è piu' un argomento tabu' e che forse bisognerebbe iniziare a parlare di un possibile divorzio consensuale fra i paesi della zona euro, prima che sia troppo tardi. Un'ottima intervista uscita pochi giorni fa su Die Zeit




Zeit: Herr Baccaro, l'Italia fa tremare l'Europa. Una Lega neofascista forma una coalizione con un Movimento 5 stelle difficile da collocare. Come siamo potuti arrivare a questo punto?

Baccaro: l'economia italiana ristagna da quasi 20 anni. Il prodotto interno lordo pro-capite è ancora inferiore rispetto a quello del 1999. L'alto livello di indebitamento pubblico deriva principalmente dagli anni '70 e '80, quando fu creato lo stato sociale italiano. E' in quel momento che si è creato l'enorme debito pubblico con il quale il paese ha dovuto lottare fino ad oggi. Sin dagli anni '90 - con l'eccezione del 2009 - l'Italia ha sempre registrato un avanzo primario di bilancio.

Zeit: apparentemente l'Italia dal punto di vista economico sta facendo passi avanti

Baccaro: io non credo. L'Italia è ancora il paese la cui economia sta crescendo meno di qualsiasi altro paese, incluso il Regno Unito. E gli ultimi dati suggeriscono che i consumi e l'export sono in calo.

Zeit: il filosofo Angelo Bolaffi sulla Süddeutsche Zeitung afferma che la crisi italiana ha poco a che fare con l'introduzione dell'euro

Baccaro: io credo che su questo punto abbia torto. A mio parere l'ingresso nell'euro ha ridotto il tasso di crescita italiano. Naturalmente non possiamo dirlo con certezza, perché non possiamo portare indietro la ruota della storia e vedere cosa sarebbe accaduto se l'Italia fosse rimasta fuori dall'euro. Una cosa è certa: prima dell'introduzione dell'euro l'economia italiana cresceva come quella degli altri paesi europei o addirittura piu' velocemente.

Zeit: come ricercatore si è fatto un nome in quanto è riuscito a coniugare l'analisi dei sistemi politici ed economici. Ora i neofascisti del nord si stanno coalizzando con un partito anti-establishment che ha un grande successo al sud. Entrambi formano, come direbbe lei, un blocco sociale. E' rimasto sorpreso?

Baccaro: soprattutto sono rimasto sorpreso dal fatto che il collasso del sistema dei partiti non si sia verificato prima. Il motivo per me - per dirla con una formula dello scienziato politico Fritz Scharp - è la cosiddetta mancanza di "legittimazione da risultato". I governi precedenti, da Monti, a Letta a Renzi a Gentiloni hanno ripetuto che la crisi era stata superata e che si poteva vedere la luce alla fine del tunnel. In verità le condizioni economiche non sono migliorate in maniera sostenibile. Matteo Renzi del PD inizialmente ha raccolto una grande approvazione in quanto era stato capace di presentarsi come un uomo politico nuovo che avrebbe portato la svolta decisiva. Ma non ci è riuscito.

Zeit: poichè i problemi sono rimasti gli stessi, gli elettori votano partiti sempre piu' radicali?

Baccaro: votano per le persone e i partiti che sono ancora piu' nuovi e che prometteno un cambiamento di rotta ancora piu' deciso. L'italia si trova alla continua ricerca di nuove persone e di nuovi partiti, mentre il loro ciclo di vita si accorcia sempre di piu'.

Zeit: che cosa unisce la sinistra anti-istituzionale con la destra radicale?

Baccaro: la coalizione fra Lega e Cinque Stelle è meno strana di quanto potrebbe sembrare ad un primo sguardo. Entrambi sono partiti anti-sistema, entrambi mettono il "popolo" al di sopra delle "elite". Entrambi sono euroscettici, la Lega piu' dei 5 Stelle, che negli ultimi tempi ha allentato la sua retorica anti-UE, soprattutto per motivi tattici. Hanno molto in comune - altrimenti non sarebbero mai stati in grado di mettersi d'accordo su di un programma di governo in cosi' poco tempo.

Zeit: il suo predecessore Wolfgang Streeck accusa l'UE di prescrivere ai suoi stati membri un insieme neoliberale di regole, fin nel piu' piccolo dettaglio, eliminando cosi' ogni spazio nazionale di manovra. La protesta populista si scaglia proprio contro questa punto, sia da sinistra che da destra. Condivide questa posizione?

Baccaro: sono d'accordo con questo punto di vista, ma lo riformulerei in un altro modo. Le regole di coordinamento dell'eurozona prevedono un solo meccanismo di aggiustamento all'interno dell'area dell'euro: la svalutazione interna. Se il paese ha un deficit della bilancia dei pagamenti dovrà compensarlo con una deflazione nei confronti degli altri paesi membri. E questo non solo è doloroso, ma anche inefficace. Le unioni monetarie possono funzionare solo se dispongono di meccanismi in grado di garantire aggiustamenti simmetrici. Vale a dire: i paesi in surplus devono fare la loro parte nell'aggiustamento strutturale. La strategia della svalutazione interna ha portato ad una perdita di credibilità della politica.

Zeit: sta parlando del paese dell'eccedenza, la Germania. Perché è la Germania ad avere il ruolo del  cattivo nel gioco?

Baccaro: la maggioranza degli italiani è stufa delle politiche di austerità. Non credono piu' all'argomento secondo il quale devono fare solo un'altra riforma strutturale per far tornare a splendere il sole. Negli anni scorsi si sono fatte molte riforme, ad esempio delle pensioni e del mercato del lavoro, ma la crescita non è tornata.

Zeit: lei è molto gentile nei confronti della Germania. Che cosa hanno fatto di sbagliato la sig.ra Merkel e il sig. Schäuble?

Baccaro: la rabbia degli italiani è diretta principalmente contro i loro stessi politici, non contro i tedeschi. E la maggioranza è contraria ad un ritorno alla lira. Tuttavia, gli articoli offensivi apparsi recentemente sulla stampa tedesca hanno attirato molta attenzione e causato molta animosità. E per quanto riguarda Frau Merkel, Herr Schäuble oppure gli altri politici, trovo difficile accusarli di qualcosa di diverso dalla miopia. Sono politici eletti e fanno cio' che pensano sia meglio per i loro elettori. Fino ad ora la strategia della crescita tedesca ha funzionato bene, anche se non per tutti allo stesso modo in Germania. L'errore di alcuni politici tedeschi è stato ritenere che cio' che ha funzionato per la Germania, probabilmente funzionerà anche altrove. Dovrebbero tuttavia capire una cosa: è impossibile che tutte le economie possano essere orientate all'export allo stesso tempo. E devono anche capire che la corda si puo' spezzare, se la si tira troppo. Forse ha già iniziato a rompersi.

Zeit: Emmanuel Macron vorrebbe evitarlo e per questo propone un parlamento della zona euro. Servirebbe ad evitare l'impressione fatale che sia la Germania in Europa ad avere l'ultima parola?

Baccaro: si' un parlamento dell'Eurzona potrebbe aiutare. Ma dovrebbe avere anche un potere reale su di un bilancio europeo con capacità di tassazione su scala europea. Inoltre, dovrebbe essere in grado di legittimare democraticamente l'introduzione di meccanismi di aggiustamento simmetrici. Cio' trasformerebbe l'Eurozona in una vera unione politica. Per il momento vedo poche possibilità. Non abbiamo bisogno di un parlamento che abbia solo un potere simbolico.

Zeit: Angela Merkel ha tenuto Emmanuel Macron per mesi in attesa di una risposta. Possiamo dire che l'iniziativa di Macron è già fallita - proprio ora, che in Italia al potere c'è un governo eurocritico e l'Europa dopo la debacle del G7 dovrebbe parlare con una sola voce?

Baccaro: al contrario, la posizione di Macron potrebbe essere rafforzata dalla turbolenze. Il governo tedesco potrebbe avere la sensazione di dover fare qualcosa. Dal mio punto di vista le proposte di Macron non si spingono sufficientemente avanti. Non sono in grado di risolvere la crisi italiana - e questa crisi rappresenta la piu' grande minaccia per l'UE.

Zeit: che cosa non le piace dei piani di Macron?

Baccaro: Macron vorrebbe un certo livello di messa in comune del rischio in materia di debito pubblico, per questo si scontra con la resistenza tedesca,. Allo stesso tempo vorrebbe rafforzare la capacità dei mercati finanziari di punire i paesi con un alto debito, come l'Italia. Temo che cio' accelererebbe la crisi, invece di fermarla. Supponiamo ci sia un attacco speculativo da parte dei mercati, il governo italiano non sarebbe tanto facilmente disposto a negoziare un memorandum con la troika di Bruxelles. A quel punto tutto sarebbe possibile. Potrebbe essere la fine dell'euro.

Zeit: il governo potrebbe semplicemente dimettersi

Baccaro: si' la pressione dell'eurozona e dei mercati finanziari potrebbe portare ad una capitolazione del governo, come nel caso del governo greco nel 2015. Questo scenario tuttavia secondo me è alquanto improbabile. La mia ipotesi è che se il nuovo governo dovesse trovarsi con le spalle al muro - come accadde allora al governo greco - preferirebbe far saltare in aria l'intero edificio. In un altro scenario invece l'UE accetterebbe che in Italia è la crescita ad avere la priorità e che il paese puo' applicare dei criteri meno stringenti sul deficit.

Zeit: i tedeschi non sarebbero particolarmente entusiasti

Baccaro: il governo tedesco dovrebbe modificare il suo corso politico in merito alla riforma dell'eurozona. Ma non credo sia molto probabile.

Zeit: non c'è altra soluzione?

Baccaro: tutt'altro. Si tratterebbe di ammettere che i sistemi economici dell'eurozona sono fra loro troppo diversi per una coesistenza pacifica. Per farlo bisognerebbe negoziare i termini di un divorzio consensuale. Questo dovrebbe essere fatto in modo che i partner, anche in seguito, possano continuare a parlarsi.

Zeit: se l'euro fallisce, fallisce l'Europa

Baccaro: credo di aver chiarito che è l'euro a rischiare di crollare, speriamo non accada all'Europa. Tuttavia ci troviamo ad un punto critico. Dobbiamo separare l'idea d'Europa dalla realtà concreta dell'euro. Il fallimento dell'euro, se dovesse arrivare, non dovrebbe portare al fallimento dell'Europa.


martedì 27 febbraio 2018

"L'Italia dovrebbe negoziare un'uscita ordinata dall'euro"

Lucio Baccaro, economista e filosofo italiano, è il nuovo direttore del prestigioso Max-Planck-Institut für Gesellschaftsforschung (MPIfG) di Colonia. In una recentissima intervista alla FAZ si schiera a favore di un'uscita ordinata dell'Italia dalla moneta unica. Dalla FAZ.net


Non ci sono molti ricercatori italiani di punta che riescono a fare carriera in Germania. Lucio Baccaro in questo senso è un'eccezione: dallo scorso settembre l'economista politico nato in Puglia nel 1966 è il nuovo direttore del prestigioso Istituto Max Planck per lo studio della società di Colonia. E ovviamente non vuole essere da meno rispetto al suo predecessore Wolfgang Streeck, il quale amava inserirsi nei dibattiti sociali: in una intervista alla FAZ Baccaro si schiera a favore di una uscita ordinata del suo paese dalla moneta unica. L'errore è stato soprattutto entrare nella moneta unica. "L'Italia dovrebbe negoziare un'uscita? Nel complesso sì!", dice Baccaro.

Il ricercatore giustifica la sua posizione, insolita fra gli economisti tedeschi, con i problemi strutturali dell'economia italiana emersi durante un lungo arco di tempo. L'uscita dall'euro potrebbe aiutare a risolverli. "Al momento dell'adesione alla moneta unica nel 1999 molti italiani hanno sognato di poter giocare nella Premier League delle economie nazionali", secondo Baccaro, "ma questo si è rivelato un errore". Lo sviluppo della Grecia all'interno dell'euro è stato un disastro. "L'Italia è il secondo disastro in ordine di grandezza", ha detto Baccaro. La produttività delle imprese italiane è stagnante da 2 decenni, l'economia cresce piu' lentamente di quella tedesca o francese e il rapporto debito pubblico/PIL è con oltre il 130% circa il doppio del rapporto tedesco. Con l'ingresso nella moneta unica il paese del sud-europa si è privato della possibilità di recuperare competitività internazionale attraverso gli aggiustamenti del tasso di cambio - "legandosi entrambe le mani all'albero della UE".

Baccaro, che oltre al suo incarico a Colonia ha una cattedra in sociologia all'Università di Ginevra, non è un amico delle politiche di austerità, tanto criticate nel sud-Europa e che spesso hanno imposto riforme strutturali dolorose. Al loro posto il ricercatore sostiene la necessità di favorire politiche sul lato della domanda che possano aiutare i paesi a crescita più' lenta. Soprattutto chiede che sia lo stato ad intervenire. "Quando la domanda interna e la domanda estera tendono a stagnare, spetta al governo spendere di piu', almeno all'inizio", ha detto il ricercatore. Nel caso dell'Italia cio' sarebbe difficilmente conciliabile con le regole del Trattato di Maastricht, secondo il quale il deficit annuo non dovrebbe superare il 3% del PIL, per Baccaro non si tratta di un criterio di esclusione: "abbiamo bisogno di alleggerire alcune di queste restrizioni, possibilmente quella del limite del 3%".

Anche se Baccaro, che originariamente ha studiato filosofia e in seguito economia, arriva alle sue conclusioni partendo da un punto diverso - la sua posizione sull'euro e sui programmi di spesa non è molto lontana da quella del partito euroscettico della Lega Nord o del partito di Silvio Berlusconi (Forza Italia). 

All'economia tedesca il nuovo direttore dell'Istituto Max Planck dà una pagella con luci e ombre. Da un lato "quella tedesca è la sola economia che nel passato è riuscita a passare da una crescita guidata dai salari ad una guidata dalle esportazioni". Dall'altro lato questo stesso modello di sviluppo in futuro potrebbe rivelarsi fatale per la Germania. All'ombra delle aziende esportatrici di successo è nato un ampio settore a basso salario - soprattutto nel settore dei servizi - con le conseguenti disuguaglianze sociali. La Germania non ha utilizzato le abbondanti entrate fiscali per cercare di aiutare questo gruppo sociale.