lunedì 15 maggio 2017

Macron e l'Europa tedesca

Telepolis pubblica un articolo molto interessante di Eric Bonse, giornalista esperto di temi europei e redattore del blog "Lost in EUrope": le riserve tedesche dopo l'elezione di Macron non sono dettate dall'impossibilità di modificare i trattati o dal fatto che la Francia non voglia fare i compiti casa, ancora una volta alla base di tutto c'è l'irrisolta questione tedesca e il tentativo di Merkel di difendere il comodo status quo in cui si trova la Germania dall'inizio della crisi. Ma Schäuble e Merkel devono fare molta attenzione, perché probabilmente Macron è l'ultimo amico di Berlino rimasto a Parigi. Da Telepolis


La questione tedesca è tornata. Ma questa volta a sfidare apertamente l'egemonia tedesca nell'UE non sono i ribelli greci, i britannici stanchi dell'Europa o i nazionalisti polacchi. Questa volta è un francese simpatico e giovane che ritiene fondamentale l'amicizia con la Germania e si trova in piena sintonia con il "trip neo-liberista" della Cancelliera: Emmanuel Macron, l'ottavo presidente della Quinta Repubblica Francese solleva ancora una volta la vecchia questione sul ruolo della Germania in Europa.

Più' precisamente, questa volta le domande sono due: riuscirà Macron a trasformare la Francia in un partner allo stesso livello della Germania spingendo all'estremo le riforme neo-liberiste? E la Germania tornerà a puntare sulla vecchia dialettica franco-tedesca e a cercare compromessi con Macron per far avanzare tutta l'UE? La prima domanda ce la si pone soprattutto a Berlino, la seconda a Parigi e a Bruxelles.

Non si tratta certo di far rivivere il vecchio "direttorio" con il quale Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno guidato l'UE in maniera alquanto discutibile durante l'Eurocrisi. Il motore franco-tedesco è morto e non verrà nemmeno riavviato. Ma è altrettanto obsoleto il modello con il quale Merkel è riuscita a difendere il suo potere dopo l'uscita di scena di Sarkozy. Olanda e Finlandia funzionavano da "junior partner" e insieme alla Gran Bretagna riuscivano a mettere la Francia in minoranza.

Con la Brexit la Germania perderà il partner piu' importante per attuare politiche neo-liberiste.

Non è stato certo un caso è non è accaduto per un'emergenza, come a Berlino invece si vorrebbe far credere. La Francia del successore socialista di Sarkozy, Francois Hollande, non è stata esclusa all'improvviso. La crisi politica ed economica a Parigi non è mai stata cosi' forte da permettere a Berlino di ignorare completamente il vicino. Merkel e il suo Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble hanno deliberatamente estromesso la Francia con l'obiettivo di imporre il loro corso politico all'interno dell'UE.

Dopo Brexit tuttavia non potrà continuare allo stesso modo. Con l'uscita della Gran Bretagna la Germania perderà il partner piu' importante per una politica neo-liberista, mentre la Francia guadagna peso relativo in Europa. Con Macron entra al Palazzo dell'Eliseo un uomo che non puo' essere etichettato come un presidente "Lame Duck" o come un socialista di sinistra sempre pronto alla rissa. Ciò rende la situazione per Merkel e Schäuble ancora piu' complessa.

Macron rilancia proposte vecchie e conosciute

Anche per Macron l'inizio non sarà facile. Egli stesso dovrà liberarsi dall'abbraccio troppo stretto della Cancelliera per non essere considerato una marionetta di Merkel. Per poter mettere in pratica i suoi progetti dovrà poi conquistare una maggioranza all'Assemblea Nazionale. E sulle questioni di politica europea devrà uscire da una posizione difensiva. Sotto Hollande la Francia aveva solo reagito, e mai agito.

Ora deve cambiare tutto. Macron potrà riprendere le vecchie posizioni di Hollande, che egli stesso come Ministro dell'Economia aveva contribuito a sviluppare. L'offensiva dovrebbe iniziare con dei congressi fondativi da tenersi in tutti i paesi UE. Potrebbero fertilizzare il dibattito in corso sul futuro dell'UE e dare ai cittadini una voce. In una seconda fase Macron vorrebbe promuovere una riforma dell'Eurozona. Un bilancio unico, un Ministro delle Finanze unico ed un Parlamento dell'Eurozona. Propone anche degli Eurobond, ma in maniera alquanto vaga.

Non si tratta tuttavia di rivendicazioni rivoluzionarie, al contrario. Macron riprende proposte ben note alle istituzioni europee, proposte che erano incluse nel cosiddetto "Rapporto dei 5 presidenti" per una "unione monetaria completa". Questo rapporto era stato redatto fra gli altri dal Presidente della BCE Mario Draghi, dall'ex Presidente del Parlamento Martin Schulz (SPD) e dal Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Dovrebbe far ripartire tutte quelle riforme che durante l'Eurocrisi erano state lasciate a metà e che restano necessarie per scongiurare nuovi shock.

La Germania di Merkel dice Nein

La Germania dice Nein. Già un anno fà Merkel aveva fatto in modo che il "Rapporto dei 5 presidenti" non entrasse come previsto nel processo legislativo dell'UE, ma finisse direttamente nel cestino. Oggi le proposte di Macron vengono rappresentate come se arrivassero da un paese dei balocchi socialista oppure come se fossero del tutto irrealistiche. I piani non avrebbero una maggioranza e possono essere attuati solo con modifiche ai trattati che nessuno vuole, almeno cosi' si sosteneva in maniera difensiva a Berlino.

Tutto ciò' è falso. Dietro ai piani di Macron c'è tutta Bruxelles, il Parlamento europeo vorrebbe addirittura andare molto piu' in là. E' dalla Brexit che chiede una rifondazione dell'UE e naturalmente anche una riforma dell'Eurozona. Non è Macron ad essere isolato ma Merkel, che si nasconde dietro argomenti giuridici fasulli.

La seconda linea difensiva tedesca è ancora piu' ridicola: Macron dovrebbe prima di tutto fare i suoi "compiti a casa" e avviare le riforme strutturali, prima di poter discutere alla pari con Merkel. In altre parole: senza un'Agenda 2010 francese ed un budget pubblico vicino al pareggio di bilancio non se ne parla proprio. Questo argomento è alquanto fallace. Perché da un lato Macron è proprio l'uomo che si è battuto per quelle riforme cosi' controverse. Con la legge Macron, una riforma del mercato del lavoro, nel 2016 ha scatenato una rivolta in Francia. Dall'altro lato anche la Germania non ha fatto i propri "compiti a casa", come gli esorbitanti e incontrollabili avanzi commerciali testimoniano. Recentemente è stato segnato un nuovo record storico. 

Se si dovesse aspettare fino a quando la Francia non ha azzerato il suo deficit di bilancio e la Germania non ha ridotto il suo avanzo con l'estero, allora nei prossimi anni non si potrebbe avviare nessuna politica europea comune.

Le riserve ufficiali di Berlino non dovrebbero essere prese come oro colato. Alla fine per Merkel e Schäuble si tratta piu' che altro di difendere il comodo status quo in cui si trova la Germania all'intero dell'UE e la tanto contrastata "europa tedesca" (Ulrich Beck).

Che ora ci si schieri non solo contro i politici europei di Bruxelles, ma anche contro l'ultimo amico di Berlino a Parigi, non sembra disturbare i seguaci e i consiglieri di Merkel. Con una buona dose di "Merkeliavellismo" (Beck) stanno cercando di mettere l'uno contro l'altro, Macron, Juncker, la Francia e l'UE.

Ma se la Francia fallisce, fallisce l'Europa. E questo dovrebbe essere chiaro a tutti dopo le elezioni presidenziali, anche a Berlino. La crisi ancora in corso, durante la quale la Germania ha guidato l'Europa non è finita con l'elezione di Macron. Al contrario: ha raggiunto anche i rapporti franco-tedeschi e rischia di scuotere le fondamenta stesse della costruzione europea. Dietro la crisi francese si nasconde la questione tedesca - ancora una volta. 

domenica 14 maggio 2017

Der Spiegel intervista Schäuble

Il Ministro delle Finanze tedesco Schäuble dopo l'elezione di Macron è molto attivo con la stampa e rilascia un'importante intervista a Der Spiegel.  La sua posizione è sostanzialmente immutata: a parte una timida apertura verso un piano di investimenti europeo, ritiene che i paesi in crisi devono prima di tutto fare i soliti compiti a casa, poi, forse, si potrà parlare anche di solidarietà. Sul tema degli avanzi commerciali non arretra di un centimetro: non è colpa del governo se i prodotti tedeschi sono cosi' richiesti. Da Der Spiegel


Spiegel: Sig. Ministro, il nuovo presidente francese Emmanuel Macron la prossima settimana visiterà Berlino per presentare i suoi piani per il rilancio delle relazioni franco-tedesche. Il governo federale ha trovato un potente alleato in Europa oppure un avversario?

Schäuble: Macron vuole un'Europa piu' forte, esattamente come la Cancelliera e me. Il nuovo presidente mi ha molto colpito quando dopo la vittoria è salito sul palco del Louvre accompagnato dall'inno europeo. E' un simbolo molto potente. Chiaro: Macron è un nostro alleato

Spiegel: Macron tuttavia vorrebbe anche un cambiamento dell'UE e della Germania. Prima di tutto chiede che il governo tedesco metta a disposizione piu' risorse per l'Europa. Cercherà di andargli incontro?

Schäuble: in primo luogo Macron vuole dei cambiamenti in Francia, e noi lo sosteniamo in questo sforzo. Macron ha mostrato coraggio, nella misura in cui ha fatto una campagna elettorale pro-riforme e pro-europea, contro l'opinione della maggioranza del partito socialista. Ora Macron deve cercare di ottenere una maggioranza parlamentare per i suoi piani di riforma del mercato del lavoro. Noi tutti ci auspichiamo che riesca a farlo.

Spiegel: per il leader della SPD Martin Schulz non bastano gli auguri amichevoli. Chiede un sostegno più' aperto per Macron, mentre la Cancelliera si è espressa in maniera alquanto tiepida nei suoi confronti. Non vede nessuna necessità, cosi' ha detto, di modificare la sua politica dopo l'elezione di Macron.

Schäuble: se vogliamo fare un'Europa piu' forte, ogni paese deve prima di tutto pensare a rafforzarsi. Vale per l'Italia e per la Francia, vale anche per la Germania. E poi possiamo parlare in Europa anche di come migliorare il funzionamento della nostra comunità. E' l'ordine corretto. Inoltre non si deve cercare di cooptare un presidente francese solo per una evidente manovra elettorale. In questo modo non si sta facendo un favore alle relazioni franco-tedesche. La Cancelliera ha dato la risposta giusta, caratterizzata da rispetto e prudenza.

Spiegel: il vice-Cancelliere Sigmar Gabriel l'accusa di essere troppo tiepido nei confronti di un piano europeo di investimenti.

Schäuble: il nuovo Ministro degli Esteri apparentemente ha più' idee ora per lo stimolo della domanda attraverso gli investimenti di quante non ne avesse quando era Ministro dell'Economia. In quella posizione non ha certo fatto passi avanti sul tema. Se ci sono possibilità concrete di rafforzare gli investimenti, non saremo certo noi a farle fallire. Macron ha sicuramente ragione: agire di piu', parlare di meno.

Spiegel: Macron ha parlato spesso anche degli avanzi delle partite correnti tedesche. Li considera "insostenibili" e come il presidente americano Trump, o il FMI chiede che vengano ridotti. Alla fine cederà alle pressioni?

Schäuble: io chiederò' a Macron, come al FMI, che cosa devo fare esattamente. Il FMI chiede da  tempo un aumento degli investimenti pubblici. Nel frattempo abbiamo fatto cosi' tanto per gli investimenti che non siamo in grado di spendere i nostri soldi.

Spiegel: allora tutti si agitano inutilmente

Schäuble: è vero che l'avanzo delle partite correnti tedesche, con oltre 8 punti di PIL di surplus è troppo alto. Nei prossimi anni probabilmente scenderà, cosi' pare, ed è anche un bene che accada. Chi ci critica dovrebbe tuttavia anche chiedersi quali sono i veri motivi della forza delle nostre esportazioni.

Spiegel: prosegua pure

Schäuble: il surplus non ha cause politiche. E' da ricondurre all'elevata competitività dell'economia tedesca, ma anche al fatto che siamo parte di una unione monetaria. Il presidente della BCE ha scelto una politica dei bassi tassi di interesse e per questa scelta ha ottenuto un forte consenso internazionale, dal FMI fino a Macron. In questo modo anche il corso dell'Euro è sceso, fatto che rende i prodotti tedeschi ancora piu' economici sui mercati mondiali e quindi piu' attraenti. Se non ci fosse l'Euro, gli avanzi esteri tedeschi sarebbero probabilmente solo la metà di quello che sono oggi.

Spiegel: vuol dire che la colpa è degli altri. E che il governo tedesco non puo' fare nulla.

Schäuble: no, pero' vale la pena cercare le vere cause. Per limitare gli avanzi commerciali in Germania si potrebbero ad esempio ridurre le tasse. Chi è contrario? La SPD. Potremmo mobilitare ad esempio anche piu' investimenti privati per la costruzione di infrastrutture pubbliche, come ad esempio le autostrade. Ma anche su questo tema i socialdemocratici non sono d'accordo, sebbene continuino a lamentarsi degli avanzi commerciali, come fanno in molti all'estero. Inoltre, come conseguenza della buona situazione economica abbiamo avuto dei significativi aumenti salariali, aumenti delle pensioni e un mercato del lavoro forte.

Spiegel: Macron chiede tuttavia che la Germania indirizzi una parte del suo surplus verso il sud-Europa. La Germania dovrebbe riconoscere che l'Europa e la moneta unica non possono fare a meno di una unione di trasferimento. Ha ragione?

Schäuble: non è possibile costruire una comunità di stati con una diversa forza senza una qualche forma di compensazione. Questo è facilmente individuabile ad esempio nel bilancio UE oppure nei programmi di salvataggio. Per questo in Europa ci sono contribuenti netti e beneficiari netti. Una comunità non può' esistere se i più' forti non garantiscono anche per i piu' deboli. Quanto ampi debbano essere i trasferimenti e quando debba essere redistribuito, in una democrazia a deciderlo deve essere chi detiene la sovranità.

Spiegel: il nuovo presidente per questa ragione vorrebbe rafforzare le istituzioni europee e ad esempio introdurre un nuovo Ministro delle Finanze europeo. Che cosa ne pensa?

Schäuble: molto bene, alla fine è un tema che anche io ho introdotto nel dibattito. Ma un Ministro delle Finanze deve avere anche i poteri di un Ministro delle Finanze. Altrimenti la cosa non ha alcun senso

Spiegel: a quali poteri si riferisce?

Schäuble: deve disporre ad esempio di un proprio bilancio; ne ha parlato una volta anche la Cancelliera. E poi naturalmente deve essere in grado di far rispettare le regole di bilancio europee. Solo che per un cambiamento di tale portata c'è bisogno di una modifica dei trattati europei. Non sono in molti in Europa a ritenerlo realistico. 

Spiegel: cosa puo' fare allora l'Europa per andare avanti con l'integrazione?

Schäuble: io sono per fare ogni passo realistico verso iniziative europee comuni. Dobbiamo trasformare il programma di investimenti in un successo, realizzare l'unione energetica e digitale e far avanzare l'unione della difesa

Spiegel: c'è anche la proposta di realizzare un fondo europeo per il riarmo

Schäuble: io sono a favore. Allora bisogna anche essere pronti a pianificare e a portare avanti i corrispondenti programmi di approvvigionamento. Penso anche ad un ulteriore sviluppo  dell'ESM che abbiamo creato per gestire i paesi in crisi.

Spiegel: se la Francia anche in futuro dovesse superare i requisiti previsti dal patto di stabilità, lei sarà generoso?

Schäuble: prima di tutto io credo che il nuovo presidente francese manterrà le sue promesse riducendo il deficit e l'indebitamento. La Francia puo' farcela, non è poi cosi' lontana dalla soglia del 3%.

Spiegel: e se non accadesse?

Schäuble: non è un mio compito essere generoso. L'interpretazione delle regole di bilancio è un compito della Commissione. Vigila sul patto di stabilità e ha su questo una certa discrezionalità, che in passato è sempre stata utilizzata.

Spiegel: e su questo tema lei ha spesso criticato le autorità di Bruxelles

Schäuble: Cosa glielo fa pensare? Il governo federale, ma anche io, non abbiamo mai criticato le raccomandazioni della Commissione, come ad esempio la valutazione dei deficit francesi.

Spiegel: tuttavia in tutta Europa lei viene considerato il responsabile dell'austerità. Vuole forse negare che lei in questi anni ha sempre insistito sul rispetto delle regole di bilancio europeee?

Schäuble: i trattati si sottoscrivono per essere poi rispettati. Se noi facciamo promesse e accordi che poi non manteniamo, rafforziamo solo l'Euroscetticismo.

Spiegel: sembra che lei voglia essere il Ministro delle Finanze anche nella prossima legislatura, per poter negoziare con la Francia le riforme dell'unione monetaria.

Schäuble: Macron negozierà con la Cancelliera, non con il Ministro delle Finanze. E per quanto mi riguarda: io faro' di tutto, affinché Angela Merkel resti Cancelliera.

Spiegel: Herr Schäuble, la ringraziamo per questa intervista.


Intervista a Thomas Mayer sulla moneta unica

Thomas Mayer, ex capo-economista di Deutsche Bank e commentatore sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, intervistato da Deutsche Wirtschafts Nachrichten (DWN) dà la sua versione sullo stato della moneta unica: l'Euro nella sua forma attuale non ha nessuna possibilità di sopravvivere e l'Italia è il vero caso problematico dell'unione monetaria. Da deutsche-wirtschafts-nachrichten.de


DWN: Secondo lei qual'è lo stato dell'unione monetaria?

Mayer: Purtroppo non buono. Con le promessa di fare tutto cio' che sarà necessario per salvare l'Euro, il presidente della BCE Draghi è riuscito a calmare la crisi, ma solo in superficie. La crisi tuttavia continua a covare sotto la cenere. Sicuramente Spagna e Irlanda stanno facendo bene, ma il Portogallo resta un caso problematico e i programmi di aggiustamento per la Grecia sono falliti. Il caso peggiore tuttavia è l'Italia che si è trasformata in un problema quasi insormontabile per l'unione monetaria.

DWN: quali sono i problemi specifici dell'Italia?

Mayer: l'Italia non ha imparato a convivere con la moneta unica. In passato la Lira veniva svalutata regolarmente, per ripristinare la competitività perduta attraverso un'inflazione piu' alta. Dall'introduzione dell'Euro una tale svalutazione non è piu' possibile. Le conseguenze della perdita di competitività sono un'economia stagnante, un debito pubblico sempre crescente e le banche in difficoltà. Oggi il PIL reale italiano pro-capite è sempre al livello del 1998, l'indebitamento pubblico superiore di 20 punti percentuali di PIL e i crediti in sofferenza delle banche sono quasi il 18% dei prestiti totali.

DWN: la BCE puo' risolvere i problemi di competitività del sud-Europa attraverso l'acquisto di obbligazioni pubbliche e con i bassi tassi di interesse?

Mayer: no, ufficialmente l'acquisto di obbligazioni serve ad allentare la politica monetaria, con l'obiettivo di portare l'inflazione al 2%. Di fatto pero' l'acquisto assicura ai paesi con un basso rating l'accesso al mercato dei capitai. Gli ottimisti pensano che in questo modo si puo' dare ai governi il tempo necessario per fare le riforme. Se si guarda all'Italia si vede chiaramente che sta accadendo esattamente il contrario. Le riforme vengono posticipate mentre cresce la dipendenza dal sostegno della BCE.

DWN: quali sono le conseguenze di lungo periodo di queste politiche?

Mayer: l'unione monetaria si sta lentamente trasformando in una unione di trasferimento e in una comunità fondata sull'inflazione. Ai tedeschi era stato promesso che l'Euro sarebbe stato forte come il D-Mark. In verità si sta sviluppando come il successore della Lira italiana.

DWN: questo vuol dire che l'esplosione dei saldi Target è un vero problema oppure si tratta solo di un sistema di contabilità insignificante per l'economia reale?

Mayer: la BCE sostiene che il rapido aumento dei saldi Target è solo di natura tecnica. Gli investitori che ad esempio vendono titoli di stato italiani preferirebbero lasciare il denaro ricevuto, ad esempio, sui conti tedeschi. Le obbligazioni passano nelle mani di Banca d'Italia e in questo modo si crea un debito dell'Italia nei confronti del sistema Target. Se si trattasse solo di una questione tecnica allora i saldi target negativi non dovrebbero concentrarsi unicamente nei paesi finanziariamente sotto pressione. Pero' sta accadendo esattamente questo. Bundesbank a fine gennaio aveva un saldo positivo di circa 800 miliardi di euro. Si tratta di un gigantesco trasferimento dei rischi dagli investitori in titoli pubblici verso il contribuente tedesco.

DWN: pensa sia possibile bloccare una crescita ulteriore dei saldi Target?

Mayer: il problema è che il sistema Target è stato concepito senza un obbligo di compensazione degli squilibri. Si differenzia fondamentalmente dal sistema dei trasferimenti della FED americana, inizialmente servito come modello. Nel sistema della FED gli stati devono compensare gli squilibri con dei regolari trasferimenti in conto capitale. Per fermare l'esplosione dei saldi Target la Bundesbank dovrebbe bloccare la sua partecipazione al sistema attuale e gestire i nuovi pagamenti solo attraverso un nuovo sistema in cui gli squilibri vengono compensati dai trasferimenti in conto capitale, ad esempio utilizzando le riserve d'oro.

DWN: una ulteriore crescita dei saldi Target puo' rendere il governo tedesco ricattabile?

Mayer: maggiori sono gli squilibri, maggiori saranno i rischi per il contribuente tedesco nel momento in cui un paese con un debito target elevato esce dall'unione monetaria. Presto dovremo essere grati agli italiani solo per il fatto di voler restare nell'unione monetaria. No, seriamente. Lasciarsi ricattare dai paesi con saldi Target negativi sarebbe la cosa piu' stupida che possiamo fare.

DWN: considerando gli squilibri interni, pensa che l'Euro sia in grado di sopravvivere? Quale prezzo deve pagare la Germania per garantirne la sopravvivenza?

Mayer: nella sua forma attuale non considero l'Euro in grado di sopravvivere. Quanto piu' a lungo restiamo attaccati a questo modello, tanto piu' alti saranno i trasferimenti che il contribuente tedesco dovrà pagare agli altri paesi della zona Euro.

DWN: il denaro utilizzato, sia in maniera diretta che indiretta, per il salvataggio dell'Euro, impegna risorse che potrebbero essere necessarie ad esempio nelle infrastrutture oppure nell'educazione?

Mayer: provi ad immaginare la Bundesbank che crea un fondo sovrano tedesco, con una dotazione di 800 miliardi di Euro di risparmi tedeschi investiti in una sola classe di investimenti (principalmente banche europee del sud) a tasso zero (la remunerazione dei saldi Target attuale). Sarebbe il peggior fondo sovrano di tutti i tempi. Il fondo sovrano norvegese ha una grandezza simile e dalla sua fondazione ha ottenuto un rendimento del 5.5 % annuo. Se avessimo investito il nostro patrimonio estero impegnato nel sistema Target come hanno fatto i norvegesi avremmo 44 miliardi di euro di redditi aggiuntivi ogni anno.

DWN: quali sono le conseguenze di lungo periodo di un Euro debole e di una messa in comune del debito sulla competitività dell'UE nel suo complesso, con riferimento alle altre economie come gli Stati Uniti e la Cina.

Mayer: io credo che l'Eurozona stia diventando una grande Italia: poca crescita, moneta debole, inflazione crescente, competitività in declino e instabilità politica. Perché? Anche l'Italia è una zona economica molto eterogena che ha sempre avuto problemi con una moneta unica. Basta guardare all'Italia per vedere in quale direzione sta andando l'unione monetaria.

DWN: è possibile riformare la moneta unica, e se si', come e a quali condizioni?

Mayer: bisogna tornare alle concezioni alternative precedenti alla creazione della moneta unica, come ad esempio una moneta parallela europea, regionale oppure nazionale. Il concetto di moneta unica ha fallito. Forse potrebbe funzionare con una moneta comune da utilizzare su base volontaria, quando e come si vuole.

DWN: quanto tempo ha ancora la politica per affrontare i problemi derivanti dalla costruzione dell'Euro?

Mayer: il tempo passa, perchè l'insoddisfazione degli elettori per la moneta unica è in costante aumento. Presumibilmente quest'anno la sig.ra Le Pen non sarà eletta presidente francese e Beppe Grillo non diventerà primo ministro. Ma il tempo lavora per loro. Chi lo sa, magari nel 2021 discuteremo delle chance di Frauke Petry di diventare Cancelliere tedesco.

DWN: in passato non c'era forse la possibilità di raggiungere questo obiettivo pagando un prezzo inferiore dal punto di vista economico e politico?

Mayer: i requisiti di integrazione richiesti dalla moneta unica andavano semplicemente oltre la volontà di integrazione dei popoli europei. Per una lunga fase le elite hanno trascinato i loro elettori verso una maggiore integrazione. Ora gli elettori si stanno ribellando. Progetti di integrazione piu' modesti con requisiti di integrazione inferiori, come ad esempio il mercato comune, hanno avuto molto piu' successo. Per l'Euro significa che sarebbe stato meglio se fosse stato concepito come moneta comune invece che come moneta unica. In quel caso sarebbe stato il mercato a definire la sua capacità di affemarsi.

DWN: è pensabile che i problemi derivanti dall'Euro prima o poi si possano risolvere da soli se in futuro una Cancelliera Merkel o un Cancelliere Schulz continueranno a stare a guardare?

Mayer: no, in questo caso stare a guardare serve solo a peggiorare le cose. Ma io mi aspetto che né una Cancelliera Merkel né un Cancelliere Schulz possano trovare il coraggio di scongiurare il crollo dell'Euro attraverso una ricostruzione tempestiva.

DWN: nella sua forma attuale l'Euro è un pericolo per la sopravvivenza dell'UE?

Mayer: sicuramente, l'UE è stata promossa con l'obiettivo di assicurare la pace, la libertà, la democrazia e lo stato di diritto in Europa. L'Euro dovrebbe essere un mezzo per raggiungere lo stesso obiettivo. Da strumento l'Euro si è trasformato invece in qualcosa di fine a se stesso. Per mantenere l'Euro bisogna necessariamente prendere in considerazione la possibilità che in Europa possano esserci forti tensioni, che la libertà e la democrazia possano essere limitate dalle regole dei burocrati e che lo stato di diritto sia messo in dubbio dalla continua violazione delle regole. Dovremo rispondere di questo ai nostri figli e ai nostri nipoti. 

sabato 13 maggio 2017

Il nuovo Eliseo 2.0

Sigmar Gabriel propone un rafforzamento della cooperazione con la Francia ed un nuovo asse franco-tedesco fondato su di un Trattato dell'Eliseo 2.0. Der Spiegel pubblica i punti piu' rilevanti del nuovo documento appena lanciato dal Ministro degli Esteri tedesco. I mezzi messi a disposizione dai tedeschi tuttavia sembrano alquanto modesti. Da Der Spiegel


Nuove condizioni per la cooperazione

In un documento di cinque pagine dal titolo "Eliseo 2.0 - nuovo slancio per la cooperazione franco-tedesca" il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel ha sviluppato e raccolto alcune idee per un rafforzamento della cooperazione fra Parigi e Berlino. Lo riporta Der Spiegel nel suo ultimo numero. "Non appena Macron e il suo team si saranno insediati, dovremo sviluppare passo dopo passo un nuova agenda franco-tedesca per lo sviluppo dell'Europa", scrive il politico della SPD. "Dobbiamo riflettere insieme su come poter sviluppare un proseguimento del Trattato dell'Eliseo".

Gabriel propone che Francia e Germania tornino a cooperare piu' strettamente in alcuni settori chiave, tuttavia "l'avvio di questo processo non deve escludere gli altri stati membri dell'Unione". Le priorità saranno le iniziative "che non richiedono necessariamente una modifica dei trattati UE".

Miliardi di accantonamenti dall'energia nucleare

La componente centrale della proposta sono le politiche economiche e quelle per il mercato del lavoro. "Per impostare un percorso di crescita economica ed occupazionale, potremmo avviare un'iniziativa comune per gli investimenti sul futuro", si dice nel documento. Si tratta di investimenti "nel capitale di rischio per giovani imprese in fase di crescita, potenti reti digitali per l'internet veloce, efficienza energetica, una moderna infrastruttura di trasporto oppure la ricerca e lo sviluppo".

Il Vice-Cancelliere ha pensato anche a come finanziare il progetto. Propone di utilizzare i miliardi di Euro accantonati per coprire i costi del nucleare tedesco. "Perché non pensiamo di rendere disponibile una parte del fondo tedesco per il finanziamento dei depositi nucleari e lo smaltimento delle scorie, da completare con investimenti privati e pubblici dalla Francia?", scrive Gabriel. Tuttavia i fondi dovranno essere investiti in maniera sicura e in modo da fornire un ritorno sull'investimento. "Se individuiamo dei progetti che promettono un ritorno sul capitale, in questo modo potremo attrarre capitale privato aggiuntivo e quindi rafforzare l'effetto delle risorse pubbliche", cosi' la sua proposta.

"Se fallisce, falliamo anche noi e fallisce l'Europa"

Gabriel ritiene l'elezione di Macron come una grande opportunità per l'Europa. "Se Macron fallisce, falliamo anche noi e fallisce l'Europa". Secondo Gabriel alcune reazioni della CDU e della CSU alle proposte fatte dal nuovo Presidente sarebbero "grette ed egoiste". Sarebbe un grave errore "se alcuni in Germania rispondessero declinando tutte le proposte solo perché queste non vanno d'accordo con le loro tanto amate ideologie finanziarie ed economiche", cosi' scrive il Ministro degli Esteri.

Nel documento Gabriel appoggia le richieste di Macron di avere un Ministro delle Finanze europeo, un bilancio dell'Eurozona comune sottoposto al controllo parlamentare, "e standard comuni in materia di sicurezza sociale e fiscalità". Dopo che Macron ha proposto una linea decisamente pro-europeista, anche la Germania deve avere "il coraggio di ripensare la propria posizione nell'unione monetaria ed aprire la strada ad un compromesso franco-tedesco per una architettura stabile e duratura all'interno dell'unione monetaria".

Gabriel si auspica anche di poter discutere tutte le idee "senza riserve". Cosi' propone di ridurre il numero dei commissari europei. Germania e Francia dopo le prossime elezioni parlamentari europee" potrebbero ad esempio condividere una posizione nella prossima Commissione "con un posto di commissario comune occupato in alternanza fra i due paesi". Anche nelle organizzazioni internazionali come il Fondo Moneterio Internazionale sarebbe pensabile un seggio comune franco-tedesco.

mercoledì 10 maggio 2017

Il coro di Nein

Passata l'euforia per lo scampato pericolo, i tedeschi riprendono con il consueto coro di Nein: niente eurobond, niente unione di trasferimento. Alcuni commenti comparsi fra ieri e oggi sulla stampa tedesca: Frankfurter Allgemeine Zeitung, German Foreign Policy e Deutschlandfunk.de 



Il neo-eletto Macron non puo' certo sperare di ricevere dai tedeschi come regalo di benvenuto gli eurobond. Contro una messa in comune del debito si sono pronunciati il Ministro delle Finanze della Baviera Markus Söder (CSU), il vice capogruppo dell'Unione (CDU-CSU) Ralph Brinkhaus e il vice presidente della SPD Carsten Schneider. "La Francia ha bisogno di crescita, crescita che non puo' essere ottenuta creando ulteriore debito ma solo con vere riforme", ha detto Söder alla FAZ.

La Germania non deve cambiare la propria politica finanziaria. La politica di stabilità ha salvato l'Eurozona. "Gli Eurobond, come la messa in comune del debito oppure l'unione di trasferimento sarebbero dei segnali completamente sbagliati", ha detto il politico della CSU. Ogni paese dovrà onorare il proprio debito. Il contribuente tedesco non deve essere costretto a pagare per i debiti fatti dagli altri paesi. "Non è che abbiamo abolito i trasferimenti fra i Laender tedeschi per introdurli poi in Europa". Come Ministro dell'Economia Macron si era infatti pronunciato a favore dell'emissione di Eurobond.

"Non è politicamente sostenibile in Germania"

Anche il politico della CDU Brinkhaus non ha mostrato alcuna volontà di assecondare tali desideri di Parigi o Roma. "Continuiamo a rifiutare gli eurobond", ha detto alla FAZ. La messa in comune del debito nell'UE, non solo riduce la pressione a fare le riforme nei paesi in crisi, ma "per ragioni molto valide non è politicamente sostenibile in Germania", ha sottolineato Brinkhaus. Il politico della SPD Schneider ha detto: "Non abbiamo bisogno degli eurobond e ancora meno di una garanzia comune superiore a quella messa in campo attraverso l'ESM e dalla BCE".



Gli interessi tedeschi

Il giorno dopo le elezioni cominciano ad emergere le distinzioni. "Gli squilibiri internazioniali non possono essere rimossi premendo un tasto", cosi' ha detto a "Die Zeit" Dieter Kempf, Presidente della Federazione delle Industrie tedesche (BDI, la Confindustria tedesca), e ha proseguito, l'Europa intera beneficia delle eccessive esportazioni tedesche [10]. L'UE non ha bisogno "di nuove idee per una nuova Euro-unione di trasferimento, come invece aveva chiesto Macron in campagna elettorale", spiega il Presidente dell'Associazione delle Imprese Familiari, Lutz Goebel. [11] Sulla pretesa di Macron di creare un Ministro delle Finanze europeo, il Presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker lunedi a Berlino ha detto: "sarà un'impresa alquanto impegnativa". [12] Le richieste fatte da Macron sono già state avanzate dai suoi 2 predecessori: entrambi hanno combattuto, entrambi hanno fallito - nel tentativo di convincere il governo federale tedesco. [13] Un governo economico dell'UE non corrisponde agli interessi tedeschi, ha invece spiegato Dominik Grillmayer, dirigente presso il Deutsch-Französisches Institut di Ludwigsburg: "la Germania non trascurerà i propri interessi nazionali per perseguire l'interesse generale e salvare l'Europa" [14]. Vale a dire: per Berlino è piu' importante il benessere nazionale.

[10] Karin Finkenzeller: Ein Auftrag für Berlin. www.zeit.de 08.05.2017.
[11] Thomas Thieme: "Macron wird ein herausfordernder, aber konstruktiver Partner". www.stuttgarter-nachrichten-de 08.05.2017.
[12] Juncker ist skeptisch über Macrons "Euro-Finanzminister". www.bild.de 08.05.2017.
[13] S. dazu Das Spardiktat und Der Juniorpartner.
[14] Karin Finkenzeller: Ein Auftrag für Berlin. www.zeit.de 08.05.2017.



Il futuro Presidente francese Macron con le sue idee per una politica fiscale europea ha incontrato la resistenza dei tedeschi, il capogruppo dell'Unione al Bundestag Fuchs ai microfoni di DLF (Deutschlandfunk) ha escluso gli Eurobond. Il Commissiario UE Oettinger ha invece respinto la richiesta di un Ministro delle Finanze europeo.

Ai microfoni di Deutschlandfunk Fuchs ha ribadito che il governo tedesco continua ad essere contrario ai titoli di stato europei comuni, i cosiddetti eurobond. Ogni paese deve continuare ad essere responsabile per il proprio debito. Se accadesse il contrario, ogni paese inizierebbe a prendere tutto il denaro di cui ha bisogno fino a quando "non crollerebbe l'intero sistema", ha messo in guarda il politico della CDU. il Presidente delle Camere di Commercio, Schweitzer, si è espresso alle stesso modo sulla "Rheinischen Post".

Anche la proposta di Macron di dotare l'Eurozona di un proprio Ministero delle Finanze ha incontrato delle critiche. Il Commissiario UE Oettinger sulla "Rhein-Neckar-Zeitung" ha dichiarato che non considera questa proposta una buona idea. La Commissione UE ha già oggi il compito di supervisionare i bilanci europei, l'Eurogruppo decide sugli aiuti finanziari e l'ESM è disponibile a finanziarli. Al momento non ci sarebbe alcun motivo di cambiare quest'architettura.



lunedì 8 maggio 2017

Banchiere una volta, banchiere per sempre

La rapida ascesa dell'enfant prodige della politica francese fra banche d'affari e scuole d'élite raccontata da Der Spiegel.


Quando Marine Le Pen parla di Emmanuel Macron è chiaro dove vuole arrivare: un "banchiere dal cuore freddo", un "tirapiedi delle élite", ha detto il candidato del Front National mercoledì sera durante il duello televisivo. "Lei è un servitore delle banche, lei è il candidato della sottomissione".

Da sinistra sono arrivati attacchi simili: Jean-Luc Mélenchon, leader del movimento "La Frances insoumise", spesso ha fatto riferimento al "potere del denaro" schierato con Macron - un'allusione ai ricchi sponsor dietro la sua campagna elettorale. 

Se c'è ancora qualcosa che potrebbe bloccare la strada verso la presidenza alla superstar politica, è proprio la sua immagine di candidato delle élite finanziarie, immagine che i suoi avversari intendono sfruttare fino all'ultimo metro.

Anche il suo curriculum si presta perfettamente per un attacco di questo tipo - come bersaglio per le critiche ma anche per le teorie complottiste piu' bizzarre: ha studiato presso la scuola delle élite École Nationale d'Administration (ENA), in seguito lavora per quattro anni presso la banca di investimenti Rotschild, nel 2014 ha addirittura preso parte alla conferenza del leggendario Bildeberg. Tutti nomi che fanno parte delle proiezioni piu' popolari fra gli amici delle teorie cospirative. 

Parallelo con Hilary Clinton

"Macron è il sogno bagnato di ogni sito complottista", scrive il blog finanziario americano Zerohedge, il quale tuttavia non disdegna simili teorie e rilancia. "Dietro personaggi del genere c'è qualcuno con un grande potere a tirare le fila", commenta l'autore anonimo in maniera alquanto misteriosa e suggerisce che Macron sarebbe al servizio di un altro potere: "per chi lavora veramente? Sono sicuro che i francesi sarebbero lieti di saperlo".

Queste voci in Francia si sono fatte sempre piu' forti. Le accuse ripetute all'infinito dagli avversari di destra, come di sinistra, hanno centrato l'obiettivo. Non era andata diversamente a Hillary Clinton, che nella campagna elettorale per le presidenziali americane era stata descritta come un burattino nelle mani delle banche di Wall Street. Con le sue conferenze ben pagate dal settore finanziario aveva in ogni modo fornito le munizioni giuste ai suoi avversari politici. 

E come è allora con Macron?

Il suo passato nel settore finanziario l'ha certamente influenzato. Qui ha maturato molti contatti importanti che ancora oggi gli sono molto utili. "E' uno di noi", ha dichiarato un banchiere tedesco di alto livello. 

Rapida ascesa

Quando nel 2008 Macron è stato assunto presso Rotschild, un suo amico di allora lo avrebbe messo in guardia dalle conseguenze che cio' avrebbe potuto avere per la sua tanto agognata carriera politica: "Sei consapevole che il banchiere non è un mestiere qualsiasi? E Rotschild non è una banca qualsiasi?", cosi il "Financial Times" ("FT") citando l'amico dell'epoca.

Ma per Macron questo non era certo un problema, come del resto la sua scarsa conoscenza del mondo finanziario. Dopo tutto non aveva studiato economia, ma filosofia. Tuttavia l'ascesa in banca dell'allora trentenne fu' incredibilmente veloce. "Non sapeva nulla, ma capiva tutto", scrive il FT citando un collega di allora. E a quanto pare aveva anche un potente sponsor: François Henrot, importante confidente del capo della banca David de Rotschild, si dice lo abbia raccomandato personalmente.

Nel 2010 Macron a soli 32 anni è diventato partner presso Rotschild, nessuno prima di lui aveva raggiunto un cosi' alto livello gerarchico a quell'età. Due anni piu' tardi ha fatto l'affare della sua vita: ha convinto il gigante alimentare svizzero Nestlé ad acquistare la divisione alimenti per l'infanzia della rivale statunitense Pfizer per quasi dodici miliardi di Euro. Pare che Macron stesso nell'affare abbia guadagnato diversi milioni di Euro. Il fattore decisivo nell'affare furono gli eccellenti contatti di Macron con l'allora capo di Nestlé Peter Brabeck-Letmathe.

Nuovo tentativo di fare le riforme

Nel 2012 Macron passa all'Eliseo - come vicesegretario dell'appena eletto Presidente François Hollande e contribuisce a preparare la sua svolta in politica economica. "Il mio nemico è il mondo finanziario", aveva detto Hollande in campagna elettorale - e fra le altre cose aveva annunciato un'aliquota fiscale del 75% per i redditi piu' alti. Eletto Presidente tuttavia Hollande ha abbandonato la linea politica della lotta di classe ed è passato ad una politica molto piu' vicina agli interessi dell'economia - grazie anche ai consigli di Macron. Nel 2014 Hollande lo nomina Ministro dell'Economia.

La maggior parte delle sue proposte di riforma, in particolare la deregolamentazione del mercato del lavoro, sono fallite a causa della resistenza interna. Adesso come Presidente vorrebbe cercare di riprenderle e portarle avanti. Il suo programma è fondamentalmente vicino agli interessi dell'economia: vuole ridurre la tassazione sui redditi da capitale, sulle cedole e sui dividendi, come la tassazione sulle imprese. Anche la settimana di 35 ore, che per molti francesi è sacra, deve essere rivista. Al contrario non considera una priorità l'introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie.

Ma Macron, dato il suo programma liberale è un rappresentante degli interessi dell'economia oppure un rappresentante del capitale finanziario?

Macron reagisce irritato quando viene descritto come un candidato dell'aristocrazia finanziaria. "Non potete ridurre la mia carriera a quella di un banchiere d'affari", ha risposto recentemente alla domanda impertinente di una giornalista. "La realtà del mio programma è un'altra".

domenica 7 maggio 2017

Governerà alla tedesca?

Telepolis racconta la speranza delle élite tedesche di avere un Presidente francese che finalmente possa governare alla tedesca. Fra i grandi sostenitori di Macron in Germania ovviamente non poteva mancare Daniel Cohn-Bendit, ex leader della sinistra radicale, attualmente al servizio degli interessi delle élite tedesche. Da Telepolis


Formalmente il ballottaggio si tiene solo il 7 maggio. Ma per gli osservatori internazionali le elezioni ci sono già state e ora tutti si chiedono se Macron sarà in grado di applicare le assurdità richieste dalla Germania in materia di politica del lavoro. 

"Cosi' bravo come presidente", era il titolo del "Journal Internationale Politik und Gesellschaft", accanto ad un ritratto di Emmanuel Macron, che non a caso sembrava una riedizione giovanile di Sarkozy.

Alla IPG (Internationale Politik und Gesellschaft) non si discute piu' se Macron vincerà o meno il secondo turno contro Le Pen, ormai ci si chiede solo se il nuovo arrivato, senza partiti alleati, nelle elezioni parlamentari riuscirà ad avere una maggioranza in Parlamento. I consiglieri politici sono preoccupati di cosa potrebbe accadere se Macron dovesse governare senza una propria maggioranza:

"Se dovesse mancargli una propria maggioranza parlamentare, ci sarebbero allora 3 opzioni. Primo, uno dei grandi partiti politici potrebbe avviare una coalizione con Macron. Sarebbe una novità per la politica francese, sin dalla fondazione della Quinta Repubblica da parte di Charles de Gaulle. In secondo luogo sarebbe possibile un sostegno alla sua politica senza un accordo di coalizione formale e terzo, come eccezione, la già sperimentata coabitazione, nella quale il Presidente governa con un Primo Ministro sostenuto dai partiti di opposizione. "

Il mito dei partiti inconciliabili in Francia

In questi giorni si è parlato molto della presunta peculiarità francese, e del fatto che non ci sarebbero accordi possibili fra i partiti francesi. Diversi commentatori elettorali non si sono fatti mancare la vuota metafora della Rivoluzione Francese, a cui Macron di fatto dovrebbe dare avvio.

Non sorprende che anche la conservatrice Konrad-Adenauer-Stiftung (KAS) abbia fatto ricorso a questa formulazione. Cio' che qui viene rivenduto come Rivoluzione Francese è esattamente l'opposto: la Rivoluzione Francese è stata primo di tutto la rivolta del terzo stato, l'emergere di una classe borghese, esattamente l'opposto della piccola mentalità reazionaria prussiana, che in Germania invece si stava facendo largo.

Ogni volta che dei cittadini consapevoli scendono in strada, si torna a parlare della Rivoluzione Francese. Un concetto che dovrebbe significare non aver paura dell'autorità, né in fabbrica, né in ufficio oppure nella società in generale. Quello che invece Macron dovrebbe fare, secondo la KAS, la Bild-Zeitung e compagnia, è proprio lo smantellamento di questa immagine della Rivoluzione Francese.

Dovrebbe finalmente realizzare le riforme nell'interesse dell'economia tedesco-europea, quelle stesse riforme che Hollande e i suoi predecessori non erano riusciti a mettere in pratica. Chi preferisce sottolineare che Macron non appartiene a nessuna delle tradizionali famiglie politiche, allora molto probabilmente si auspica che per lui i tradizionali think-tank del pensiero liberale possano avere piu' rilevanza di quanto potrebbe accadere con un presidente che ha bisogno di ottenere il consenso del suo stesso partito.

Anche il fatto che i partiti in Francia avrebbero un ruolo inconciliabile con gli interessi del capitale, diversamente da quanto accade in Germania, deve essere considerato un mito. Anche in Francia, infatti, dopo le elezioni, Hollande ha continuato ad applicare la politica che fino ad allora era stata portata avanti da Sarkozy e dai conservatori. Tutte le premesse di Hollande di rendere l'UE piu' sociale, sono state disattese.

Non ha cercato di combattere l'austerità tedesca alleandosi con i paesi della periferia europea. Quello che ancora di piu' ci si aspetta da Macron è che governi in nome del liberalismo economico e soprattutto combatta, sia nelle strade che nelle aziende, anche in maniera repressiva, la resistenza opposta dai sindacati di base.

Cohn Bendit e gli interessi dell'Europa tedesca

Fra i sostenitori di Macron della prima ora c'è anche il Verde Daniel Cohn-Bendit, un politico di lungo corso che è riuscito a mantenere su di sé l'aurea della ribellione del 1968. Anche allora si trattava piu' che altro di un mito. Cohn-Bendit è passato rapidamente alla nuova sinistra, trasformando il suo radicalismo anti-stalinista di sinistra in un grande amore per l'occidente.

Ben presto l'occidente si è trasformato nell'UE. E da un paio di decenni Cohn-Bendit puo' essere considerato, nella sua splendida veste verde, come un propagandista degli interessi imperialisti tedeschi. E' accaduto anche martedì sera alla Schaubühne di Berlino dove Cohn-Bendit, insieme a numerosi giornalisti franco-tedeschi, ha discusso delle elezioni francesi e delle loro possibili conseguenze.

La discussione si è sviluppata essenzialmente intorno a Cohn-Bendit, il quale con un discorso altamente emozionale ha spiegato ai presenti perché non avrebbe mai potuto sostenere il candidato della sinistra Jean-Luc Mélenchon.

Dal punto di vista contenutistico tuttavia non è stato molto facile spiegarlo. Alla fine la sinistra francese aveva anche un programma ecologista e si era schierata per un'uscita dal nucleare. Ma secondo Cohn-Bendit, sui temi di politica estera, Mélenchon ha scelto la parte sbagliata: vale a dire quella che si oppone all'Europa tedesca. Anche nel conflitto fra Cina e Tibet, secondo Cohn-Bendit,  Mélenchon non si sarebbe schierato dalla parte dell'opposizione tibetana, come invece aveva fatto lui da tempo.

Ma a mettere in agitazione Cohn-Bendit è stato il fatto che Mélenchon nel conflitto in Kosovo sin dall'inizio non ha considerato come illegittima la parte serba e che sempre secondo Mélenchon nel conflitto in Ucraina il cattivo non poteva essere solo Putin. Questo è bastato per far dire a Cohn-Bendit che nemmeno da morto avrebbe potuto sostenere "Melenchon il rosso".

Indipendentemente dal modo in cui si valutano i singoli conflitti, è sorprendente che Cohn-Bendit non abbia alcun problema nel trovarsi alleato con le destre dell'Ucraina o con gli islamisti siriani. Ancora piu' importante, dalla Serbia, al Tibet fino all'Ucraina, Cohn-Bendit sostiene le stesse forze che dal 1945 sono state alleate della Germania, e che ancora oggi lo sono. 

Che fra i misfatti di Mélenchon, Cohn-Bendit consideri anche le richieste fatte a Merkel, cio' dovrebbe lasciare davvero senza parole: la Bild Zeitung si complimenta, riferendosi ad un uomo che da giovane era saltato sul carro della sinistra radicale ma che poi è diventato un pastore tedesco.

Un certo risentimento fra Cohn-Bendit e i suoi ascoltatori lo ha causto l'intervento del regista Thomas Ostermeier, che ha avuto il coraggio di esprimere un'opinione diversa da quella di Cohn Bendit, culminata con la domanda: perchè i precari francesi dovrebbero votare il candidato Macron, che ora vorrebbe compiacere la maggioranza dei francesi con quelle stesse imposizioni che in Germania sono note come Hartz IV?.

Cohn Bendit e gli altri giornalisti non si sono stancati di riferire della grande attenzione con cui i media conservatori hanno seguito l'implementazione di queste misure e del fatto che le élite francesi su questo tema possono apprendere molto dalla Germania. Almeno un ascoltatore ha provato a confutare la bugia secondo la quale in Germania all'epoca non ci furono proteste contro le misure Hartz IV. Le proteste di massa durarono piu' di un mese e da questi movimenti, in maniera indiretta, è nata poi la Linke tedesca. Cohn Bendit e gli ossequiosi giornalisti probabilmente non lo sanno.