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martedì 4 febbraio 2020

Anche nel 2019 il surplus con l'estero tedesco è il piu' alto al mondo

Anche nel 2019, nonostante la guerra dei dazi e la Brexit, secondo i dati dell'istituto Ifo, i tedeschi hanno registrato un altro record nei conti con l'estero. Cresce l'export (di poco), rallentano le importazioni e soprattutto aumenta il saldo dei redditi primari derivanti da interessi e dividendi sugli investimenti esteri. Ne scrive Sputnik News 


La Germania nel 2019 ha esportato molto più di quanto ha importato: l'avanzo delle partite correnti tedesche è tornato a crescere e resta di gran lunga il piu' grande al mondo. Lo dimostrano gli ultimi dati dell'Institut für Wirtschaftsforschung (Ifo). Gli esperti giudicano in maniera controversa le conseguenze di un tale tendenza. 

Per il quarto anno consecutivo la Germania avrà il piu’ alto surplus con l’estero del mondo. "Prevediamo 293 miliardi di dollari o 262 miliardi di euro, pari al 7,6% del PIL. Nel 2018 era stato solo il 7,3 %", afferma Christian Grimme dell'Istituto Ifo, esperto di congiuntura economica. L'Unione europea ritiene che nel lungo periodo un avanzo con l’estero sia sostenibile fino ad un massimo del 6%. Le elevate eccedenze delle partite correnti tedesche, infatti, superano ampiamente gli obiettivi fissati dall'UE nell'ambito delle procedure di sorveglianza sugli squilibri macroeconomici e provocano pertanto forti critiche a livello internazionale. 


Gli economisti calcolano che il surplus delle partite correnti tedesche sia nettamente superiore a quello del Giappone, che registra un surplus di 194 miliardi di dollari (pari al 3,8 % Pil). La Cina si piazza al terzo posto con circa 183 miliardi di dollari (1,3 % del PIL). 

Al contrario, è probabile che gli Stati Uniti ancora una volta presentino il più grande deficit delle partite correnti del mondo - circa 490 miliardi di dollari. Ma ciò corrisponde solo al 2,3 % del PIL, sempre secondo I dati Ifo. Dietro ci sono il Regno Unito con un deficit di 117 miliardi di dollari (4,2 % del PIL) e il Brasile con $ 51 miliardi (2,9 % del PIL). 

La causa è la recessione? 

Questa volta, tuttavia, gli analisti ipotizzano che la recessione in corso nell'industria tedesca sia stata un importante fattore nel determinare il surplus record delle esportazioni: "l'import di beni è aumentato molto più lentamente", spiega Grimme. Dopo una forte partenza a inizio 2019, le esportazioni nel secondo trimestre non sono cresciute, chiarisce l'esperto economico. 

“Questo sviluppo è stato trainato principalmente da un crollo della domanda da parte del Regno Unito. L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, infatti, era originariamente prevista per la fine di marzo, per questo nel primo trimestre sono state acquistate più merci provenienti dalla Germania per riempire i magazzini in vista dell'introduzione delle imminenti barriere doganali", afferma il rapporto "Ifo". 

Ma già nella seconda metà dell'anno le esportazioni di merci sarebbero ripartite con forza. “L'aumento delle esportazioni verso gli Stati Uniti a causa del continuo deprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro USA, come la crescita delle esportazioni verso il Regno Unito, dove la domanda è tornata in qualche modo a salire, hanno determinato nella seconda metà dell'anno un netto aumento delle esportazioni tedesche. Al contrario nell'estate del 2019 le importazioni sono aumentate molto debolmente e la recessione industriale in corso in Germania ha rallentato le importazioni di beni intermedi" 

Il saldo dei redditi primari, che si basa principalmente sui reddito derivanti dagli investimenti all'estero, anche nel 2019, secondo i ricercatori Ifo, ha proseguito la sua forte crescita. Le eccedenze generate dai redditi primari rappresentano ormai il 37 % del surplus delle partite correnti tedeschie. Tale dato è generato da un reddito netto elevato proveniente da investimenti esteri diretti e investimenti in titoli. Gli economisti tuttavia sono ancora alquanto divisi su quanto possano essere considerati veramente redditizi gli investimenti tedeschi all'estero, osserva Grimme. 

Critica al surplus tedesco 

Non ci sono solo la Commissione europea e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ad essere infastiditi dalle enormi eccedenze tedesche. Anche il Fondo monetario internazionale (FMI) nel 2018 aveva già espresso la sua critica: "la persistenza di squilibri globali e condizioni di scambio sempre più inique alimentano dei sentimenti protezionistici", scriveva Maurice Obstfeld, capo economista del Fondo monetario internazionale (FMI), in un articolo su "Die Welt". Nell’articolo individuava una "minaccia di medio termine per la stabilità finanziaria globale". 

Il governo tedesco non vuole capire che le eccedenze comerciali tedesche violano le regole del commercio equo, critica l'ex sottosegretario Tedesco Heiner Flassbeck in un'intervista a Sputnik: 

"Non può esserci commercio equo se un paese continua ad avere delle enormi eccedenze", afferma Flassbeck. “La Germania ha un enorme surplus delle esportazioni verso il resto del mondo, perché fin dall'inizio dell'Unione monetaria ha praticato il dumping salariale senza aumentare i salari in maniera adeguata,” critica l'economista. “Ciò significa che la Germania si è procurata con l'inganno un vantaggio competitivo nei confronti degli altri partner europei. E ciò ha reso anche l'euro relativamente debole. Il dollaro USA in termini reali fino ad ora ha continuato ad apprezzarsi. Ciò significa che gli americani hanno continuato a perdere competitività. Questo infastidisce Trump e su questo punto ha pienamente ragione", afferma Flassbeck. 

Il noto analista finanziario ed esperto economico Folker Hellmeyer, invece, contraddice con forza questa posizione. Il saldo dell'export tedesco, secondo lui, sarebbe espressione dell'attrattività e della competitività dei prodotti Made in Germany: "perché abbiamo merci che sono richieste a livello internazionale". E ciò rende la Germania un forte paese esportatore. “Non siamo necessariamente più economici degli altri. Stiamo esportando nel segmento di mercato piu' alto. Ci comprano, non solo perché il prodotto è buono, ma anche perché offriamo la garanzia di un servizio anche in seguito", sottolinea l'analista capo di "Solvecon Invest" di Brema. 

Cifre inaffidabili per i saldi bilaterali 

Ultimo, ma non meno importante, gli esperti "Ifo" parlano anche dei saldi bilaterali delle partite correnti, ripetutamente criticati dal governo degli Stati Uniti. Il presente studio non ha deliberatamente affrontato questi aspetti, poiché gli attuali lavori di ricerca fanno emergere dei seri dubbi sull'affidabilità della base dei dati economici. Gli esperti economici Martin Braml (Ifo) e Gabriel Felbermayr (Ifw Kiel) hanno dimostrato che per ogni anno dell'ultimo decennio non è chiaro se l'UE abbia avuto un avanzo bilaterale delle partite correnti o un disavanzo nei confronti degli Stati Uniti. "Nel calcolo del saldo bilaterale delle partite correnti, le statistiche europee e americane mostrano una differenza di 180 miliardi di dollari (2017)", afferma lo studio. Secondo i dati delle partite correnti di Eurostat, invece, l'UE avrebbe un avanzo commerciale di 307 miliardi di euro, vale a dire meno del 2% del PIL europeo del 2018. Si tratta "in realtà di qualcosa impossibile", osservano i ricercatori.

lunedì 1 maggio 2017

Anche i sindacati tedeschi a favore di una riduzione degli avanzi commerciali con l'estero

Post a tema sindacale per il primo Maggio: la potente confederazione dei sindacati tedeschi DGB si schiera contro il governo e a favore di una riduzione degli avanzi commerciali con l'estero. Direttamente dal sito della DGB.


Ridurre gli avanzi con l'estero

Wolfgang Schäuble si sta inimicando il mondo intero. Dal FMI al candidato alla presidenza francese Macron, dalla Commissione Europea fino al presidente americano Trump: tutti chiedono un riequilibrio delle partite correnti tedesche. Tuttavia il governo federale - soprattutto il Ministro delle Finanze Schäuble - non vuole cedere. Non ci sono "misure ragionevoli che possano ridurre gli avanzi delle partite correnti tedesche", cosi' secondo Schäuble. Tutt'al piu' sono gli altri a dover fare qualcosa: se la BCE aumentasse i tassi e facesse salire il corso dell'Euro, l'avanzo tedesco scenderebbe da solo, fa capire il Ministro delle Finanze. Ignorare e restare fermi - questa è la strategia tedesca per affrontare gli squilibri, ed è molto pericolosa.

Stabilizzare l'economia

Prima di tutto gli avanzi con l'estero sono un problema per la stabilità dell'economia globale. Nel 2016 hanno raggiunto il valore record di 261 miliardi di Euro e da diversi anni sono sopra il 6% del PIL. Questo limite - di per sé già molto elevato - è stato fissato dall'UE come soglia di accettabilità. Alla fine vale sempre il solito principio: quando un paese importa meno di quanto esporta, ci sarà sempre un altro paese costretto ad importare piu' di quanto esporta, e quindi a consumare piu' di quanto produce. Questo gruppo di paesi pertanto è inevitabilmente costretto ad indebitarsi - una situazione che non è affatto stabile. All'interno degli stati questi problemi vengono risolti attraverso i trasferimenti - come ad esempio accade in Germania con i trasferimenti dai Bundeslaender piu' forti a quelli piu' deboli. Di questi trasferimenti a livello europeo il Ministro delle Finanze Schäuble naturalmente non vuole saperne. 

La Germania deve agire

In secondo luogo anche per la Germania non fare nulla è molto pericoloso. Perché c'è il rischio che siano gli altri a prendere l'iniziativa. Il presidente americano Trump in piu' occasioni  ha annunciato misure protezionistiche e dazi per le imprese tedesche. Se l'export tedesco dovesse essere fermato in questo modo, ci sarebbero conseguenze molto gravi per la Germania. Su una cosa Schäuble ha tuttavia ragione: la forza dell'export tedesco è dovuta alla qualità dei beni prodotti e alla domanda di questi beni che proviene dall'estero. Sarebbe perciò' assurdo voler ridurre il valore nominale delle esportazioni.


Rafforzare il potere d'acquisto, sostenere le importazioni

All'interno di questo quadro, il governo tedesco puo' e deve agire: puo' ridurre le dimensioni del settore a basso salario, promuovere la contrattazione collettiva e contribuire affinché i lavoratori nel nostro paese abbiano piu' denaro da spendere per poter acquistare prodotti esteri. Questo aiuterebbe le importazioni e spingerebbe le imprese ad investire in un mercato interno in crescita. Inoltre lo stato stesso puo' investire - nelle scuole, nelle infrastrutture e in molto altro. Gli investimenti privati e pubblici spingerebbero le importazioni e contribuirebbero alla riduzione degli avanzi con l'estero. Una tale strategia attiva avrebbe inoltre il merito di influire positivamente sulla qualità della vita in Germania. Sarebbe chiaramente molto piu' ragionevole, perché se continuiamo ad aspettare, a ridurre l'export tedesco ci penseranno una rivalutazione dell'Euro oppure le barriere doganali degli Stati Uniti.

domenica 30 aprile 2017

La solitudine dei primi della Klasse

Il governo tedesco continua a difendere con ogni mezzo gli avanzi commerciali con l'estero e su questo tema non intende mollare, ma è sempre piu' isolato, in Europa e nel mondo. Un'analisi molto interessante basata sui dati arriva da Querschusse.de


Anche nel 2017 è riemersa una discussione assurda: gli avanzi tedeschi con l'estero sono buoni oppure cattivi, e lo stato può' intervenire per gestirli e guidarli? Secondo il Ministro Schäuble, come al solito, è tutto molto chiaro: "Non ci sono misure ragionevoli che possano ridurre il surplus delle partite correnti tedesco e non abbiamo bisogno di adottare misure di politica economica per raggiungere questo obiettivo". I difensori degli avanzi commerciali esteri tedeschi che sulla scena internazionale continuano a difendere questa posizione sono alquanto isolati. Perché la realtà delle logiche economiche e i dati mostrano chiaramente il contrario!


Sviluppo del saldo delle partite correnti tedesche dal 1950. Nel 2016 il saldo ha raggiunto 261.309 miliardi di Euro, vale a dire l'8.3% del PIL nominale 

Il saldo delle partite correnti, insieme al conto capitale, è una parte fondamentale della bilancia dei pagamenti. La bilancia delle partite correnti riflette il saldo commerciale, la bilancia dei servizi, il conto dei redditi e i trasferimenti correnti con l'estero.


Lo sviluppo del saldo cumulativo su base mensile delle partite correnti tedesche dal gennaio 1956. Fino a febbraio 2017 si è accumulato un avanzo di conto corrente cumulativo di 2.451 miliardi di Euro! La tabella mostra chiaramente come questo squilibrio sia rapidamente cresciuto dopo il 2002 (+ 2.336 miliardi di Euro).

L'aggeggiamento di Schäuble e del governo federale, dei loro consulenti e dei partiti di governo è sempre lo stesso: i prodotti tedeschi sono molto richiesti, è questa la causa dell'avanzo commerciale tedesco. Sicuramente non è del tutto sbagliato ma è troppo sbrigativo. Un aumento dei salari causerebbe infatti anche un innalzamento dei prezzi dei prodotti tedeschi e in questo modo finirebbe per ridurne la competitività.

Per lo sviluppo della domanda interna i salari sono naturalmente importanti e su questo tema, attraverso una riforma fiscale ed una riduzione della pressione fiscale, lo stato potrebbe dare un contributo alla crescita dei salari netti reali. Da tempo ormai non sono piu' collegati alla crescita del PIL reale:


Lo sviluppo del PIL reale (blu) e dei salari netti reali (aggiustati per i prezzi)

In questo caso è evidente che la politica, i sindacati e la contrattazione collettiva hanno agito nell'interesse degli esportatori e dei grandi gruppi industriali. La partecipazione dei lavoratori è troppo bassa, cio' indebolisce la domanda interna e quindi l'import, a causa di cio' il costo del lavoro per unità di prodotto e i conseguenti prezzi all'esportazione restano relativamente bassi. Il risultato: grazie ad un Euro che per la Germania resta estremamente sottovalutato, metà del mondo viene invaso dalle esportazioni tedesche.

Comunque si voglia approcciare il tema, il quadro resta invariato:


Sviluppo della produttività del lavoro (rosso) e dell'indice dei salari reali (blu).

Lo stesso vale per gli investimenti, che sicuramente crescono, ma se consideriamo le condizioni di migliaia di ponti, di molti chilometri di rotaie e strade, delle scuole pubbliche e degli edifici pubblici è evidente che gli ammortamenti sono superiori agli investimenti lordi. Per questo il contributo alla riduzione degli avanzi con l'estero è sempre troppo basso ed insufficiente per favorire una maggiore domanda interna.


Lo sviluppo degli investimenti netti dello stato in miliardi di Euro dal 1960 al 2016.

Situazione simile se si guarda agli investimenti netti totali (pubblico piu' privato), aggiustati per i fattori di prezzo:


Sviluppo degli investimenti netti nell'intera economia dal 1960 al 2016 in miliardi di Euro.

Considerando la produttività dell'economia tedesca, il livello dei salari e delle pensioni è in media ancora troppo basso, fatto che implicitamente comprime il patrimonio netto mediano delle famiglie, rispetto agli altri paesi. Considerando un livello di investimenti dello stato troppo basso (pareggio di bilancio) e i pochi investimenti privati, aggiungendo l'elevata produttività dell'industria ed un Euro troppo debole per l'economica tedesca, è chiaro che per la Germania si vengono a creare giganteschi avanzi commerciali. La Germania vince e mette in grande difficoltà i partner della zona Euro, perché gli squilibri pesano e insieme all'export netto si esportano anche la disoccupazione e la mancanza di futuro per milioni di sud-europei nell'Eurozona. 

Esemplare il confronto fra lo sviluppo delle attività manifatturiere in Germania e in Italia:


I giganteschi avanzi commerciali tedeschi con l'estero e gli squilibri nel commercio estero mondiale non solo sono un pericolo per l'Eurozona, ma contribuiscono ad un crescente indebitamento di altre economie (prima di tutto UK e USA), e alla fine il flusso continuo di capitali genera gravi crisi finanziarie in cui una parte delle attività tedesche sull'estero, causate dalle eccedenze croniche, finiranno per essere bruciate. Si tratta di una politica economica e finanziaria sbagliata da cui in pochi (esportatori, gruppi industriali, banche, detentori di patrimoni) traggono vantaggi di breve periodo


I dati sul valore del patrimonio netto mediano delle famiglie tedesche nel 2014, dati BCE.


Importo delle pensioni, considerando i percettori di piu' pensioni, e il numero di percettori in milioni.


Confronto fra la quota di lavoratori che percepiscono un basso salario in alcuni paesi dell'Europa occidentale e dell'Eurozona nel 2014.

Saldo cumulativo delle partite correnti (blu), delle attività estere (rosso) e della differenza (verde).

Mentre gli avanzi delle partite correnti cumulativi nel quarto trimestre del 2016 raggiungevano i 2.410 miliardi di Euro, l'ammontare delle attività nette sull'estero di tutti i settori dell'economia tedesca ammontava a 1.705 miliardi. Si è quindi manifestato un gap di 705 miliardi di Euro, miliardi che probabilmente sono andati perduti nel casino' dei mercati finanziari. Il gap è in parte ancora nascosto, perché una parte significativa delle attività verso l'estero è composto dai crediti netti Target2, che probabilmente non saranno mai recuperati né recuperabili. Nel marzo 2017 si trattava di 829,7 miliardi di euro di credit Target 2.


Sviluppo dei saldi Target2 di Germania, Italia, e Spagna

Solo il massiccio ricorso al denaro della banca centrale tiene in vita l'Eurozona e nasconde tutti gli squilibri e le distorsioni.


Sviluppo della somma del bilancio della BCE in miliardi di Euro 

martedì 12 novembre 2013

Flassbeck: abbiamo disperatamente bisogno di debitori

Heiner Flassbeck, intervistato da Deutschlandfunk, torna a parlare della malattia profonda che affligge l'economia tedesca: troppo export e troppo risparmio. Abbiamo bisogno di debitori disposti ad assorbire i 180 miliardi di Euro di risparmio tedesco. Da dradio.de

Deutschlandradio: Heiner Flassbeck, pensioni piu' alte, piu' denaro per il sostegno ai figli, piu' soldi per le strade e i ponti, estensione della banda larga - cito solo alcuni dei punti su cui Unione e SPD avrebbero già trovato un accordo. E' già chiaro che alla fine di questa lista dei desideri non resterà molto?

Flassbeck: beh, dipende dal modo in cui si valuta la situazione generale, e la situazione generale è che la Germania non si trova in una fase di espansione economica, ma in una fase di stagnazione in un'Europa nel pieno di una profonda depressione. Prenda ad esempio il taglio dei tassi della BCE di ieri; ci mostra quanto disperata sia la situazione per l'Europa nel suo complesso. In una situazione come questa aumentare la spesa sarebbe molto utile, e lo stato non puo' tirarsi indietro. I bassi tassi della banca centrale indicano che non ci sono piu' debitori disponibili a fare nuovi debiti, in Europa e nel mondo. Lo stato non puo' certo dire, ora risparmiamo e non spendiamo piu' un Euro. Per il nostro futuro e per le generazioni che verranno dopo di noi, oggi invece di risparmiare, avrebbe molto piu' senso investire, perché di risparmiatori in giro ce ne sono già troppi.


Deutschlandradio: Herr Flassbeck, il suo suggerimento sarebbe quindi di fare piu' debiti e possibilmente aumentare anche le tasse?

Flassbeck: no. Aumentare le tasse in una situazione economica difficile non ha molto senso. Aumenti delle tasse hanno senso dal punto di vista della redistribuzione e anche da altri punti di vista, ma in questa  situazione specifica è necessario che la Germania stimoli la domanda interna. Dovrebbe essere la priorità assoluta. Abbiamo appena sentito l'avvertimento degli americani che ci hanno detto: così non potete andare avanti. La Germania non puo' continuare a vivere solo di export, e lo stesso vale per l'Europa e per il resto del mondo. Ovunque nel mondo abbiamo tassi vicini allo zero, e alla fine dovremo prendere atto di questo segnale. Qualcuno, in qualche luogo, prima o poi, deve fare dei debiti. Ora io non dico - e lei ha usato la bella parola "ordinato" - che lo stato deve "ordinatamente" spendere denaro. Io dico, qualcuno prima o poi dovrà fare dei debiti. Potremmo spingere le imprese tedesche a indebitarsi, che in realtà in una economia di  mercato sono il debitore naturale. Ma anche loro stanno risparmiando. E se tutti risparmiano le cose non possono funzionare, e non possiamo utilizzare sempre l'estero come un debitore, piuttosto, nel dubbio dovrebbe essere lo stato a fare qualche debito. Ci puo' essere risparmio, solo quando c'è qualcuno disposto a indebitarsi, per questa ragione non possiamo essere tutti dei risparmiatori. Dovremmo lentamente iniziare a tenere in considerazione questa semplice intuzione di contabilità macroeconomica. Discutiamo sempre come se fossimo completamente separati dal resto del mondo, ma invece non lo siamo.

Deutschlandradio: parliamo di altri argomenti di attualità. Li ripeto: pensioni piu' alte, assegni familiari piu' alti, investimenti per le infrastrutture, piu' banda larga. Misure che lei definirebbe sensate ed utili, indipendentemente dal modo in cui si potranno finanziare?

Flassbeck: gli investimenti in istruzione, infrastrutture e cura dell'ambiente sono assolutamente necessari ed utili, ed un'economia che sta andando ancora relativamente bene, dovrebbe impegnarsi in questi ambiti e fare qualcosa per il futuro. Lo ripeto ancora una volta: fare qualcosa per il futuro, oggi significa raccogliere i risparmi dei cittadini e investirli in maniera sensata. Fino ad ora i nostri risparmi sono andati sempre e solo verso l'estero, non puo' continuare in questo modo. E' il governo a dover decidere nel dettaglio quali sono le misure ragionevoli. Ma non dobbiamo perdere di vista il quadro economico generale. In materia di cura ambientale, infrastrutture generali, trasporti, ma soprattutto in materia di educazione, credo che in Germania ci sia bisogno di recuperare molto terreno, e ora è il momento giusto per affrontare questa necessità.

Deutschlandradio: poiché il gettito previsto in ogni caso non è sufficiente, si tratterà di...

Flassbeck: questo è il punto! Le entrate non sono sufficienti, vale a dire che lo stato in questo caso dovrebbe prendere a prestito e investire una parte di quei risparmi che sul mercato dei capitali non sanno dove andare, e che finirebbero altrimenti nelle operazioni da casino'. Questo sarebbe veramente sensato.

Deutschlandradio: questo significa fare altri debiti?

Flassbeck: si', certamente, fare altri debiti. Diciamolo ancora una volta in maniera chiara: quest'anno in Germania ci saranno altri 180 miliardi di risparmi aggiuntivi, che si aggiungono ovviamente ai risparmi già presenti! Devono andare da qualche parte. Lo stato non puo' dire: io non c'entro nulla, non ho alcuna intenzione di fare debiti. Chi dovrebbe essere allora ad utilizzare questi risparmi? Se questi risparmi non vengono assorbiti, l'economia tedesca avrà dei seri problemi. Fino ad ora è stato l'estero a fare debiti, ma ora gli altri paesi si sono stancati prendere a prestito. Noi non possiamo continuare a dire: noi non c'entriamo nulla, proseguiamo con il nostro modello economico. No, questo modello economico ci farà sbattere contro il muro. Dobbiamo capire che qualcuno deve fare dei debiti, e al primo posto ci sono le imprese tedesche, ma alla fine anche lo stato dovrà fare lo stesso.

Deutschlandradio: qualche debito lo abbiamo già, Herr Flassbeck. Il rimborso del debito non è piu' cosi' importante?

Flassbeck: vede, se 180 miliardi di risparmi arrivano sul mercato, è necessario che in qualche modo vengano impiegati. Non posso certo dire, beh ora ripaghiamo i vecchi debiti. In quel caso avremmo ancora piu' risparmio, avremmo allora 200 miliardi di Euro. Bisogna trovargli un impiego. Se non gli si trova un impiego, l'economia tedesca avrà dei seri problemi. Dobbiamo renderci conto che è necessario impiegare questi 180 miliardi di Euro. All'estero ormai sono in molti ad essere insolventi, non ne hanno piu' la possibilità. Abbiamo bisogno di investire da soli, e chi puo' farlo meglio delle imprese e dello stato? Ma per fare questo abbiamo bisogno di modificare la nostra politica economica, dobbiamo essere capaci di vedere queste relazioni. Altrimenti per l'economia tedesca non ci sarà un futuro.

giovedì 7 novembre 2013

Münchau: è inutile, certi concetti per qualcuno sono troppo difficili

Wolfgang Münchau su Der Spiegel ci ricorda quanto puo' essere difficile per i tedeschi capire che le partite correnti in avanzo non sono necessariamente il frutto di una maggiore competitività. Da Der Spiegel
I tedeschi continuano a considerare il boom dell'export come una prova della loro accresciuta competitività. Ma è soprattutto il segno della debolezza degli investimenti interni: chi ha un avanzo commerciale con l'estero, finirà per esportare i propri risparmi.

L'uscita del documento del Ministero delle finanze degli Stati Uniti con l'accusa verso i surplus commerciali tedeschi ha avuto un forte impatto. Sebbene non contenga nulla che non fosse già noto. Se un'economia molto grande come quella tedesca accumula un surplus pari al 6% del PIL, anno dopo anno, in una fase di stagnazione, allora l'impatto sull'economia mondiale sarà necessariamente poco piacevole.

Paul Krugman è cosi' arrabbiato per i surplus commerciali tedeschi che sul suo blog su  questo tema ha scritto sei post consecutivi - un onore che di solito concede solo agli estremisti di destra repubblicani. Il commento piu' intelligente sull'argomento a mio parere pero' è arrivato dall'economista britannico Simon Wren-Lewis dell'Università di Oxford. Egli scrive infatti che il problema non sarebbero gli avanzi in sé, piuttosto il dogmatismo del dibattito economico tedesco. In Germania si ritiene che tutti i paesi debbano seguire il modello tedesco ed  in questo modo ottenere degli avanzi commerciali - fatto impossibile da un punto di vista matematico. Visto che l'avanzo di un paese corrisponderà inevitabilmente al disavanzo di un altro paese.

Anche io trovo davvero sorprendente il fatto che ogni volta in Germania non si riesca ad afferrare anche l'aritmetica piu' semplice. Secondo il principio della partita doppia, per ogni transazione ci sono sempre due registrazioni - una per il flusso di merci fisiche e l'altra per il flusso finanziario. Da una parte un avanzo delle partite correnti significa un avanzo nell'export. Ci sarebbero anche altre voci che ne fanno parte, ma in questa discussione non sono importanti. Da un'altra, un avanzo delle partite correnti equivale ad un eccesso di risparmio rispetto agli investimenti.

Vogliono farci giocare peggio?

Nella discussione tedesca si tende sempre a sottolineare la prima di queste due voci: il flusso di merci. Giornalisti e politici di solito concludono che l'elevato avanzo commerciale è la conseguenza di una accresciuta competitività.

Il surplus di conto corrente puo' essere espressione, ma non necessariamente lo è, di una maggiore competitività. Per poterlo capire, bisogna spostare l'attenzione sulla seconda voce contabile. La Germania ha un cronico surplus di risparmio: risparmia piu' di quanto non investa. Da un punto di vista aritmetico i risparmi e gli investimenti nell'economia globale devono avere un saldo pari a zero. La terra resta un'economia chiusa in cui vale l'identità: risparmi=investimenti

Eccedenze di risparmio da una parte equivalgono ad un deficit altrove

Se su di un lato dell'economia ci sono degli avanzi sull'altro ci saranno dei deficit. La Germania e i Paesi Bassi attualmente hanno un avanzo delle partite correnti superiore al 6%. La zona Euro nel suo complesso si sta dirigendo verso un surplus del 3%. Dopo tutto stiamo parlando della seconda area economica mondiale. Il resto del mondo logicamente avrà un deficit, esattamente della stessa dimensione.

Visto che gli Stati Uniti non compensano piu' i disavanzi mondiali come facevano in passato emettendo nuovo debito, i deficit accumulati vengono trasferiti alle economie emergenti. Devono quindi importare denaro da noi - quel risparmio tedesco che non viene investito in Germania. Poiché il mercato dei capitali ancora non si è ripreso dallo scock della crisi finanziaria, il costo di questo denaro è piu' alto rispetto a quanto non accadeva in tempi normali. Le conseguenze sono una minore crescita per l'economia globale e una tendenza verso la deflazione nella zona Euro.

La sola possibilità realistica per far tornare in equilibrio l'economia mondiale è un significativo apprezzamento dell'Euro. La rivalutazione renderebbe l'import dalla zona Euro piu' costoso e ridurrebbe l'avanzo di conto corrente europeo. Questo apprezzamento tuttavia aumenterebbe le tensioni nella zona Euro e la pressione deflazionista, rendendo ancora piu' complicato l'aggiustamento interno. In Spagna per far tornare il paese competitivo gli stipendi non dovrebbero scendere del 20%, ma del 30 o 40 %. 

Data la pressione deflazionista ci sarebbe un ulteriore taglio dei tassi. Ma non avremmo ancora trovato una soluzione al problema centrale. Fino a quando la Germania ed altri stati continueranno ad avere un eccesso di risparmio, il resto del mondo sarà dipendente dai flussi di capitale esterni. E tutto cio' non c'entra nulla con la competitività.

martedì 1 ottobre 2013

Il boom dell'export di capitali tedeschi

La Bundesbank pubblica il riepilogo della posizione netta sull'estero della Germania a fine 2012: i capitali tedeschi alla ricerca di rendimenti piu' elevati hanno ripreso a fluire verso l'estero (+ 228 miliardi nel 2012), la prossima crisi finanziaria si avvicina. Da Bundesbank.de
Prosegue anche nel 2012 la crescita della posizione netta sull'estero della Germania. La posizione netta sull'estero rappresenta la differenza fra i crediti e i debiti verso l'estero di un paese e ci dà informazioni sulla quantità e la struttura delle attività finanziare che i residenti in Germania hanno verso l'estero, e sulle attività finanziarie detenute dagli stranieri in Germania.

Nel 2012 i crediti verso l'estero sono cresciuti del 6.5% raggiungendo i 7.036 miliardi di €, i debiti verso l'estero sono cresciuti piu' lentamente, del 3.5 %, raggiungendo i 5.928 miliardi di €. Un ruolo determinante è stato svolto dalla variazione dei crediti verso l'estero delle imprese e dei privati. Il trend generale è proseguito nonostante la riduzione degli impegni esteri da parte degli istituti finanziari, determinata dalla necessità di rafforzare i coefficienti patrimoniali. Poiché gli attivi esteri sono aumentati piu' rapidamente rispetto ai passivi, la posizione netta sull'estero della Germania nel 2012 è aumentata di 228 miliardi di Euro, salendo a 1.107 miliardi di € (41% del PIL),  dopo aver subito una leggera flessione nell'anno precedente.

La posizione netta sull'estero degli istituti finanziari (esclusa la Bundesbank) si è ridotta ulteriormente: alla fine del 2012 era positiva per 114 miliardi di €. I crediti verso l'estero sono diminuiti piu' rapidamente (- 4.1 %) rispetto ai debiti verso l'estero (-1.7%). Le banche sono state particolarmente caute nella concessione del credito. Alla fine dell'anno i crediti delle banche verso i debitori esteri erano diminuiti di 71 miliardi di €, mentre i debiti erano cresciuti di 48 miliardi di €.  

Le imprese e i privati, fra i quali sono considerate anche le assicurazioni e i fondi di investimento (esclusi i fondi monetari), nel 2012 hanno ulteriormente migliorato la loro posizione netta sull'estero (di 173 miliardi di € raggiungendo i 1.233 miliardi di €). Allo stesso tempo sono aumentati anche i debiti verso l'estero (6.5%), in maniera sensibilmente inferiore rispetto ai crediti. E' interessante notare che questo settore dell'economia ricorre a tutti gli strumenti di investimento disponibili. Questa tendenza è probabilmente il risultato della ricerca di rendimenti piu' elevati da parte degli investitori privati a causa dai bassi tassi in Germania, fatto che rende gli investimenti all'estero relativamente piu' attraenti. Forte crescita nei portafogli degli investitori tedeschi anche per le obbligazioni con un emittente estero: con un aumento di 157 Miliardi di € sono la voce principale nella variazione della posizione estera dei privati e delle imprese. Fra questi ci sono gli investitori istituzioniali che in portafoglio hanno titoli emessi dal fondo EFSF per un valore di 23 miliardi di €. Sul lato delle passività, l'aumento delle quotazioni dei titoli posseduti dagli investitori esteri ne ha determinato l'aumento. L'aumento del prezzo di mercato, infatti, ha aumentato il valore delle azioni di imprese tedesche detenute da stranieri e dei certificati di investimento, rispettivamente per 74 e 9 miliardi di €.

Il debito pubblico in mano estera alla fine del 2012 era pari a 1.055 miliardi di €. Come in passato questo sviluppo è stato determinato dalla reputazione di "porto sicuro" dello stato tedesco. Il volume dei crediti verso l'estero è cresciuto di 35 miliardi di € grazie alle diverse misure di sostegno nel quadro della crisi europea. Oltre ai crediti diretti verso la Grecia, il Portogallo e l'Irlanda nell'ambito del fondo EFSF, vengono considerati anche i contributi tedeschi al fondo ESM.

La posizione netta sull'estero della Bundesbank nel 2012 è cresciuta di 146 miliardi di €, raggiungendo 815 miliardi di €. Il valore delle riserve di valuta estera è variato di poco, per la loro crescita di 4 miliardi è stata determinante l'incidenza degli effetti di cambio. Decisiva per la crescita di altri 202 miliardi, fino ad un totale di 732 miliardi di € a fine 2012, è stata la variazione dei crediti Target nei confronti della BCE all'interno del sistema TARGET2. 


lunedì 16 settembre 2013

Chi sarà la prossima vittima? (dell'afflusso di capitali dalla Germania)

Fra i tanti effetti dell'austerità europea targata Merkel, ci sarebbe anche la tempesta monetaria che ha recentemente colpito i paesi emergenti. Un commento dall'interessantissimo blog WeitwinkelSubjektiv.de
Movimento delle valute nei confronti del dollaro negli ultimi 4 mesi
E' stato già sottolineato in un recente commento da Daniel Gros: i risparmiatori americani non possono essere considerati responsabili per l'enorme flusso di denaro su scala globale degli ultimi anni. La banca centrale americana puo' creare tutto il denaro che vuole, per poi trasferirlo alle banche americane. Ma alla fine gli americani - l'intera economia americana, dal 2009 ad oggi, anno dopo anno, ha visto aumentare i suoi disavanzi delle partite correnti con l'estero.

Misurati dal deficit delle partite correnti, tra il 2009 e il 2013, sono stati 2.240 miliardi. Il prossimo anno il FMI prevede altri 500 miliardi in piu'. La fonte dell'alluvione globale di denaro deve essere cercata da qualche altra parte, secondo Daniel Gros. Non puo' che essere in Europa. Già ora Italia e Spagna stanno collezionando, mese dopo mese, degli avanzi delle partite correnti - dopo aver visto crollare la domanda interna e quindi le importazioni.

Quest'anno nella zona Euro ci saranno 300 miliardi di dollari di avanzo corrente, anticipa il FMI. L'Europa ha superato la Cina, con i suoi 240 miliardi di dollari. E nei 15 maggiori paesi esportatori di petrolio messi assieme, gli avanzi correnti scenderanno di 100 miliardi di Euro, raggiungendo  i 600 miliardi di Euro.

La Germania continua a collezionare avanzi con l'estero, come se negli investimenti esteri non avessimo mai perso un centesimo. Ovviamente continuiamo ad investire i proventi fuori dal nostro paese: nei 12 mesi fino a luglio 2013, secondo la bilancia dei capitali della Bundesbank, sono stati 250 miliardi di Euro - il 70% in piu' rispetto ai 12 mesi precedenti. Vale a dire il 9% del nostro PIL, oppure 50 volte il costo del nuovo aereoporto di Berlino.

Anche se i tedeschi, gli italiani o gli spagnoli avessero investito i loro risparmi nei titoli di stato degli Stati Uniti, alla fine i responsabili per l'alluvione di denaro nei paesi emergenti siamo noi europei - anche se l'ultimo dollaro atterrato in Brasile, India o Indonesia fosse stato investito da un fondo pensione americano. Con la nostra austerità e la nostra compressione salariale abbiamo scatenato la guerra valutaria, che il Brasile nel 2010 aveva già denunciato.

E cosi' in ultima istanza i responsabili della fuga di capitali che sta facendo affondare le valute dei paesi emergenti siamo noi. Anche se la responsabilità sembrerebbe della banca centrale americana e della sua decisione di ridurre gli acquisti di titoli. "Se non altro, i leader dei paesi emergenti dovrebbero lamentarsi per l'austerità europea, non per il quantitative easing americano", scrive Daniel Gros. E ancora:

"Poiché i capitali stanno fuggendo dai mercati emergenti, questi paesi presto saranno costretti ad adottare le loro misure di austerità e ad ottenere degli avanzi correnti, un po' come sta facendo oggi la periferia Euro. Ma poi chi potrà e vorrà andare in disavanzo con l'estero? 

Due delle 3 principali economie del mondo vengono in mente: Cina, data la forza del suo bilancio, e l'Eurozona, dato lo status di valuta riserva assunta dall'Euro. Ma entrambe sembrano impegnate nell'ottenere degli avanzi con l'estero (i due piu' grandi al mondo). Quindi, a meno che gli Stati Uniti non riprendano il loro ruolo di consumatore di ultima istanza, l'ultimo attacco di nervosismo dei mercati finanziari globali indebolirà nuovamente l'economia globale. E ogni ripresa globale promette di essere sbilanciata - sempre che si materializzi"

Anche altri paesi sono stati colpiti dalla nostra cascata di denaro: l'Europa dell'est, durante la recente crisi valutaria dei paesi emergenti è rimasta sorprendentemente stabile - alcune valute si sono addirittura apprezzate rispetto al dollaro. Anche i paesi in avanzo con l'estero come la Corea dovrebbero essere vigili. La Svizzera invece, stabilendo un limite minimo,  ha costruito un muro di fuoco nei confronti dell'Euro - gli interventi della banca centrale svizzera hanno l'effetto di un aspirapolvere, e la tempesta dei capitali si sposta verso la BCE oppure i paesi Euro.

Movimento nei confronti del dollaro negli ultimi 4 mesi
Che cosa succede invece con la Gran Bretagna o la Francia, l'ultimo paese nella zona Euro a ricevere un significativo afflusso di capitali (=partite correnti in deficit)? In questi paesi si sta creando la prossima bolla esplosiva? Data la valanga di risparmi presenti in Germania, alla fine dovremmo essere felici di avere un programma come l'OMT della BCE: per quando scoppierà la bolla letale. 

Se i paesi esportatori di petrolio fossero intelligenti, avvierebbero un programma di investimenti, in modo da ridurre la loro dipendenza dall'export di petrolio. Un po' come proposto dal DIW (Deutsches Institut für Wirtschaft) per la Germania. Se almeno una volta in Germania riuscissimo a svegliarci!

sabato 13 aprile 2013

Flassbeck: Berlino fa finta di non capire

Adesso è ufficiale, Berlino fa finta di non capire le logiche della crisi Euro e si rifiuta di cooperare alla sua soluzione. Le prove: la risposta del governo federale ad un'interrogazione parlamentare dei Verdi. Da Flassbeck Economics.
Il 20-03-2013 il governo federale ha risposto ad una interrogazione del gruppo parlamentare dei Verdi (BÜNDNIS 90/DIE GRÜNEN) sul "Coordinamento delle politiche salariali e la riduzione degli squilibri delle partite correnti" (Lohnpolitische Koordinierung und Abbau von Leistungsbilanzungleichgewichten). La risposta, grazie a una domanda molto precisa, è sia un interessante documento sulle posizioni del governo federale, che una testimonianza delle barriere intellettuali che impediscono una soluzione pacifica dell'Eurocrisi. Il riassunto del documento è: il governo federale non è disponibile a riconoscere la logica delle relazioni macroeconomiche generali. Se questo rifiuto sia basato su tattiche elettorali e riflessioni strategiche sull'Europa oppure sia una convinzione profonda, non è dato capirlo.

Per i nostri lettori riassumiamo le 13 pagine di questo documento e le commentiamo affinché possa emergere il nostro crescente scetticismo sulla possibilità di un salvataggio della moneta unica nella sua forma attuale. L'unico raggio di luce che abbiamo potuto scorgere nella dichiarazione del governo è l'ammissione che i temi al centro dell'Eurocrisi sono gli squilibri delle partite correnti e le politiche salariali. Chi ha avviato l'interrogazione almeno avrà questo merito.

Il tema centrale della tesi governativa, con cui si puo' già mostrare la parte principale dell'inconsistenza logica, l'abbiamo menzionata nel titolo di questo contributo. E sarebbe: "Alti e persistenti deficit delle partite correnti sono piu' critici rispetto ad elevati e duraturi avanzi correnti". Da un punto di vista microeconomico l'affermazione puo' essere spiegata solo se si considerano i paesi come singole persone all'interno di un mondo piu' grande fatto anche di altri individui. Sempre da un punto di vista microeconomico è chiaro che un risparmiatore non avrà mai un problema sul mercato dei capitali in quanto sarà considerato solvibile. Non avendo vissuto al di sopra dei propri mezzi, il risparmiatore non potrà essere accusato di aver causato una crisi di debito. Soprattutto egli è in condizione di generare un reddito cosi' alto, da poterne mettere da parte una parte per i periodi piu' difficili. Si suppone che economicamente non gli sia andata male.

Al contrario, da un punto di vista microeconomico, un debitore puo' finire in difficoltà per i suoi debiti quando la solvibilità viene meno oppure quando nessuno crede piu' alla sua capacità di ripagare i debiti, fatto che puo' avere a che fare con il livello di indebitamento raggiunto. Fare debiti significa vivere al di sopra dei propri mezzi, spendere piu' di quanto si incassi, oppure consumare piu' di quanto il proprio reddito possa permettere. Da un punto di vista microeconomico, vivere al di sopra dei propri mezzi in maniera duratura porta alla creazione di debito. E dal suo comportamento dipende anche il fatto che un giorno i suoi debiti saranno cosi' alti che nessuno vorrà piu' prestargli denaro. Il debitore non avrà avuto un successo economico tale da potersi garantire lo standard di vita che si era scelto.

Per il governo federale, senza alcun dubbio, i "buoni risparmiatori" sono i paesi con un avanzo delle partite correnti mentre i "cattivi debitori" i paesi con un disavanzo delle partite correnti. Da un punto di vista puramente contabile è infatti vero che un saldo positivo delle partite correnti aumenta la posizione attiva verso l'estero, mentre un disavanzo corrisponde ad un aumento dei debiti. Se consideriamo i singoli paesi come se fossero dei risparmiatori, sia che si tratti di fare avanzi o disavanzi delle partite correnti, secondo questa logica microeconomica sarà subito chiaro di chi è la colpa quando ci saranno problemi di bilancia dei pagamenti e conseguenti problemi di stabilità: il debitore, vale a dire il paese con il persistente disavanzo delle partite correnti. Per questa ragione, alti e persistenti deficit delle partite correnti devono essere valutati in maniera piu' critica rispetto ai corrispondenti avanzi delle partite correnti. E per questa ragione nel “Six-Pack" del 2011, a entrambe le forme di squilibrio sono state assegnate diverse soglie di allarme: sulla media degli ultimi 3 anni i deficit delle partite correnti sono considerati un pericolo se superano il 4 % del PIL, gli avanzi solo se superiori al 6 % del PIL.

La risposta del governo alla domanda sulla responsabilità tedesca negli squilibri delle partite correnti degli stati EMU è la seguente: "gli avanzi delle partite correnti devono essere considerati non problematici, quando - come nel caso della Germania - sono il risultato di un elevato livello di competitività delle imprese in mercati mondiali altamente concorrenziali". Di conseguenza il governo considera un obiettivo chiave del processo di aggiustamento concordato dalla Troika con i paesi membri "il miglioramento della competitività e della performance economica, in particolar modo dell'export". Tradotto nella logica microeconomica, questo significa che tutti dovranno diventare risparmiatori.

Come cio' debba essere raggiunto ce lo spiega sempre il governo federale: poichè "il problema centrale per la competitività dei paesi in crisi...è stata una dinamica salariale non sufficientemente orientata allo sviluppo della produttività", "le riforme del mercato del lavoro concordate con i paesi in crisi...fra l'altro hanno l'obiettivo della flessibilizzazione del salario, che in futuro dovrà essere orientato allo sviluppo della produttività. Questo è un requisito fondamentale per garantire l'occupazione e aumentarla".

Potrebbe sembrare in qualche modo coerente, ma non lo è. Il modo piu' semplice per capirlo, è considerare la specularità degli avanzi e dei deficit delle partite correnti. La loro somma (in tutto il mondo) deve essere sempre pari a zero. Nella trattazione microeconomica non sembra cosi' chiaro poiché si pensa sempre ad un singolo risparmiatore e ad un singolo debitore. Non si riflette abbastanza sul fatto che se il mondo fosse composto da un solo risparmiatore e da un solo debitore, uno non potrebbe risparmiare, se l'altro non si indebitasse. Se qualcuno vuole vivere al di sotto dei propri mezzi, ha bisogno di qualcuno che voglia vivere al di sopra dei propri mezzi. Se il risparmiatore non trova qualcuno cosi', allora o non potrà risparmiare (dovrà consumare tutto il reddito da sé) oppure dovrà necessariamente cambiare il proprio comportamento.

E poiché questa logica macroeconomica, a dispetto di tutte le categorie morali usate come "debitore" e "vivere al di sopra dei propri mezzi", non potrà essere abrogata allo stesso modo in cui non puo' esserlo la forza di gravità su questa terra, la trattazione microeconomica, secondo la prospettiva della "casalinga sveva" è necessariamente fuorviante, se si ha l'intenzione di risolvere la crisi Euro.

Una difesa degli avanzi commerciali, definiti come "non problematici" poiché basati sulla competitività, è semplicmente assurda, in quanto tautologica. Su cos'altro dovrebbero basarsi gli avanzi commerciali? L'accresciuta competitività di un paese nei confronti dei suoi vicini puo' essere dovuta a piu' fattori, ad esempio un aumento della produttività che non si è trasferito in maniera completa sui salari reali, oppure al dumping salariale, al ricatto dei fornitori, alla corruzione, all'evasione fiscale oppure ad altri fattori che tengono i prezzi piu' bassi rispetto ai paesi concorrenti.

Oppure si verifica perché un paese si è attenuto all'obiettivo standard di inflazione dell'unione monetaria, ma un altro membro non lo ha fatto. Allora, e solo allora, questa competitività relativa e i conseguenti avanzi commerciali potranno essere in qualche modo giustificati. E quel membro dell'unione monetaria potrà argomentare: sono stati gli altri membri che avrebbero dovuto con la loro politica salariale attenersi all'obiettivo di inflazione concordato.

Il mantenimento di un obiettivo di inflazione in sé non ci dice se il livello di competitività verso l'estero è giusto oppure no. Non ci dice nulla sui mezzi con cui l'inflazione obiettivo è stata raggiunta, se questi sono corretti o meno. Se ad esempio in un paese si applica il dumping salariale, oppure se le imprese private devono pagare tangenti per tenere le fabbriche aperte e nonostante cio' i prezzi dei prodotti salgono coerentemente con l'obiettivo di inflazione e il paese resta competitivo. La società di questo paese ha tuttavia un problema di redistribuzione e di giustizia sociale al proprio interno.

Una divergenza fra la competitività di alcuni paesi che rispettano gli obiettivi e altri che non lo fanno, non puo' essere "Non problematica". Poiché inevitabilmente il problema del debito prima o poi emergerà. Ma cio' puo' accadere solo quando la banca centrale dell'unione monetaria dorme. Poiché non appena si percepisce che ci sono due tipi di paesi, quelli che mantengono i loro obiettivi di inflazione, e altri che restano al di sopra, sarà chiaro che il tasso di inflazione fissato collettivamente non viene rispettato. E allora si dovrebbe intervenire con una politica dei tassi orientata alla stabilità, in modo da evitare tali divergenze permanenti.

Ma il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) tedesco è di circa il 20% inferiore rispetto agli obiettivi della BCE e inferiore rispetto al CLUP dei paesi in crisi, che in parte sono già impegnati in un processo deflattivo con tutti gli effetti catastrofici sulla rispettiva domanda interna. Se i paesi in crisi vogliono uscire dalla loro posizione di indebitamento per poter tornare un giorno sul mercato dei capitali, dovranno smetterla di accumulare ulteriori disavanzi delle partite correnti, riportandole in territorio positivo. Vale a dire ripagare i loro debiti esteri. Questo richiede pero' necessariamente che gli altri paesi, preferibilmente quelli che fino ad ora sono stati in avanzo, facciano dei deficit.

In questo scenario è privo di ogni logica economica il fatto che la Germania difenda i suoi avanzi commerciali e si opponga alle sanzioni, come accaduto nel trattamento asimmetrico dei deficit e dei disavanzi nel "Six-pack". Quanto alla fine sia contradditoria la posizione del governo lo si puo' vedere anche nel documento ufficiale in questione, laddove si cita un'analisi della Commissione Europea e un rapporto mensile della Deut­sche Bun­des­bank: da una parte si dice che un aumento dei salari tedeschi non causerebbe necessariamente un peggioramento delle partite correnti tedesche, o addirittura un loro miglioramento, dall'altro si dice che nei paesi in crisi lo sviluppo dei salari nominali non collegato alla produttività è stata la causa principale per la loro bassa campetitività.

Se tutta l'Europa dovesse copiare la strategia tedesca, come del resto il governo federale spera apertamente, la mancanza di una logica prima o poi verrà fuori. Non tutti i paesi potranno migliorare la loro competitività. La competitività - non lo si ripete mai abbastanza - è un concetto relativo. Fare finta di credere che tutti possano emulare la Germania è irresponsabile perchè cio' porterà a dei duri conflitti con i paesi che già ora stanno facendo degli sforzi, e che presto capiranno che questi sforzi non hanno portato a nulla.

La Cancelliera nel suo discorso a Davos del 24 gennaio ha sostenuto che l'Europa nel suo complesso dovrà diventare piu' competitiva, e cio' significa che l'Europa e l'unione monetaria nel lungo periodo dovranno accumulare degli avanzi commerciali con il resto del mondo. Ma tutto cio' è falso, e lo abbiamo detto piu' volte: il resto del mondo avrà sempre la possibiltà di svalutare la propria moneta nei confronti dell'Euro. E di questa possibilità farà sicuramente uso se dovesse trovarsi a rischio di una crisi di debito come accaduto ai pesi del sud Europa. Anche questo tema monetario, non è difficile prevederlo, ci terrà occupati ancora per molto tempo. 


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